Prologo

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But oft, in lonely rooms, and 'mid the din
Of towns and cities, I have owed to them,
In hours of weariness, sensations sweet,
Felt in the blood, and felt along the heart;
And passing even into my purer mind
With tranquil restoration:—feelings too
Of unremembered pleasure: such, perhaps,
As have no slight or trivial influence
On that best portion of a good man's life,
His little, nameless, unremembered, acts
Of kindness and of love ...

William Wordsworth

(Dieci anni prima)

Il giorno antecedente all'iniziazione era estremamente vietato per ciascun allievo in procinto di celebrazione, consumare ogni genere di cibo e bevanda, procurarsi autogratificazione, avere contatti con il mondo esterno, dedicarsi ad attività ricreative ed anche, impugnare il proprio Shinai.

Questo era esattamente tutto quello che aveva dovuto affrontare il giovane Sebastian, solo ventiquattro ore prima della sua cerimonia di iniziazione. Fra tutti i divieti che gli erano stati imposti, evitare di impugnare l'elsa della propria spada era stato il compito più arduo da portare a termine, ma alla fine ci era riuscito.

Dunque, al fine di purificare il proprio corpo non aveva né mangiato né bevuto, non aveva avuto contatti con anima viva, ad accezione del suo gatto Edgar, e a malincuore, non si era avvicinato minimamente al suo Shinai, il quale lo fissava interdetto da un angolo della stanza buia che gli era stata assegnata. Circondato dalle sue orchidee blu, si era dedicato ininterrottamente ad una costante e ferrea meditazione all'interno delle mura della camera. Sebastian aspettava con trepidazione quel giorno da ben quindici anni.

Raggiunti i sedici anni di età, finalmente, si sarebbe potuto unire a loro, ai suoi fratelli ed alle sue sorelle e sarebbe diventato un membro accreditato degli Oleandri. Avrebbe insegnato ai suoi Kōhai (discepoli) l'arte della spada.

Allo scadere delle ventiquattro ore, Sebastian si preparò in silenzio. Indossò con rigore il suo Bōgu (armatura), come gli era stato insegnato dal suo Sensei, recuperò il suo Shinai, ed uscì dalla stanza. L'abitazione era piombata in un silenzio tombale, e si percepiva nell'aria il forte e pregnante odore del legno, ormai vecchio, usato per l'ossatura della struttura. Sebastian, mentre oltrepassava la finestra del corridoio che si affacciava su una vecchia abbazia, vedeva il pulviscolo che danzava intorno a lui scortarlo al piano inferiore. Una volta raggiunto, notò stagliate davanti all'ingresso principale due figure con la divisa da combattimento. Lo stavano attendendo pazientemente nella posizione di riposo: mani serrate sopra l'elsa della spada e sguardo dritto davanti a sé. Sembravano delle statue di cera.

Venne condotto al centro dell'arena, e poi, spogliato della sua armatura. Intorno a lui altri membri assistevano con religioso silenzio alla scena. Sebastian non aveva idea di come si sarebbe organizzata la cerimonia, non era infatti consentito ai membri più giovani partecipare all'iniziazione prima di aver raggiunto l'età prestabilita. Avrebbero dovuto aspettare il proprio turno.

Improvvisamente si spensero le luci intorno a loro, e Sebastian percepì grazie allo spostamento d'aria, la presenza di due figure ai lati del suo corpo. Venne afferrato per le braccia e poi sbattuto a terra con estrema violenza. Quando la sua schiena toccò la superficie fredda sotto di lui, le luci si riaccesero.

Sebastian socchiuse gli occhi per il fastidio e reclinò la testa all'indietro. Solo quando riuscì a mettere a fuoco e a domare gli sprazzi di luce nascosti dietro le sue palpebre, si accorse che davanti a lui si delineava la sagoma di un Sensei, un maestro che stava impugnando con risolutezza e fermezza la sua katana. L'arma era rivolta verso di lui, e riusciva a vedere la lama scintillare sotto la luce artificiale dei neon.

Sebastian si pietrificò, il cuore iniziò a battergli all'impazzata dentro il petto e le orecchie iniziarono a ronzargli. Completamente avvolto dal terrore, incapace di muoversi e di dimenarsi, sentì un liquido caldo scendergli lungo la gamba e spargersi sulla superficie intorno a lui. Pensò che fosse giunta la sua ora.

Poi, delle parole meccanizzate ruppero il silenzio in cui era immersa la stanza. Sapeva fossero rivolte a lui, e gli sembrò anche di riconoscere la voce che proveniva da dietro l'elmo; tuttavia, lo sgomento che si faceva strada dentro il suo petto lo rendevano incerto e dubbioso.

«Sebastian Jeremy Eastwood quest'oggi ti unirai come membro ufficiale alla compagnia degli Oleandri. Prometti di servire fedelmente la tua famiglia e di onorare il tuo Sensei, fino al giorno in cui dovrai rinunciare alla tua spada?»

Sebastian deglutì con estrema fatica. Mai si sarebbe prefigurato una scena del genere, se l'era immaginata sì, ma niente che si potesse minimamente avvicinare a quello che stava vivendo. Sapeva fosse troppo tardi per tirarsi indietro; perciò, cercò di raddrizzarsi con la schiena attaccando con forza le scapole al pavimento freddo. Mostrando tutta la sua disciplinatezza e subordinazione, scandì le parole che proferì in seguito.

«Lo prometto.»

La stanza piombò nuovamente nel silenzio, e sentì la presa sulle sue braccia stringersi ancora di più. Una delle due figure gli prese con violenza il capo, fissandolo al pavimento sotto di lui. Lo costrinse ad aprire la bocca, ed infilò un panno imbevuto. Un sapore amaro gli si riversò in bocca, e gli parve che i suoi sensi si annebbiassero, rallentandolo.

La katana saettò velocemente, e un lampo sferzò l'aria intorno a loro. Quel movimento repentino della lama gli procurò una fitta lancinante al centro del costato.

Lacrime bollenti iniziarono a solcargli le guance, e Sebastian serrò gli occhi. Stringeva con forza il panno che aveva in bocca, cercando di trattenere le urla. Sperava che il taglio profondo che gli stava procurando la katana venisse attutito dalla rigidità del suo corpo. Il primo taglio venne inflitto, e Sebastian sentì la lama uscire dalla sua carne. Si rilassò, grato che quella tortura fosse giunta al termine. Poi però, dopo qualche attimo di pausa, il procedimento ricominciò.

Per altre due volte, il Sensei fece affondare senza un minimo di esitazione, la lama della katana nel giovane corpo del ragazzo, ma questa volta i colpi partivano da un'altezza differente. Sebastian pensò che gli stessero amputando i due arti superiori.

Non seppe mai quanto durò l'iniziazione, e dopo questi ultimi attimi di sofferenza, ebbe solo ricordi offuscati. Tuttavia, ricorda ancora nella sua memoria, la sensazione del prato bagnato su cui si risvegliò una volta terminata la cerimonia. Era il prato di quella antica abbazia sconsacrata di cui riusciva ad intravedere la sommità dalla finestra della casa. Intorno a lui muri sventrati, navate di prato e volte celesti custodivano la sua anima, mentre un tetto di cielo dava riparo al suo corpo martoriato. Allietato da quella percezione, si lasciò andare alle braccia di Morfeo, prima che Caronte potesse sottrarlo alla sua presa e traghettarlo alle porte degli Inferi.   

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