Capitolo 53

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Tre settimane prima,
Torre di Mezzanotte

Era quasi l'alba. Killian si chiuse nel cappotto nascondendo naso e guance nel bordo di pelliccia sintetica, aveva bevuto un goccio di liquore per scaldarsi, ma non abbastanza da dimenticare il colpo che Vasilis si era sparato in testa.

Né il fatto che era stato proprio lui a lasciargli la pistola.

Aveva fumato, dopo, poi era rimasto fuori a masticare delle caramelle a menta prima di imboccare la strada a sinistra del porto che conduceva al limitare dell'entroterra dell'isola. Era lì che aveva eretto l'illusione più grande e impegnativa; un muro di rami secchi e grigi, alberi piegati dalla neve e rocce ammassate le une sulle altre, a coprire l'entrata di una casa.

Ci voleva un bel coraggio a chiamarla casa, era più un rifugio improvvisato, ma c'era un fuoco, un letto, persino un bagno, uno spazio minuscolo per cucinare e lei. Soprattutto lei.

Quando le aveva chiesto di seguirlo non aveva mai pensato di nasconderla in quel posto tanto a lungo, eppure lei era rimasta, e gli aveva dato ogni sera una ragione per mettersi in pericolo e uscire dalla torre.

Killian si sfilò gli stivali sporchi di neve e gettò via il cappotto, si era disfatto delle armi anche prima di arrivare al salotto, quando era ancora sulla soglia della porta.

Era un ipocrita.

Non voleva che quell'orrore arrivasse a lei, ma non poteva nemmeno farne a meno. Tenerla vicino era l'unico modo che conosceva per proteggerla. E poi, una piccola insignificante parte dei suoi piani aveva bisogno di lei, di quello che fosse in grado di fare.

Killian entrò nella stanza da letto e adocchiò una cascata di capelli neri che scivolava sulle lenzuola candide e la coperta marrone. Sotto tutti quegli strati scrutò il contorno di una spalla nuda e sorrise.

Doveva star ancora dormendo da quando era venuto a trovarla la sera precedente, prima che l'attacco iniziasse, quando si era perso nella sua carne e respirato la sua aria.

Si sedette sul bordo del letto accanto a lei e si sfregò per bene le mani, assicurandosi che fossero calde prima di accarezzarle la spalla nuda.

Sorrise quando lei si mosse appena. «Amore?!»
«Mh?» il suono camuffato dal sonno e dai capelli lo intenerì.
Killian si sporse di più su di lei, per posarle un bacio sulla spalla. «È ora. Dobbiamo raggiungere l'altro lato dell'isola.»
Ma lei non voleva saperne niente, si girò dall'altro lato scoprendo il braccio e la clavicola. «Ancora un minuto, ti prego.»
Killian le scostò i capelli dal viso e le accarezzò le braccia per trasmetterle un po' di calore. «Vorrei stendermi con te, Millie, non sai quanto, ma dobbiamo andare.»
«Dai, Killian, uno solo!»
Era sul punto di accontentarla, a volte si sentiva terribilmente impotente contro di lei, ma dovevano andare davvero, perciò le scosse le spalle e le accarezzò la guancia finché lei non dischiuse un occhio. «Millicent. Dobbiamo andare.»
Lei si mise a sedere di scatto, mentre la realtà irrompeva nel suo sogno. «Ci sono! Sono sveglia, scusa siamo in ritardo?»
«No, amore, ma dobbiamo prepararci.»

Millicent si tirò su in un attimo e cercò tra le lenzuola i vestiti che Killian le aveva tolto non troppo meticolosamente la sera prima, solo quando li ebbe trovati si girò a guardarlo in faccia.
Doveva avere un'espressione fin troppo stanca, perché Millicent piegò il mento, si fermò dalla sua corsa e gli accarezzò piano una guancia. «Stai bene?»
Killian le coprì la mano con la sua, se la portò alla bocca e le baciò le dita. «Ora meglio.»

Millicent non aveva idea di quanto la sua sola vicinanza fosse fondamentale per Killian; senza di lei, si sarebbe perso nel liquore e nel fumo, questo lo sapeva, lo aveva già vissuto in passato, prima di lei, prima di conoscerla a Ishtal, per puro caso, con la sua sfrontatezza e l'accento troppo marcato di Amarset.

Nethereal, Vol.1 - La Casa della MagiaWhere stories live. Discover now