Capitolo 47: l'ultima ballata (Prima Parte)

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Il bianco. Nel foglio noi pensiamo.
Il bianco. Nel vuoto ci affidiamo.
Il bianco. Nel lenzuolo dormiamo.
Il bianco. Noi coloriamo.

Centosettantesimo anno del drago. Ore ??? Immerso in una nuvola al suolo, il corpo del coccodrillo giaceva sfocato, come se l'immagine della sua materia si fosse dimenticata la definizione dei suoi contorni. Del corpo grosso e immenso del boss delle Kuroi Kiba, ora rimaneva un piccoletto ancora non cresciuto, un pokémon Mascellone ma dalla specie del Totodile. Per qualche strana ragione, Kurokiba Sobek si trovava nel corpo di diciassette anni fa, quando ancora era un quindicenne. Aprì lentamente gli occhi, riconoscendo dei colori che non corrispondevano all'ottavo piano dell'Antro della Belva, né a qualsivoglia paesaggio intorno al suo covo.

- (D-dove...)

Le luci lampeggiavano intermittenti, con sfumature tra il bianco e il nero. La sua memoria non riusciva ad associare niente con quello che vedeva, ed il suo istinto da predatore non gli dava alcuno stimolo.

- (Dove mi trovo?)

Richiuse gli occhi: il luminio sconosciuto stava dando molto fastidio ai suoi occhi appena aperti. Le palpebre continuavano a tremare, e sentiva un forte fischio tra i suoi canali uditivi. Provò a tapparsi le orecchie, realizzando successivamente che quel suono veniva da dentro di lui. Il fischio terminò dopo dieci secondi, e quando riaprì gli occhi dopo esserseli stropicciati realizzò dalle sue mani di essere tornato un Totodile. Guardò con confusione e sorpresa nel vedere quelle braccia gracili e quel corpo giovane ma fuori misura, lo stesso che lo aveva figuratamente emarginato in mezzo alla sua stessa gente. Ma non provò paura: tra le domande che gli si accavallarono in testa non vi fu minimamente quella di cosa avrebbe fatto in futuro con quell'aspetto, nemmeno se avrebbe potuto guardare di nuovo in faccia i suoi scagnozzi. La sua curiosità era più portata verso quello che andava aldilà della sua nuova forma. Si rialzò in piedi, e notò subito lo strano pavimento su cui si trovava: era grigio tendente al nero, ma dalla struttura completamente lineare e liscia, quasi come il corpo di un Avalugg. Guardando a sinistra e destra, vide che essa continuava per una quantità spropositata di metri. Pensò di non aver mai visto una pietra tanto grande e piatta come quella. Davanti a lui, sempre sul terreno, vi era un altro tipo di pietra più grande, posto sotto il livello di quella vista prima. Nel pezzo davanti a lui vi era una successione di strisce bianche dipinte a forma rettangolare, e vicino alla pietra liscia vi erano degli strani oggetti sorretti da quelle che sembravano ruote di carro, ma di un materiale diverso da quello del legno. Lo stupore di un Pokémon nel vedere una strada, una carreggiata e delle macchine parcheggiate poteva essere descritto solo con lo stesso sentimento di un bambino che gattonava nel prato e vedeva l'erba, la terra e gli insetti che viaggiavano o volavano su di essi. Questo sentimento, tuttavia, non riuscì ad essere elaborato e concluso. Nel momento in cui il Totodile realizzò quegli oggetti estranei, altri elementi si sovrapposero alla sua visione. Vide delle strane ombre grigie e nere muoversi intorno a lui e passare attraverso lui, in modo tranquillo e regolare come se l'universo intorno a loro non esistesse.

- (Cosa... cosa sono?)

Concentrandosi di più, riuscì a dare una forma a quelle nuove immagini. Vide che si muovevano su due stecchi che sembravano delle zampe, visto che riconobbe quella che sembrava una normale camminata. Intuì instintivamente che fossero degli esseri viventi, ma nella realizzazione di questo fu preso da una sinistra inquietudine. Questo perché lo faceva sentire fuori posto ed in pericolo: si trovava in mezzo a delle forme di vita che erano tutte uguali e con la stessa conformazione del corpo. L'unica cosa che li distingueva era la definizione di quelle che sembravano delle teste, che avevano diversi lineamenti e diverse colorazioni. Non riusciva a sentire quello che dicevano: ognuno stava dicendo qualcosa di diverso, a tal punto che non sembrava nemmeno stessero parlando tra di loro. E in quella confusione di suoni l'unica cosa che arrivava alle sue orecchie era lo stesso brusio dei suoi scagnozzi quando venivano radunati e si mettevano a discutere. Mentre meditava su questo, sentì all'improvviso un rumore fortissimo e acuto, che sembrava il verso di guerra di un Psyduck ma più acuto e più uniforme nel suono.

PSMD: le Cronache dell'Oricalco. Primo Intermezzo: la ballata delle Zanne Nere.Where stories live. Discover now