-Capitolo 36-

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(2 mesi dopo

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(2 mesi dopo..)

Talìa:
"Sono contenta che tu sia tornata a frequentare Erik." Dice mamma non appena apre la porta di camera mia.
Le vado incontro per alleggerirle il peso sulle braccia e afferro la pila di vestiti stirati per poi sistemarla direttamente nel mio armadio.
Tra tutti gli abiti profumati scelgo un jeans nero attillato e un maglioncino color panna con alcuni bottoni graziosi che lo caratterizzano.
Senza fiatare mi chino sulle ginocchia per infilare anche gli anfibi neri, mentre mamma si siede sul mio letto e comincia a fissarmi.
"Mi piace questa nuova Talìa." Conclude infine cercando di estrapolarmi qualche informazione, che come al solito non arriva.
Io lo vedo dal suo sguardo.
C'è qualcosa che vuole sapere, forse più di una cosa. Ma dalla mia bocca non uscirà mai nulla.
"Già. Io e Erik abbiamo fatto pace."
Questa non è la verità. Semplicemente, quando capita vado a trovarlo in ospedale.
Dovrei lasciarlo marcire in quella dannata camera spoglia visto ciò che mi ha causato in passato, eppure gli sto dando la possibilità di redimersi. Secondo lui, può cambiare.
Questo in teoria dovrebbe essere il suo modo di chiedermi scusa per tutto.
"Sei sempre stata una ragazza brillante tesoro. E sono molto contenta che Erik ti stia dando la possibilità di uscire da questo quartiere, da questa gente malfamata che porta soltanto problemi." La delusione è scolpita sul suo volto quando le lancio un'occhiata quasi scioccata.
Sono io che lo sto tirando fuori da quel limbo di follia in cui era precipitato!
"Non intendevo dire.." Continua a parlare ma la interrompo prima che sia troppo tardi.
"Mamma, ne abbiamo già parlato. Non voglio più tirare fuori certi argomenti." Sospiro indossando un cappotto lungo che fino a due giorni fa nemmeno ricordavo di avere.
Ma si abbina al maglione, quindi è okay.
"Talìa. Aspetta." Mia madre mi rincorre quando mi precipito in sala da pranzo intenta a cercare la mia sciarpa e il cappello di lana.
Dovrebbero trovarsi sull'attaccapanni maledizione. Com'è possibile che sparisca sempre tutto in questa casa?!
"Mamma scusa ma sono di fretta."
Sono le sette e mezza del mattino e sono estremamente in ritardo, come al solito.
"Un momento.. accidenti a te! Voglio solo parlare, capire.. ne ho il diritto." Non ho la benché minima intenzione di arrivare tardi al lavoro ma quando mia madre ci si mette, non c'è nulla che lei impedisca di arrivare al suo obiettivo.
Infatti prima ancora che tenti di voltarmi lei mi sta già bloccando il passaggio.
Sospiro roteando gli occhi al cielo mentre mamma alza le mani il segno di resa.
Mi sta maledicendo nel dialetto siciliano.
"Che cosa c'è mamma?!" Assumo una posizione rigida e non ho dubbi che lei se ne sia accorta.
"Sono tua madre e mi preoccupo per te, figlia. Da quando le autorità hanno rilasciato me e tuo padre sei diventata un'altra persona." La sua voce è più tesa ad ogni parola che pronuncia, così come le mie spalle e il resto del corpo.
Non ho mai aperto questo argomento con i miei genitori.
No no ho avuto il coraggio di raccontarli ciò che ho passato nei giorni in cui quella gente li stava interrogando alla centrale antimafia, anche perché loro mi hanno confessato di essere stati trattati molto bene, quindi non c'è bisogno che rovini loro il sonno.
Non lo meritano.
Da quanto ne so, quella sottospecie di sequestro alla fine si è scoperto essere soltanto un lungo interrogatorio, che ovviamente non è servito a nulla dato che i miei genitori non avevano materiale da offrirgli.
Quindi non sono stati coinvolti.
