Prologo. La caduta di Doru Araeba

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NdA: Ho scelto Firnen come nome per una bambina perché prima di leggere l'ultimo libro ho dato un occhio all'indice e vedendo il titolo del capitolo "Firnen" ho pensato si trattasse di un nome femminile e ne sono rimasta convintissima fino a che non ho letto quella parte😆

Leum volava veloce come una freccia elfica, senza curarsi delle fiamme che lambivano ferocemente le guglie dei palazzi, delle urla dei sofferenti sotto di lui e della pioggia sferzante. Lacrime roventi, lacrime di drago gli scorrevano lungo le squame e subito venivano spazzate via dal vento impetuoso. Un solo pensiero gli attraversava la mente: Devo trovarla per lui. Devo proteggerla. È quello che mi ha chiesto. Devo proteggerla.

Ahorin era appena caduto nelle ombre e Leum non aveva potuto fare nulla per evitarlo. Il Rinnegato l'aveva ucciso con una lama avvelenata per poi fuggire incespicando tra le rovine, una mano premuta sullo squarcio che la lama di Ahorin aveva aperto nel suo stomaco di traditore.

Mentre Ahorin agonizzava, gli occhi stralunati e il viso pallido come marmo, Leum aveva cercato di aggrapparsi alla sua coscienza con tutte le forze, ma quella gli era sfuggita come un soffio di vento impossibile da afferrare a mani nude.
Le sue ultime parole erano state chiare e inequivocabili: «Proteggi mia figlia, Leum. Non lasciarla morire qui, ti prego...»

I sussurri che avevano seguito queste parole si erano fatti sempre più deboli, la luce nei suoi occhi sempre più spenta e mentre si scambiavano l'ultimo addio Ahorin era caduto nelle ombre.
Dapprima Leum aveva sentito solo il vuoto, era immerso in un silenzio estraneo. Poi la consapevolezza di ciò che aveva appena perso gli era piombata addosso come una cascata ghiacciata mentre con il suo muso squamoso cercava di scuotere inutilmente il corpo del suo Cavaliere.
Una parte di Leum se ne era andata per sempre. La metà della sua mente, quella metà che non l'aveva mai abbandonato era morta. E non sarebbe tornata.

La sua coscienza era stata appena mutilata irrimediabilmente. Il solo sforzo di non soccombere al dolore lo aveva immobilizzato e un subdolo pugnale gelido sembrava essersi insinuato improvvisamente nello spazio che fino a qualche secondo prima era riempito della calda presenza rassicurante e familiare di Ahorin. Non avrebbe nemmeno potuto dare al suo Cavaliere un'adeguata sepoltura.

Leum aveva inclinato il lungo collo sinuoso ruggendo di rabbia e di dolore per poi spiccare il volo sbattendo le ampie ali verde smeraldo, sforzandosi di non guardarsi indietro. Aveva volato verso la cittadella e quando aveva intravisto il Rinnegato che aveva ferito a morte Ahorin una furia cieca lo aveva sopraffatto. Piegando le ali era sceso in picchiata ringhiando e aveva spalancato le fauci per poi dilaniare le carni del traditore, ma la semplice vendetta non avrebbe mai potuto risarcirlo di quanto aveva perduto.

E adesso era solo. Inequivocabilmente solo per tutto il tempo che gli rimaneva da vivere. Ma avrebbe davvero potuto chiamarla vita senza Ahorin al suo fianco?

Ora il suo unico scopo era diventato quello di proteggere Firnen. Ma dove poteva essere? Come avrebbe potuto trovarla in quel caos di morte e distruzione, di fuoco e di urla?

I Rinnegati stavano vincendo. Ormai erano pochi i Cavalieri con la forza di opporsi, era solo questione di tempo. Doveva trovarla e fuggire da Vroengard il prima possibile.

Sbattendo le grandi ali da una parte all'altra contro il vento, il fuoco e la pioggia sorvolò la città cercando di ignorare i Cavalieri che combattevano tra di loro.
Un pensiero lugubre lo fece esitare: forse la piccola era già morta, forse non l'avrebbe mai trovata. Scacciò quella possibilità, fiducioso che Firnen fosse riuscita a nascondersi in un rifugio sicuro. Ma come avrebbe fatto a trovarla in quell'inferno?

Non aveva altra scelta. I Rinnegati o i loro draghi senza nome avrebbero potuto scoprirlo e ucciderlo all'istante, ma se avesse indugiato ancora le possibilità di trovare Firnen viva si sarebbero presto azzerate.
Esitante, espanse un tentacolo di coscienza verso l'esterno mentre si allontanava dalla fortezza e dalle sue torri avviluppate dalle fiamme. Si assicurò che i nemici fossero troppo impegnati nello scontro per notarlo e iniziò a setacciare Doru Araeba da parte a parte, il cuore che gli batteva nel petto come rombi di tuono.

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