5 Spiriti erranti, destini intrecciati

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"Sospesa in un sogno,
la farfalla danza verso la nuova dimora,
non vedendo l'oscura bufera che si prepara a inghiottirla."
-Lessxiit

6 luglio 2018

Serena

Il college Blackmoon sorgeva maestosamente sulla cima del colle Leynir. Il paesaggio circostante era uno spettacolo da togliere il fiato: le imponenti montagne si ergevano così alte che le loro vette erano ancora baciate dalla neve. La sfumatura dal bianco immacolato al verde rigoglioso si rifletteva nelle acque serene di un lago cristallino, che abbracciava la valle con un'aura di selvaggio mistero.

Con passo deciso, mi avvicinai all'entrata principale e il mio sguardo fu catturato da un imponente stemma dorato a forma di lupo sul portone. Ero estasiata dalla bellezza del luogo, ma la magia si dissolse bruscamente quando due guardie mi intimarono di andarmene.

«Questo non è un posto per turisti, circola!» esclamò il primo, con un tono che non ammetteva repliche.

«Le montagne sono off-limits senza una guida autorizzata», aggiunse il secondo, con un'espressione severa.

«I-Io...» balbettai, sopraffatta dalla vergogna, però sapevo che non era il momento di tacere, non dopo tutto il cammino percorso.

«Mia nonna, Marilena De Santis, mi manda qui. Non me ne andrò senza aver discusso con il preside o chiunque sia al comando», risposi, sentendo un'ondata di orgoglio per la mia fermezza. Nonostante la mia naturale riservatezza, avevo deciso di non eludere il confronto.

Un silenzio carico di tensione si stese tra noi, poi, come se avessero ricevuto un segnale invisibile, i due si spostarono, aprendomi la strada. «Prosegui dritto», dissero in coro, facendomi cenno di entrare.

Varcando la soglia, i brividi mi percorsero la pelle.
Non ero abituata a fissare le persone, e ancor meno a catturare la loro attenzione. La mia timidezza mi aveva sempre tenuta al riparo, ma in quel momento, nell'aria densa di tensione, non potevo ignorare ciò che stava accadendo.

Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo. Lentamente li riaprii, trovandomi di fronte al ragazzo più affascinante che avessi mai visto. Era anche il più incazzato, a giudicare dalla sua espressione carica di ira.

«Tu... sei umana», sussurrò, pronunciando le parole come fossero una condanna.

Avrei voluto imprecare, ma le parole mi morirono in gola. Ero paralizzata, persa nei suoi occhi neri che brillavano come stelle di un'intensità insondabile.

Poi, all'improvviso, una ragazza dai capelli rossi come il fuoco apparve al suo fianco, con una velocità soprannaturale. Mi strappò dalla trance, e compresi che la mia vita stava per cambiare per sempre, proprio lì, davanti ai loro occhi.

«Puzzi, umana. Togliti dai coglioni!» La spinta che ricevetti fu carica di disgusto, costringendomi a fare un passo indietro.

«Ok, perfettina. È chiaro, sei la tipica snob ipocrita.» Il pensiero mi sfuggì prima che potessi trattenerlo.

Gli studenti si radunarono attorno, fischiando e ridendo, attratti dall'insolito spettacolo.

Non avete niente di meglio da fare? pensai con irritazione. Ah, certo, è divertente registrare con i vostri iPhone l'umiliazione della nuova arrivata.

L'atmosfera cambiò con l'arrivo di un uomo che scendeva le maestose scale di granito. Un silenzio pesante calò sulla folla; persino i suoni del bosco sembrarono svanire. Gli studenti abbassarono lo sguardo in segno di rispetto, o forse di paura.
L'uomo mi scrutò con uno sguardo neutrale, che ricambiai senza esitazione. Aveva l'aspetto di un cinquantenne, tuttavia l'età sembrava non aver intaccato la sua autorità.
Era evidente che fosse lui il leader di quel gruppo indisciplinato.

«Mi scuso per l'accoglienza poco cortese del mio branco, umana. È la prima volta che una cucciola mette piede nella nostra dimora», disse con un tono pacato, indicando l'ingresso dell'edificio. «Venga, la prego di seguirmi all'interno per discutere la ragione della sua visita.»

