Capitolo 4

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«Cosa?» «Che vi è preso? Perché siete uscite così?» Leyla e Cassandra si scambiarono uno sguardo. «C'era odore di cipolla.» «Ah, l'ho sentito anch'io! Credevo tua madre stesse cucinando, però.» Helen inclinò leggermente la testa. 

«Cipolla... Agapanthus, quindi.» Lilith annuì, pensando ad alta voce, mentre guardava le altre tre. «Io non l'ho sentito.» aggiunse, sottovoce. 

«Rimettiamoci a ripassare, dai.» Cassandra si alzò dal materasso e prese il libricino di pelle. «Come si incanta un essere umano?» Lilith si sedette di fianco a lei. «Dategli da mangiare una mela, sale e pepe. Fateli sedere e pronunciate le parole "Mischia iminde umini".» Cass annuì, poi voltò pagina.

«Come si incanta una fata?» Lilith ridacchiò. «Non si può.» «E una selkie?» «Come per gli umani.» Cassandra annuì di nuovo. «Non ha senso giocare con te! Ti ricordi la metà delle cose che noi non sappiamo.» «Certo, si ripassa tutto prima di venire!» Leyla ridacchiò, spingendo giocosamente la castana dagli occhi grigi.

 «Non riderai più quando ti darò in pasto il mio tè all'oleandro.» «Calma, tigre» Helen si sedette a sua volta. Una risata generale uscì dalle labbra delle ragazze. 

La risata non era quella che ti aspetteresti da delle ragazze di quattordici anni di certo. No, invece era bassa e roca, con una nota maligna e acuta. Stranamente, ricordava leggermente le risate che molto spesso si associavano alle streghe. 

Nonostante sembrassero innocue e gentili, perfino caritevoli, di certo non lo erano. Le divertiva molto vedere i ragazzi delle loro scuole chiamarle con nomignoli carini, senza rendersi conto che avrebbero benissimo potuto ucciderli con un solo battito di ciglia o con uno schiocco delle dita.

Molto divertente. 

Qualcuno bussò alla porta della camera di Leyla. «Lilith, c'è tuo fratello. è venuto a prenderti.» La voce di Mary Plack si fece viva dall'altra parte della porte. Immediatamente, Cassandra e Helen tornarono immediatamente gatti. Saltarono dalla finestrella, e Leyla fece scorrere lo skateboard della mora attraverso la stessa finestra.

Poi si alzò e aprì la porta. «Dite a Gregory che sto arrivando, signora Plack.» Lilith si infilò le converse nere e si alzò anch'essa, prendendo il libriccino e nascondendolo sotto il largo maglione. Mary Plack, nel mentre, era sparita in cucina. 

Leyla accompagnò Leyla fino al salotto, dove sul divano era seduto Gregory. «Ciao, Leyla. Come stai?» il ragazzo le sorrise e Leyla si sentì la testa leggera. Era l'effetto che faceva a tutte le giovani ragazze di Lydda. In poche non lo amavano, e lui ne amava in poche a sua volta.

«Bene, grazie. Ci vediamo, Lilith.» La bionda sorrise e salutò l'amica, che la salutò a sua volta e si incamminò fuori, con il fratello a seguito. Ma, prima che Leyla potesse chiudere la porta, Gregory proferì nuovamente parola. «Mi piace molto quel vestito. Dovresti indossarlo a messa, questa domenica.» e poi si girò e seguì la sorella.

Leyla chiuse la porta e soffocò uno strillo, correndo di nuovo in camera. Era follemente innamorata di Gregory da quando aveva dieci anni, quando il ragazzo le aveva regalato una piccola pietra bianca e lucente che lei conservava ancora. Amava tutto di lui: Dai capelli marroni, corti e scompigliati, che il ragazzo si stava facendo crescere un po', dagli occhi color cognac fino ai suoi abbracci da orso.

Aveva sempre creduto che il ragazzo non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti, ma da qualche mese, da quando aveva finalmente iniziato a sembrare una donna e non una bambina, era speranzosa di catturare la sua attenzione. E il complimento appena ricevuto, i suoi sorrisi, o il modo in cui l'aveva gentilmente abbracciata quando era un gatto, le facevano provare quella forte sensazione che lei associava all'amore. 

Oh, povera piccola Leyla. Se solo avesse saputo il guaio in cui si era cacciata innamorandosi. 

Gregory e Lilith, nel mentre, camminavano verso casa loro, attraversarono il ponte sul fiume Marvulo in silenzio. «Leyla è cresciuta. Non la ricordavo così.» Gregory fu il primo a rompere il silenzio. «Oh, per favore. "Ciao Lela"? Cos'è, ti diverti a provarci con le mie amiche, Roy?» ribatté la ragazza. 

«Sai benissimo che non è così.» «No, in realtà non lo so. E non voglio nemmeno saperlo. Ma smettila di giocare coni sentimenti di Leyla, perché lei è seria e tu no, e questo significa che la devi lasciare in pace.» Gregory fece per ribattere, ma scosse la testa e continuò a camminare. Le piastrine al collo di Lilith stridevano metallicamente ogni passo che la ragazza faceva, e Gregory le guardò con espressione triste.

Jonathan Wyrit era morto in guerra, poco prima che Lilith nascesse. La madre dei due, Maia Wyrit, aveva dato in custodia a Lilith le piastrine quando aveva sette anni, lasciandole sulle spalle un peso che non avrebbe dovuto portare lei, o almeno così Gregory pensava.

La sua povera sorella non aveva nemmeno mai conosciuto il padre. Perché avrebbe lei dovuto avere le piastrine? Se non ci fossero state le foto, non avrebbe nemmeno saputo che era da lui che aveva preso gli occhi grigio tempesta, né avrebbe saputo che la sua pelle pallida proveniva dal ramo paterno. Gregory trovava ingiusto il peso sulle spalle della sorella.

"Se solo mi lasciasse aiutarla..." pensò il ragazzo, guardando la sorella rabbrividire da qualsiasi pensiero le fosse appena passato per la testa. E gli mancava così tanto la sua sorellina, quella bambina gentile e solare che non voleva che se ne andasse senza un abbraccio. 

Le ragazze del villaggio avevano ragione: Gregory era bello, bellissimo, ma dannato. Se tutte lo amavano, lui non ne amava nessuna, se non la sua dolce sorellina che, però, non era più lì. Se ne era andata, sostituita da una donna con perenni occhiaie coperte da trucco pesante e due occhi grigi laceranti. 

In realtà, c'era un altra ragazza che amava. Il suo nome era Leyla Plack e Gregory l'amava tremendamente. Ma anche lei era cambiata e cresciuta. Gregory aveva amato follemente la bambina che Leyla era stata, con i suoi grandi occhi cielo e il sorriso perennemente sulle labbra. Ma aveva visto, quel giorno stesso, che anche lei se ne era andata, lasciando spazio ad una donna ancora più bella di prima. E Gregory ora si domandava, come ogni altro ragazzo della sua età avrebbe fatto davanti allo splendore divino della bionda ragazza, se era veramente alla sua altezza.

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