CAPITOLO 15 - Arlynn

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 Lo disse con una solennità tale da farmi ridere. Fu una risata liberatoria, non sorridevo da giorni. Mi vennero le lacrime agli occhi e, presto, la mia risata si trasformò in un pianto. Sentii il taglio al labbro riaprirsi. Calde lacrime mi scorrevano sulle guance, non riuscivo a frenarle. Scoppiai nuovamente a ridere, con la faccia ancora rigata dalle lacrime.

Probabilmente stavo avendo una crisi isterica.

L'uomo-lupo mi guardava allibito. Forse era indeciso fra il consolarmi o il mettersi a ridere insieme a me.

"Scusami, non volevo reagire in questo modo." dissi asciugandomi le guance.

"Ed io non voglio avere a che fare con le pazze."

Sorrisi alla sua accusa.

"Ho tutte le rotelle a posto, posso assicurartelo."

"Come ti chiami?" indagò lui.

"Hebry." risposi, sparando il primo nome che mi venne in mente.

"Perché ho la sensazione che tu mi stia mentendo?"

"Suppongo tu non lo saprai mai." dissi sorridendo.

"Fanculo, tanto non uscirò mai da qui."

"Invece che chiedere di me, dimmi qualcosa su di te, bel tenebroso."

Lui sbuffò, ma riuscì a rendere sensuale perfino un gesto casto come quello.

"Non chiamarmi così."

"Dammi un nome con cui chiamarti, allora."

"Fenris. Puoi chiamarmi così."

"Perché non ti trasformi ed esci da questa cella?" proposi.

Lui battè una mano sulle sbarre e mi rispose. "Celle anti-magia. Devi credermi quando dico che sono fottuto."

"Perché sei rinchiuso qui?" chiesi curiosa.

"Avevo una famiglia da sfamare e non abbastanza soldi. Ho pensato che rubarne a chi ne aveva molti non sarebbe stato un problema. Evidentemente non erano d'accordo con me."

Un ladro. Eppure con nobili intenzioni.

"Sono schifata." commentai.

"Da me?"

"Certo che no. Sono schifata dal modo in cui funziona il mondo. Come faranno ora i tuoi figli senza di te?"

"Figli? Quanti anni credi io abbia? Sono io ad essere il figlio maggiore, ho ventidue anni."

Sgranai gli occhi, mortificata, mormorando delle scuse.

Dovevo far uscire Fenris da quel posto, per la sua famiglia.

"Troverò un modo per farci uscire da qui. Te lo prometto." gli sussurrai.

"Tu non mi devi niente. Inoltre, non ho più una famiglia da cui tornare. Li hanno uccisi tutti, davanti ai miei occhi."

Rimasi senza parole, inerte davanti a quell'uomo e a ciò che mi aveva confessato.

"Non c'è bisogno che tu ti rattrista per me, ormai sono passati tre anni. La mia pena è morire in questa cella, per poter ricordare per il resto della mia vita quella scena, il modo in cui gli hanno tagliato la gola."

Non parlammo più per tutto il giorno, le prigioni caddero in un silenzio tombale.

Un silenzio saturo di dolore.

All'ora di cena, arrivò una guardia con delle nuove scodelle. Ripassai mentalmente il discorso che mi ero preparata durante la giornata. Avevo un asso nella manica da giocare ed, al momento, era la mia unica possibilità.

"Soldato, devo parlare con il principe Jensen."

Quello sbuffò. "Ed io vorrei farmi la regina, eppure tu sei in prigione ed io a distribuire il cibo come una cazzo di domestica."

Disgustoso. Tuttavia non mi scomposi.

"Dovresti solo riferirgli che nelle sue prigioni c'è la principessa Arlynn di Earondia ad aspettarlo."

"Perché dovrei crederti?"

"Non avrei ragione di mentirti. Jensen saprà riconoscermi, una volta qui."

Il soldato socchiuse gli occhi sospettoso, poi si girò e se ne andò. Sperai fosse diretto dal principe.

Nell'attesa, mi sedetti a terra e scolai il bicchiere d'acqua ed il contenuto misterioso della ciotola.

"E così sei una principessa, Hebry. Una principessa in fuga, per giunta." disse Fenris.

"Aggiungi anche salvatrice alla lista."

"La salvatrice di chi, esattamente?"

"La tua."

Fenris scosse la testa, alzando poi gli occhi al cielo.

Mi voltai, ma sentivo lo sguardo caldo del Beja addosso.

"Cosa c'è?" chiesi spazientita.

"Ti sei già...legata?"

Allora anche lui conosceva il significato dei miei occhi; forse anche lui mi considerava maledetta.

"No, non preoccuparti. Non ti porterò ulteriore disgrazia."

Sentii un prigioniero al lato opposto sospirare sollevato. Una volta l'avrei compreso, ma ora non più. Ora non sapevo più a cosa credere.

"Perché dici così?" chiese perplesso lui.

"Non è quello che tutti credono?" domandai di rimando.

"Questo è quello che gli umani credono. Le minoranze discriminate si sostengono a vicenda." commentò.

Aveva ragione, anche i Beja non erano particolarmente rispettati. Anzi, quasi per nulla. Se solo avessi potuto eliminare tutte quelle barriere...

Dopo qualche ora, quando mi stavo ormai per addormentare avvolta dal gelo delle celle, sentii riecheggiare dei passi nel corridoio di pietra. Davanti a me comparve un giovane con capelli castani ed occhi altrettanto scuri, con una giacca di velluto rosso e dei pantaloni neri abbinati, la mani fasciate da candidi guanti.

"Merda...Arlynn, cosa ci fai qui?"

"Non è un linguaggio adatto ad un principe, Jensen. Dovresti frequentare le lezioni di buone maniere più spesso."

La guardia, alla fine, mi aveva creduto. Per una volta, sembrava ce l'avrei fatta.


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Buon sabato miei cari, spero di non avervi rattristato con il racconto di Fenris. (in realtà è quello che spero di aver fatto)

Non potevo non usare Jensen Ackles come prestavolto di Jensen (non potevo non dedicargli un mio personaggio) . DITEMI CHE NON RISVEGLIA OGNI VOSTRA FANTASIA. Sia chiaro, secondo me per comprendere il suo fascino dovete guardarvi almeno la prima stagione di Supernatural. Prendete Dean Winchester delle prime stagioni, mettegli gli occhi marroni, ed è fatta.

Scusate i miei apprezzamenti infiniti a quest'uomo, se li merita.

Come sempre, ripeto che apprezzo all'infinito ogni commento e voto e visualizzazione.

Baci, bacioni, bacetti,

A. C. Forbs   

Il Patto di Sangue [ LE CRONACHE DELLA PRINCIPESSA - 1 ]Where stories live. Discover now