Possono continuare a pensare che la loro dolce figlia non abbia sofferto, che in quell'arco di tempo sia rimasta a casa ad aspettarli preoccupata, senza inciampare di nuovo in quel mondo che aveva promesso di tenersi lontano. Soprattutto, senza che la mafia riuscisse ad influenzare anche lei.
È più sicuro così.
"Quali autorità? Parli di quegli stronzi che vi hanno prelevato dalla nostra casa senza diritto e abusando dei loro poteri?" Porto le mani dietro la schiena perché soltanto a nominarli mi esaspero.
"Talía! Non devi dire queste cose di chi è dalla parte della giustizia!" Se soltanto sapesse. Se sapesse che in realtà queste persone sono quelle che hanno fatto meno tra tutti..
Mi riprendo dai pensieri quando d'un tratto la sua mano mi sventola davanti agli occhi il cappellino e la sciarpa che stavo cercando.
Arriccio il naso.
Questa donna oltre ad essere bravissima a farmi saltare i nervi è anche magica.
"Non mi piace che utilizzi queste parole. Credo che tu ti sia fatta influenzare un po' troppo da certa gente, tesoro." Prima che si lanci in una delle sue lunghe teorie sono già alla porta d'entrata.
Mio padre si trova al lavoro in questo momento, per fortuna aggiungerei, altrimenti anche lui saprebbe esattamente come portarmi all'esaurimento di prima mattina con tutte queste domande.
"Sei troppo stressata!" Urla di nuovo la donna alle mie spalle prima che io riesca a chiudere in tempo la porta.
Già. Sono stressata e troppo incinta! Vorrei risponderle.
Nonostante questo scuoto la testa fingendomi divertita, anche se non lo sono affatto, e dopo averla salutata mi incammino rapidamente verso la fermata dell'autobus.
Al momento nessuno sa del mio stato, nemmeno le mie migliori amiche. Credo però di non riuscire più a mantenere il segreto.
Il mio corpo sta cominciando a cambiare, anche il mio appetito e le nausee aumentano ogni giorno che passa, facendomi subire enormi sbalzi d'umore che di conseguenza si ripercuotono sulle persone che mi stanno intorno.
Non so il perché, ma non sono riuscita ad accennare l'argomento a nessuno. Che cosa penserebbero di me e di questo bambino?
Tutti quanti odiano gli Scalise. Quella famiglia è considerata il marcio della nostra società, il male in persona. In particolar modo, lui.
Soltanto a nominare quel cognome sento il mio cuore fare una capriola nel petto.
Sono mesi che non ho sue notizie..
Mesi in cui continuo a sgusciare di nascosto in quel dannato buco delle torture senza ottenere un bel niente. Tutte e diciannove le volte in cui mi sono presentata in carcere durante l'orario delle visite, chiedevo ovviamente di avere un confronto con Deian ma gli agenti mi hanno sempre rimandata indietro con delle banali scuse.
"Oggi ha la febbre."
"Al momento si trova in isolamento."
"È già impegnato con un'altra visita."
Qualcosa di straziante.
Ma non c'ho rinunciato. Prima o poi si stancherà e cederà finalmente.
"Buongiorno mia Rapunzel. Ti hanno mai detto che hai dei capelli splendidi?" Commenta Michelle facendomi ridacchiare per il modo in cui li intreccia tra le dita pitturate di rosso.
"Buongiorno anche a te amica. Comunque si.. Erik me l'ha detto più volte."
Ecco che improvvisamente il suo sguardo si assottiglia mentre molla velocemente i miei capelli e sospira.
"Ancora con quel coglione? Nemmeno aver perso la lingua tiene a bada i suoi pensieri da maniaco del cazzo?" Sgrano gli occhi per il suo linguaggio.
"Talìa, tu sei troppo buona con lui. Ricordati che il lupo perde il pelo ma non il vizio, sta soltanto fingendo in questo momento perché vuole la tua compassione e sopratutto la tua.."
"Ho capito. Grazie Michelle." La interrompo prima che sia troppo tardi, anche perché ci sono altre persone alla fermata dell'autobus e lei sta leggermente esagerando con il tono di voce.
