L'amore è cieco e vede da lontano

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E' sera. Il sole cala. Placido, si tuffa in un lago di riflessi dorati.

Ho un nodo in gola... Mi sento vuoto, dentro. Non è fame! Anche questo, è strano.

Passeggio, provando a scansare gente rannuvolata.

Scendo dal marciapiede e prendo un mezzo, al volo E' pieno come un uovo! Marcio... Spingono. Manca poco che mi sbudellino contro una porta... S'apre. Schizzo via. Svolto un angolo e, in lontananza, la meta. M'avvio verso il luna park.

All'ingresso, trovo un cancello verde e il cartonato gigante del cavernicolo con la clava.

- Yabadabadoo! - saluta, a bocca larga.

Non c'è confusione...

- E' un giorno di sorprese! - penso.

Raggiungo la ruota panoramica.

Da destra, entro nella cabina. Da sinistra, contemporaneamente, entra lei.

Il cuore accelera, il sangue affluisce tutto alla testa, le orecchie fischiano, la vista s'annebbia.

- Martino, non svenire! - m'impongo.

Lei, nonchalance a fiumi, adagia le forme sul sedile, mentre succhia e morde marshmellows colorati.

Vorrei essere quella sfumatura di colore, tra il rosa ed il giallo, su cui indugiano le sue labbra tumide. Sto sudando...

La ruota parte e gira... Il mondo si capovolge, rotola, finisce a soqquadro, si liquefà, guardando lei. Mi rannicchio nell'angolino. Lei, con studiata flemma, mi sorride. Indica il sedile, invitandomi a rilassarmi. E' come esortarmi a scrutare galassie in espansione.

Il cielo è viola, striato di zucchero filato... Non sto capendo molto. I suoi occhi sono fanali e racchiudono scintille divine. Ecco, il mistero.

E' buio e freddo. Decidiamo di scendere. Passeggiamo, fra viali illuminati d'odori nuovi.

- Saranno i suoi feromoni... – vagheggio.

La tallono... Per udirne e respirarne il fiato.

Inizia a correre, ride. Raggiunge una villetta con giardino. L'erba s'ammanta d'un velo di ghiaccio. Saltiamo nell'oscurità d'una finestra aperta. La casa è deserta. Sprofondiamo nel divano, saltiamo sul tavolo, guardiamo in dispensa, ci avvolgiamo fra lenzuola e asciugamani ricamati. Testiamo il tapis roulant. Assaggiamo tramezzini e biscotti.

Lei mulina intorno. E' una follia! Potrebbero scoprirci e come giustificarci? Effrazione d'amore? Cogito mentre lei rifulge... Piccola incantatrice! Vorrei solo placcarla... sino al mio rifugio e, se penso altro, mi parte un tic.

Siamo dentro un turbinio di gioia sincrona. Mi sfiora. Sensuale, mi graffia la pelle. Mi bacia, lasciandomi di sale...

Capperi! Dei rumori. Una luce s'accende, da qualche parte.

Ci blocchiamo. Con gli sguardi, ci capiamo. Molliamo una gonna d'organza sul pavimento, cercando l'uscita. Ora, pare più altina. Ma, c'è una scala. In fretta e furia, la usiamo.

Scendendo, una scheggia di legno mi fa gridare come una iena. Non mi sente nessuno perché urlano anche da dentro casa. Perdo l'equilibrio, rischiando di rovinarle addosso. Lei si sposta. Precipitando, annaspo. Afferro una falena di passaggio. Magari, avere le sue ali!

A terra e contuso, lei spia i miei segni vitali.

- Questa è tua! - le offro il lepidottero in dono.

Mi scruta, dubbiosa.

- E' una promessa... - spiego.

Vorticando, la sua coda mi accarezza, s'intreccia con la mia.

- Squit! Squit!

- Anch'io, topolina... Squit! Squit!

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Pelle d'oca e di volatili variWhere stories live. Discover now