Entrai nel suo ufficio, ignorando gli sguardi predatori alle mie spalle, e mi fece accomodare su una poltrona di pelle nera che sembrava assorbire la luce della stanza. Lui prese posto di fronte a me, separati solo da una scrivania lucida come uno specchio.

«Sono Adam Blake, il preside di questa istituzione. Mi scuso per l'accoglienza non proprio calorosa. Potrebbe spiegarmi il motivo della sua visita? E, se mi permette, come ha fatto a trovarci?» La sua voce tradiva un misto di incredulità e curiosità.

«Come ho già detto alle sue guardie, sono stata inviata qui da Marilena De Santis. Lei credeva che in questo luogo avrei trovato aiuto e protezione, anche se non mi è chiaro da cosa o da chi. La verità è che sono confusa quanto lei», risposi, lasciando trasparire la mia stanchezza.

«Credeva?» mi interruppe, cogliendo una sfumatura nel mio discorso.

«Sì... Lei la conosceva?» chiesi, cercando una conferma nei suoi occhi. Ma non ottenni alcuna risposta. «Signor Blake?» insistetti, sentendo crescere la preoccupazione.

Dopo un attimo di silenzio, il suo sguardo si ammorbidì. «Signorina, le do il benvenuto al college Blackmoon. Da oggi, sarete sotto la nostra protezione, come promesso da sua nonna. Ci sono molte cose che deve sapere, alcune delle quali difficili da comprendere al momento. Per ora, si rassereni: qui è al sicuro, e nessuno le farà del male. Potrà considerare questo luogo la sua nuova casa per tutto il tempo che le sarà necessario. Il mio beta si occuperà di lei.» Le sue parole erano ferme, e mentre incrociava le mani sul tavolo, potevo scorgere un velo di malinconia sul suo volto, un contrasto con l'aura di autorità che emanava.

Un ragazzo fece il suo ingresso, regalandomi un sorriso. Con un inchino degno di un cavaliere, prese la mia mano e vi posò un bacio. Il mio cuore saltò un battito, non abituato a tanta cortesia!

«Piacere, sono Elio. E lei, milady, come si chiama?» domandò, il suo sorriso si allargò ancora di più.

«Il piacere è mio, Elio. Mi chiamo Serena», risposi, incrociando il suo sguardo. Lui era molto più alto di me, e nonostante il leggero torcicollo, ci guardammo negli occhi per un lungo minuto.

«Elio, mi affido a te per questa faccenda, proteggila», intervenne il preside con un colpo di tosse, spezzando il nostro imbarazzante duello visivo.

«Sarà fatto, Alpha», lo rassicurò il ragazzo con serietà. Prese la mia valigia con la mano destra e con l'altra afferrò dolcemente la mia.

Prima di lasciare l'ufficio, il signor Blake mi rivolse un'ultima domanda. «Serena, come ha fatto a raggiungere il nostro branco?»

Sospirai, anticipando che l'argomento sarebbe stato ripreso in seguito. «Beh, sono scesa dal taxi e ho proseguito a piedi», chiarii con semplicità.

«Capisco. A presto, bambina», ci congedò con un cenno premuroso.

Dopo aver chiuso la conversazione con Adam, era giunto il momento di scoprire la vera natura del signor "sorriso smagliante".

Lo scrutai più intensamente di prima. Indossava un jeans cargo e sneaker sportive in tinta con la camicia bianca a maniche corte; i primi bottoni erano aperti, mostrando un accenno dei pettorali. Aveva la carnagione chiara, le labbra rosa e carnose, e un piccolo naso ben calibrato alla forma ovale del viso. I suoi capelli biondi, dai riflessi dorati, ricordavano i raggi del sole a mezzogiorno. Erano di media lunghezza, come le ciglia nere che circondavano gli occhi stretti e allungati verso l'esterno. Il colore ambrato spaziava tra una tonalità giallo oro e rame rossastra, dovuto alla deposizione di un pigmento giallo detto lipocroma nell'iride. Questo particolare colore di occhi era raro tra gli esseri umani, ma più comune negli animali, come ad esempio nei lupi.

Era ammaliante, ma non vanitoso. Dai gesti, sembrava un ragazzo umile e responsabile.

Tuttavia, il suo sorriso, troppo perfetto per essere sincero, mi fece dubitare delle sue vere intenzioni. Non potevo sopportare quell'aria di finzione.

like camellia's in springOnde as histórias ganham vida. Descobre agora