"Dico solo le cose come stanno." La mora scrolla le spalle e riprende a fumare la sua sigaretta come se niente fosse.
Nel frattempo arriva anche l'autobus, ci accomodiamo nei primi sedili liberi e continuiamo a chiacchierare.
Da qualche settimana a questa parte io e Michelle abbiamo trovato lavoro in un ristorante che una coppia di signori benestanti ha inaugurato da poco.
Si trova a pochi minuti di distanza dalle nostre abitazioni. È un vero peccato che Dani non abbia accettato la proposta come cameriera, altrimenti saremo state assunte tutte e tre.
Lei però ha già un lavoro proprio sotto casa. La invidio sotto questo aspetto.
In questo periodo dell'anno si gela, soprattutto di prima mattina. Infatti ho tutto il naso rosso.
"Ehi, mi stai ascoltando?!" Michelle mi strappa dalle mani il bigliettino che ho appena trovato nella tasca del cappotto e che adesso sto arrotolando senza pensarci minimamente.
Nella mia mente probabilmente sto ancora dormendo.
"È il numero di qualche ragazzo?" Sghignazza lei aprendo di getto il pezzo di carta.
Faccio spallucce senza immaginare che cosa ci sia scritto dentro, ma dallo sguardo scioccato che mi rivolge improvvisamente capisco che non è nulla di buono.
Sembra che abbia appena visto un fantasma.
"Che cosa ti succede adesso?" Le domando stranita, mentre i suoi occhi scivolano automaticamente sul mio ventre.
Respiro a fondo.
"Per quale motivo hai un cazzo di volantino per i corsi pre-parto nel cappotto?!"
Merda.
"Cosa?!" Quasi urlo attirando l'attenzione di tutte le persone.
L'ansia prende subito il sopravvento togliendomi le parole di bocca, mentre Michelle mi fissa con la speranza che possa darle una spiegazione plausibile.
Incateno il mio sguardo nei suoi occhi che sono lucidi e sgranati.
Oddio, non ero preparata a questo. Che cosa le dico adesso?!
"Cristo.. ti prego dimmi che non è come penso Talìa." Appoggia la testa contro il sedile e subito dopo trascina le mani tra i capelli scuri.
Si, è tutto vero. Ma ti prego stammi vicino e non lasciarmi sola, non farlo anche tu.
"I-io.." È tutto ciò che riesco a dire prima che lei cominci ad imprecare sotto voce, scuotendo la testa e serrando la mascella come se fosse davvero arrabbiata con me.
"Mi dispiace tanto. Io avrei voluto dirtelo ma.." La sua voce pungente mi mette a tacere.
"Oddio!" Si dispera.
"È di Deian?" Domanda poco dopo, guardando un punto fisso davanti ai suoi occhi.
Questa scena mi sembra di averla già vissuta.
Proprio per questo motivo sposto la testa verso il basso, perché sono una codarda che ha paura di ammettere la tremenda verità, perché teme che la gente l'abbandoni, di nuovo.
"Che stupida.. ovvio che è suo figlio! Avrei dovuto immaginarlo. Per questo motivo l'altro giorno ti sei inventata tutte quelle stronzate sulla dieta, sul cibo spazzatura, giusto?! Per questo.. sei così diversa.. stanca e sempre irritata dal mondo intero." Dice collegando alcune vecchie scene a questa scoperta.
"Si. È per questo." Ammetto finalmente.
Lei comincia a strofinare i palmi delle mani contro il tessuto del suo pantalone di lana, facendo avanti e indietro con il busto come se cercasse di dondolare per riuscire a calmarsi.
È una specie di tic nervoso che ha sin da bambina.
Infatti le afferro la mano ed ecco che il suo sguardo si allaccia con il mio.
È agitata, me ne rendo conto dal modo in cui ritrae il polso.
"È una situazione complicata per me. Non è affatto facile parlarne, credimi Mish." La mia voce è a malapena udibile perché ho paura persino della mia ombra in questo momento, ma quando la vedo annuire lievemente il mio corpo si affloscia contro il sedile.
