(non so che titolo mettere)

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questo è tutto molto cringe
mi scuso




Te stai a mette nei casini, Manuè.

Fu la prima cosa che pensò appena parcheggiò la moto alla fine di quel viale dove il navigatore gli aveva detto di svoltare trovandosi davanti a una villa a due piani con ettari infiniti di giardino intorno e una folta edera che abbellita – senza coprire – una parte della struttura.

«Ndo cazzo so finito?» si chiese a bassa voce mentre si sfilava il casco guardando imbambolato quella casa. Forse ho sbagliato indirizzo? Pensò prima di scuotere la testa, ma che cazzo sto a dì, pe paga’ ma cifra del genere nun poteva esse mica povero n’canna come me.

Si passò le mani sudate per l’agitazione sui jeans scuri cercando di calmarsi e chiedendosi che scelte stupide lo avessero portato fino a lì. In realtà lo sapeva benissimo, sapeva che se quei soldi gli fossero serviti per uno stupido capriccio avrebbe aspettato o fatto altro prima di pensare a… quello. Ma no, aveva bisogno di quei soldi velocemente, sua madre ne aveva bisogno e, dopo aver chiesto a chiunque una cifra del genere ed aver ricevuto solo porte in faccia – anche dal suo datore di lavoro quando gli aveva chiesto due anticipi sullo stipendio – gli era sembrava l’unica soluzione possibile.

Così, per amore di sua madre e per la disgrazia di essere nato povero, a ventiquattro anni, con una laurea in Filosofia, si ritrovava davanti alla porta di quella villa immersa nel verde alle porte di Roma per prostituirsi.

Speriamo nun sia un vecchio bavoso, pensò controllando che avesse preso tutto il necessario – si, anche il viagra nel caso dovesse arrivare a tanto per eccitarsi – prima di sistemarsi la giacca che aveva sopra la maglia bianca facendo finta di non aver pensato per almeno due giorni  a cosa avrebbe dovuto indossare cercando anche su Google cose stupide come “come vestirsi per la prima volta da gigolò” – ovviamente queste ricerche non erano servite a niente, forse a sfogare un po’ di nervosismo scherzandoci su.

Suonò il campanello della villa, sentendo dentro l’abitazione il riverbero di quel suono con un «Arrivo» che gli giunse alle orecchie poco dopo e preparandosi alla serata peggiore della sua vita. La porta si aprì di scatto e un ragazzo circa della sua età si presentò dietro ad essa facendogli sgranare gli occhi all’istante.

«Ciao uhm… - Manuel lo squadrò da capo a piedi constatando che no, quel dio greco che aveva davanti non poteva essere il suo cliente – Scusame, me sa che ho sbagliato cas-»

«Sei… Manuel, giusto?» chiese quel ragazzo dagli occhi grandi e un po’ intimoriti mentre apriva ancor di più la porta guardandolo con qualcosa negli occhi che somigliava alla.. speranza.

«Seh, so io. Tu… tu sei il signor Balestra?» il corvino arrossì di botto, «Il signor Balestra è mio padre ma… uhm… ti ho chiamato io se è questo che mi stavi chiedendo.» Manuel non riuscì a reprimere la sua espressione stupefatta davanti a quella affermazione pronunciata con un filo di voce e tanto imbarazzo.

«Oh – si fece scappare Manuel guardandolo nuovamente alla ricerca di qualcosa che non andasse in lui e pensando che sicuramente il viagra non gli sarebbe servito quella sera – Quindi… posso entra’?»

Il ragazzo gli fece spazio chiudendo poi la porta dietro di lui e, leccandosi le labbra per inumidirle, Manuel si guardò intorno studiando la casa all’interno mentre cercava di pensare al possibile motivo per il quale quel ragazzo così bello e giovane si fosse rivolto a un gigolò.

«Gradisci una birra, un bicchiere di vino, dell’acqua -» «Una birra va benissimo.» lo fermò subito sorridendogli e vedendo un sorriso teso e imbarazzato nascere sulle labbra del ragazzo. Lo seguì in cucina, osservando come si muoveva sinuosamente ma con fare impacciato in mezzo a quella stanza – è nervoso, pensò, e il mio sguardo infuocato su de lui non lo aiuta.

Nepenthe - Raccolta di OSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora