Parte 18 E' come il finale di un giallo

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Quando mamma e papà sono usciti sono corsa sotto la doccia, nella speranza di togliermi di dosso tutto il calore accumulato durante questa giornata bollente di metà giugno. Non ho idea di quando Filippo arriverà, né tantomeno se intenda citofonare alla mia porta per entrare come niente fosse. Con una t-shirt bianca e i capelli bagnati e disordinati a ricadermi sulle spalle, sto ascoltando distrattamente le parole di Carolina al telefono sul divano del salotto; mi racconta degli ultimi due giorni che ha trascorso in buona parte in compagnia di Alessandro, e mi sta chiedendo la mia opinione riguardo il suo interesse verso di lei, quando sento dei leggeri colpi alla mia destra. Mi alzo di soprassalto e quasi mi cade il telefono di mano. Mi avvicino alla porta di ingresso mentre Carolina mi dice che non riesce proprio a capirlo, di cos'altro ha bisogno per comprendere che lei è perdutamente innamorata di lui? Apro la porta e compare Filippo, più raggiante che mai, gli occhi che brillano, il suo odore di buono che mi arriva dritto alle narici: il solo vederlo mi fa sentire più molli le ginocchia.

"Ehm... Caro, ti chiedo scusa, ma ora devo proprio lasciarti", mormoro al mio smartphone senza staccare gli occhi da lui che è entrato chiudendosi la porta alle spalle.

"Un momento, è arrivato Filippo? Non posso crederci, in diretta proprio davanti a me! Dio mio come sei fortunata, mi raccomando, andateci piano stasera, ché non voglio sentirvi gridare fino a casa mia...-"

"Sì, contaci, ciao!", la interrompo chiudendo la telefonata con una risata.

Filippo si avvicina a me e mi abbraccia senza parlare, tirando un forte sospiro, come di sollievo, come se  potesse liberarsi di un peso, ora che finalmente è qui con me. Mi sovrasta tanto che la mia testa poggiata su di lui arriva a malapena all'altezza dello stomaco, e le sue braccia potrebbero cingere il mio bacino facendo un doppio giro. Mi abbandono contro di lui inspirando il suo odore e sentendo come un palloncino d'aria salirmi al petto e liberarsi in volo. Alzo gli occhi verso di lui e gli do un bacio veloce sulle labbra.

"Che bello averti qui", gli dico spontaneamente, stringendolo più forte.


"Avevo davvero voglia di parlare un po'". Sento Filippo parlare per la prima volta da che ha messo piede qui dentro. Si stacca dalle mie labbra e mi accarezza una guancia, assorto.

"Non mi sembra che stessimo parlando granché", gli rispondo senza trattenere una risata. Siamo seduti sul divano, ho le gambe incrociate e le braccia intorno al suo collo.

"Vero, ma ho riflettuto molto oggi. Mi sono accorto di non averti trattata proprio da gentiluomo". Mi prende le braccia e le slega dal suo collo.

Lo guardo con la testa inclinata. "Di cosa stai parlando?"

"E' stato tutto talmente veloce che non ho avuto nemmeno il tempo di riconsiderare il tutto. Portiamo avanti... questa cosa" fa un gesto indicando alternativamente me e lui con un indice. "da pochi giorni, e ogni volta che ci siamo visti... beh, ci siamo saltati addosso", si passa una mano sulla testa. "Le poche occasioni in cui ci siamo trovati soli abbiamo parlato ben poco. Non vorrei che ti facessi un'idea sbagliata".

Mi trovo a sorridere senza potermi trattenere, arrossendo. Si sta preoccupando davvero che io pensi lui voglia solo del sesso da me?

"Io tengo a te moltissimo", lo dice prendendomi le mani tra le sue e baciandole. "Non sai quanto". La sua voce è quasi un sussurro. "Non riesco a resisterti e penso a te ogni minuto. Ma non penso solo a quanto sei bella e quanto... quanto vorrei strapparti i vestiti di dosso quando ti vedo. Penso a te che compri dischi anni Ottanta, a te che ti addormenti in giardino, al tuo modo di nascondere il viso quando ridi..." si interrompe inspirando a fondo, mentre il mio cervello smette di ricevere ossigeno dalle vene. "Io, queste cose di te... le amo", e mi sorride incerto.

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