Your candle burned out long before your legend ever did

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"Non è educato presentarsi alla porta di una signora e rimanere impalati senza presentarsi, glielo hanno mai detto caro?"

"Ha ragione, sì, scusi." Si riscuote Simone, si guarda la punta delle scarpe e arrossisce appena prima di schiarirsi la voce "Sono Simone, Simone Balestra."

La donna gli sorride cortese, ma non sembra aver compreso pienamente, una parte di Simone spera che sia perché non ha scandito bene le parole, un'altra sa perfettamente perché la donna sembri così poco colpita e rabbrividisce appena mentre un nodo gli si forma alla bocca dello stomaco.

"Sei qui per l'intervista?" Continua a chiedere la donna, mentre si guarda un'ultima volta allo specchio sistemandosi il preciso caschetto candido con le dita.

Il giovane uomo si guarda intorno, per un attimo boccheggia, non ci ha ancora bene preso l'abitudine, e in realtà sa che non ce la prenderà mai, farà sempre male.

Non può pensare che un giorno potrebbe-

Si dipinge in faccia un sorriso cortese "Sì, sì, sono io. Vuole rimanere qui o preferisce andare nel cortile?" Chiede alla donna anziana, con gentilezza.

"Dammi del tu caro, o finirò per sentirmi con un piede nella fossa." Ride la donna, e per un solo millesimo di secondo qualcosa di buio le passa nel luccichio degli occhi che fanno sparire le rughe pronunciate del viso cordiale.

Dura solo un attimo, ma Simone ne riconosce le fattezze, accade sempre più di rado.

"Vieni siediti qui." Gli dice poi, accomodandosi al piccolo tavolo che ha nella stanza.

C'è un centrino bianco sopra, glielo ha portato lo stesso Simone due o tre settimane prima, la donna diceva che quella stanza le metteva tanta tristezza, e lui ha cercato di rendergliela meno sconosciuta, meno anonima, per quanto sia praticamente impossibile, dato che è lei stessa ad esserlo per se stessa.

"Allora signora Virginia," gli si spezza di poco il fiato in gola, che sono ormai sei giorni che non la chiama nonna, e le volte che lo fa la donna lo guarda con sguardo sorpreso, come fosse un pazzo "Per quanto si fermerà in Italia?"

Le pone sempre le solite domande, ché la testa di sua nonna le ha creato l'illusione di essere ancora quella Virginia Villa in giro per l'Europa nei più famosi teatri, e provare a spiegarle il contrario sembra essere impossibile.

"Oh, beh, caro, una come me non lo può mai dire, dipende..." sbuffa elegantemente Virginia, alzando gli occhi al cielo, quel modo divistico di fare che negli anni aveva sempre più attenuato, prima che tutto questo accadesse "Se non sbaglio la prossima settimana sarò a Berlino, dovrò mettere in scena Casa di Bambola di Ibsen, avrò il ruolo di-"

"Nora." Simone fa in modo di poterlo dire all'unisono con lei.

La donna lo guarda in volto, acuisce lo sguardo come stesse tentando di intuire i contorni di una figura sfocata da lontano "Sì, esatto, di Nora."

Al nipote gli occhi si fanno un po' lucidi "Sai, era il ruolo preferito di mia nonna quello di Nora. Amava Ibsen, ogni opera, ma mi ha sempre ripetuto quanto Nora fosse centrale e importante come personaggio femminile teatrale, come il suo monologo la emozionasse ogni volta."

La donna gli sorride, deve percepire l'emozione di Simone, ché un poco si avvicina e gli lascia una carezza su una guancia "È bello che giovane come sei tu conosca una cosa come questa, tua nonna è stata molto intelligente a insegnartela."

"La migliore." Annuisce lui, e nel farlo fa in modo che la guancia entri in contatto il più possibile con il palmo di sua nonna, per avere almeno l'illusione che lo stia accarezzando come faceva una volta.

Una promessa è una promessa Where stories live. Discover now