Cap. 1 - Sunday

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Il pugno che batteva contro il legno bianco risuonava quasi quanto il battito del mio cuore nelle orecchie.

Non riuscivo a sentire altro, se non quel pompare furioso che mi ricordava di stare per incontrare di nuovo lui.

Guardai il 123 sulla porta allontanarsi e lasciare spazio al viso del bellissimo ragazzo che non riuscivo a togliermi dalla testa da quando avevo dodici anni.

Sette anni di devozione al migliore amico di mio fratello, che mi vedeva come un moccioso appiccicoso. Ricordavo ancora la sensazione delle sue dita tra i capelli quando me li scompigliava per salutarmi.

Le stesse che stava stringendo sullo stipite mentre il suo sguardo studiava la mia figura e si soffermava sui tatuaggi sparsi lungo l'intero braccio.

«Continuano sulla spalla» lo informai, cercando di trattenere il nervosismo e l'eccitazione.

I suoi occhi castani si fissarono nei miei. «Hai sbagliato stanza.»

Il 123 quasi mi schiaffeggiò.

Non mi aveva riconosciuto.

L'amore della mia vita non sapeva più chi fossi.

Deglutii l'amarezza e bussai ancora; aprì di nuovo e stavolta i suoi occhi si legarono direttamente ai miei: niente viaggi lungo il mio corpo muscoloso messo in mostra dalla canotta bianca e dai jeans strappati.

Mi ero impegnato così tanto per colpirlo che avevo finito col rendermi irriconoscibile?

«Sono Jungkook.»

Le sue labbra si tesero in un accenno di sorriso. «Sei cambiato parecchio.»

Infilai le mani nelle tasche anteriori e alzai le spalle, mascherando quanto fossi felice di averlo sorpreso. «Sono cresciuto anch'io, hyung.»

«Sono veri quei pezzi di ferro?»

Accarezzai con la punta della lingua la spirale al lato destro del labbro. «Non ti piacciono?»

Fu lui stavolta ad alzare incurante le spalle. «Immagino debba abituarmi a questa nuova versione di te.» Allungò il braccio e mi arruffò i capelli. «Sei anche più alto.»

Mi chinai appena sul suo orecchio, coprendo quei pochi centimetri di differenza. «Sono cresciuto ovunque

«Tranne che qui», picchiettò la mia tempia con l'indice e gli afferrai il polso.

Non c'era qualcosa che volessi fare con il suo esile polso stretto tra le dita tatuate; avevo solo bisogno di sentire la pelle e il battito attraverso quel punto delicato.

«Il tuo corpo sarà cambiato, ma i sentimenti che traspaiono dai tuoi occhi sono gli stessi di sempre.»

Così come era uguale il suo sorriso dolce, che mi aveva fatto innamorare di quella bocca quadrata che desideravo baciare.

Ma non potevo farlo, quindi baciai il dorso della mano e non la trattenni oltre, non sapendo come avrebbe reagito davanti alla mia nuova sicurezza.

Meno male che non poteva accorgersi di quanto mi tremassero le ginocchia!

«Jungkook» disse soltanto, trascinando le lettere. Neanche il modo in cui mi sgridava era cambiato, a quanto pareva.

«Lo sai quanto mi piaci?»

Chiuse gli occhi e sospirò, portandosi una mano sulla fronte. «Non ti è ancora passata in questi due anni nei quali non ci siamo visti? È solo una stupida cot-»

Gli tappai la bocca con la mano, cercando di ignorare le labbra morbide contro il palmo. Posai la fronte sulla sua, con i nasi che si sfioravano e i suoi occhi sgranati pieni di panico che fissavano i miei.

Seven Days [taekook]Where stories live. Discover now