Nïdhwal

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Aiedail scivolava leggera nonostante le onde agitate dell'oceano. Oromis si affacciò sul ponte della nave, gli occhi fissi sull'orizzonte infuocato dal tramonto. Il Nïdwhal li inseguiva con costanza, ma senza alcuna urgenza. Gli elfi erano rimasti interdetti dal comportamento insolito dell'animale: il serpente li inseguiva da un intero giorno eppure non sembrava intenzionato ad attaccarli.

Nel momento in cui Edeviel aveva ordinato di ammainare le vele la nave elfica era sfrecciata via riuscendo a distanziare in breve tempo l'enorme serpente marino, ma la creatura sembrava guidata da una determinazione implacabile e continuava a inseguirli, attratto dalla nave come una falena lo è dalla luce.

Glaedr! A quel richiamo mentale il suo compagno sfiorò la sua coscienza e subito si sentì rincuorato della presenza del drago. Negli anni il loro legame si era perfezionato a tal punto che ormai non avevano bisogno delle parole per comunicare. Così Oromis riversò nella mente del drago i ricordi degli ultimi eventi, comprese le circostanze misteriose in cui Firnen si era salvata, l'incantesimo compiuto da Leum per proteggerla dall'esplosione che aveva distrutto e avvelenato Vroengard e in ultimo l'inseguimento del Nïdhwal.

I due si scambiarono qualche commento sull'esito della guerra e con sorpresa del Cavaliere, il drago, che nelle ultime settimane aveva rischiato di annegare nel dolore a causa dell'estinzione inevitabile della sua razza, parlò con rinnovato vigore: Ci vorrà del tempo prima che la trama degli avvenimenti che hanno squassato Alagaësia si districhi agli occhi delle creature che abitano questa terra, ma non tutto è perduto...

Oromis era dello stesso avviso: È come se gli ingranaggi primordiali che muovono Alagaësia si fossero inceppati d'un tratto. La guerra, la fine dei Cavalieri e dei draghi. Le razze magiche che hanno nutrito e fatto prosperare Alagaësia si sono indebolite sempre di più perché l'Ordine è stato avvelenato dal tradimento e dalla sete di potere. Il regno di Galbatorix non segna l'inizio di una nuova era, ma il principio della fine che porterà a un'età più prospera e giusta.

Oromis avvertì un'onda di affetto provenire dal drago, che si materializzò nelle sue parole: E tu come stai, Oromis? Non abbiamo più parlato di quanto accaduto...

Nelle ultime settimane il Cavaliere aveva cercato di pensare il meno possibile alle torture infertegli da Kialandí e Formora, i due Rinnegati che lo avevano catturato per cercare di estorcergli informazioni sull'Ordine e piegarlo al volere del Re Nero. Ora che la guerra era giunta alla sua conclusione, però, i ricordi della prigionia giungevano sempre più vividi alla sua memoria, per quanto cercasse di relegarli in un remoto angolo della sua mente.

Non avrebbe voluto mostrarsi fragile di fronte al suo drago e accendere la sua preoccupazione per lui, ma sapeva che celargli la verità dei fatti sarebbe stato inutile, se non controproducente: il loro legame era troppo intimo e stratificato per mentirgli senza che il drago se ne accorgesse: La mia mente e il mio corpo sono menomati, Glaedr. Le convulsioni mi assalgono senza preavviso, ma sono sempre meno frequenti. Forse, con il tempo...

Glaedr parlò infondendo ai suoi pensieri un flusso di energia magica che lo rinvigorì: Siamo sopravvissuti. È questo ciò che conta. Se le tue gambe non reggeranno ti donerò le mie ali e se invece sarà la tua mente a vacillare ti sosterrò con la mia magia. Non ti lascerò annaspare nella disperazione. Ne riemergeremo insieme.

Oromis fu pervaso dalla riconoscenza e ringraziò il suo drago. Finché sarebbero stati uniti la speranza non lo avrebbe abbandonato. Oromis si accomiatò interrompendo il flusso di pensieri e si voltò ancora verso il Nïdhwal, le cui spire ora parevano più vicine che mai.

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