Prologo

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Anno 1991

"Signorine! Più veloci o non arriveremo mai", dice Dorotha, la tata di famiglia, correndo verso la stazione.

"Abbiamo ancora tempo, calmati", sbuffa Jane; l'attività fisica non è il suo forte, così come non lo è per me.

"Più rispetto e meno chiacchiere", continua imperterrita la donna, trascinando me e mia sorella con i nostri rispettivi carrelli, pieni di tutto il materiale che ci servirà.

Arrivate davanti la colonna, ci tuffiamo tutte e tre al suo interno, sbucando poi davanti al binario 9 3/4. Ci sono bambini e ragazzi di tutte le età, accompagnati ognuno dalla propria famiglia: c'è chi abbraccia i genitori o chi, invece, è già salito a bordo con gli amici.

"Bene, siccome abbiamo ancora qualche minuto, è il momento delle raccomandazioni", preannuncia la nostra accompagnatrice facendo ruotare all'insù gli occhi della ragazzina al mio fianco.

"Allora: comportatevi bene, come vi ho sempre insegnato; evitate di rispondere in maniera poco consona agli insegnanti, e in questo caso mi riferisco soprattutto a te Jane; siate sempre presenti l'una per l'altra, qualsiasi difficoltà dobbiate affrontare, anche la più piccola e stupida; mangiate ogni giorno e provate a fare almeno tre pasti, non vi voglio trovare smagrite, dovete crescere; siate sempre fiere della casata in cui finirete, qualsiasi essa sia".

"Adesso hai finito?", incrocia le braccia al petto mia sorella, annoiata.

"No, c'è ancora un'ultima cosa...Divertitevi", ci sorride e noi ricambiamo di rimando.
"Mi mancherete molto bambine", aggiunge e ci abbraccia.

"Anche tu", sussurro e ci stringe a perdifiato.

Nel frattempo annunciano che il treno sta per partire, così, dopo un ultimo saluto saliamo in un vagone.
Quando iniziamo a muoverci, allontanandoci sempre più, mi sporgo dal finestrino e saluto Dorotha con la mano, che intanto si sta asciugando le lacrime con un fazzoletto di stoffa, finché non smetto di vedere la sua figura.

"È libero qui?", chiede una terza voce e mi giro nella sua direzione.

È ragazzino non molto alto, probabilmente del nostro stesso anno, con i capelli biondo platino e gli occhi verdi. Dietro di lui ci sono altre quattro persone, tre maschi e una femmina.

"Certo, potete unirvi a noi", rispondo io e mi scruta lentamente per poi sorridere.

"Tiger, Goyle, andate da qualche altra parte, qui non ci stiamo tutti", ordina il biondino ai due dietro di lui.
"Ma noi-", "Non mi sembra di averti dato il permesso di parlare. Sparite, ora", così, a testa chinata, i ragazzini si allontanano senza aggiungere altro.

"Scusate la maleducazione, non mi sono ancora presentato. Piacere, Draco Malfoy", si rivolge e me e mia sorella.

"Piacere, io sono Eve Dolohov, lei invece è Jane", protendo la mano per stringere la sua, ma la afferra delicatamente e la bacia sul dorso, e replica poi lo stesso gesto con mia sorella.

"Il piacere è tutto mio", conclude e si siede al mio fianco.

"Io sono Pansy Parkinson", si presenta la ragazzina che prende posto di fronte a me.
"Ed io Blaise Zabini", continua l'ultimo componente del gruppo.

Il resto del viaggio lo passiamo a chiacchierare e scopro piacevolmente che tutti e tre sono molto simpatici.
Una volta arrivati, guidati da un omone di nome Hagrid, dobbiamo dapprima superare un sentiero a piedi e successivamente salire su delle barchette per raggiungere finalmente il castello.

È visibile già da lontano, ed è veramente enorme. Non vedo l'ora di poterci entrare.

I ragazzi più grandi si separano da noi, che invece veniamo raggiunti da una donna di mezz'età.

"Salve a tutti futuri maghi e streghe, io sono la professoressa McGranitt, e adesso vi condurrò nella Sala Grande per lo smistamento. Seguitemi".

In poco tempo raggiungiamo due altissimi e larghissimi portoni, che in men che non si dica si aprono permettendoci di passare e mostrandoci quattro file di tavoli pieni di studenti che ci osservano attentamente, specialmente quando camminiamo per la navata centrale.

"Benvenuti cari nuovi studenti, io sono Albus Silente, il preside di Hogwarts. Siete giunti alla prima e importante tappa di questo viaggio: lo smistamento, che determinerà quella che sarà la vostra casa per i prossimi anni...Possiamo iniziare".

Nel mentre che aspetto il mio turno alzo il viso verso il soffitto, che non si vede poiché sostituito da un meraviglioso cielo stellato e da delle candele, poste però proprio sopra le quattro tavolate.

"Jane Alina Dolohov!", sento chiamare mia sorella e giro il viso per guaardarla salire tranquillamente le poche scale presenti, e sedersi con calma.

"Vedo astuzia, sicurezza, forza, intelligenza e anche un po' di superbia...Serpeverde!", tutta la casata si alza ed esulta, così come lo aveva fatto precedentemente con Draco, Pansy e Blaise.

Sono contenta per lei, il suo obiettivo era questo e l'ha raggiunto. Spero tanto di riuscirci anch'io...

"Eve Mariah Dolohov!", annunciano il mio nome di colpo, facendomi battere il cuore all'impazzata. 

Salgo i pochi gradini che mi conducono alla sedia e mi viene poggiato immediatamente il cappello parlante sulla testa.

"Bene, bene, bene, chi abbiamo qui? Un'altra Dolohov. Percepisco furbizia, intelligenza, perspicacia, tanta immaginazione, quel po' di gentilezza che non guasta mai e tanta forza, molta. Sai, non ti vedrei poi così male come Corvonero...ma la mia scelta finale non può che essere Serpeverde!", conferma, e con una gioia immensa mi unisco agli altri. Sono incredula.

"Bravissima sorellina, sapevo che ce l'avresti fatta", mi abbraccia Jane e mi scombina un po' i capelli.

Terminata la cerimonia possiamo finalmente mangiare e parlare tra noi, passando la serata tra tante risate e nuove conoscenze.

Choices || Mattheo RiddleМесто, где живут истории. Откройте их для себя