Mi sento subito più serena, tanto da riuscire a parlare e a mettere in piedi un discorso che sappia spiegarle quello che è successo.
A quanto pare però, lei non ha intenzione di darmi tregua.
"Di quante settimane sei incinta?" Domanda velocemente.
"Tre mesi, a dir la verità." Mi mordo il labbro e lei spalanca la bocca.
"Tre mesi?!" Strepita scioccata. Quasi non collassa.
"Non ho avuto la possibilità di fare nessuna visita di controllo, né di discutere con qualcuno che fosse esperto nel settore ma se la matematica non è un opinione, dovrebbero essere tre mesi e qualche giorno per l'esattezza."
Mi guarda e so che tutto questo per lei è uno shock.
Non l'ho mai vista in questo stato.
"Che cosa significa che non avevi la possibilità di farti visitare?! Ma dico, ti sei bevuta il cervello?! Avresti dovuto fare qualcosa sin dall'inizio maledizione!" Una vampata di calore mi percorre la spina dorsale.
Subito le rivolgo un'espressione confusa, mentre mi chiedo se mi stia prendendo in giro o se davvero stia pensando che potrei mai avere il coraggio di interrompere una vita che cresce dentro di me.
Una vita che ho creato anche io.
Lei potrebbe davvero vederla in questo modo ma non mi interesserebbe, io ho già preso la mia decisione e non cambierò idea.
Ci rimarrei male, questo senza ombra di dubbio.
"Non avevo abbastanza soldi per pagare una visita privata e non mi fido delle ciarlatane che vagano per la città senza esperienza. Avrei potuto prendere delle infezioni. La maggior parte degli strumenti che usano quelle donne non sono nemmeno sterilizzati." Mentre parlo Michelle rimane silenziosa e immobile per qualche secondo, riflettendo e studiandomi con quegli occhioni che mi fanno sentire esposta.
Non batte ciglio così le allungo di nuovo la mia mano che trema.
Quando l'afferra i miei occhi diventano lucidi all'istante, proprio come i suoi che adesso sembrano essersi persino addolciti.
Poi improvvisamente mi abbraccia.
Mi stringe tra le sue braccia come se mi stesse dicendo chiaramente:
"Ei, tu ricorda che mi troverai sempre dietro l'angolino della porta che hai chiuso a chiave.
Che cercherò di osservare dalla serratura i tuoi traguardi e i tuoi successi, e proverò ad ascoltare il tuo dolore cercando di farlo un po' più mio.
Non andrò via. Non pensarlo mai."
Sono stata una sciocca.
"Intendendo dire che avresti potuto parlare con me e con Dani e avremmo prenotato la visita insieme sin dall'inizio, è una cosa importante. Ti avrei aiutata Talìa, non avresti dovuto aver paura della mia reazione." Lo dice talmente sinceramente che mi sento una stupida per aver dubitato di lei.
Trascino così le dita sul cuore.
Per mesi sono stata costretta a nascondere questo piccolo tesoro, per timore che gli altri mi giudicassero e che mi lasciassero sola.
Finalmente adesso quella serenità che sembrava scomparsa invece è riapparsa. La mia mente è in pace.
Glielo confesso mentre intrecciamo le nostre mani per darci forza a vicenda.
Ho sbagliato. Avevo paura.
"Scusa. Mi dispiace molto." Sussurro sincera.
"Non scusarti Talía. Avrei dovuto capire che qualcosa non andava in te, è anche colpa mia." Le voglio così bene.
La cosa di lei che amo più di tutte è il modo in cui mi cura le paure. Oppure il fatto che mi trasmette sempre coraggio o il modo in cui si prende cura di me ogni volta che ne sento la necessità.
"In questo momento ho solo bisogno che di conoscere tutta la verità, per filo e per segno. Sei la mia migliore amica e sono arrabbiata, si, perché non avresti dovuto affrontare tutto questo da sola. Non lo permetterò ancora perciò sputa il rospo e niente più segreti tra di noi, promettiamolo."
Sorrido tra le lacrime. È così speciale..
"Te lo prometto Mish. Niente più segreti tra di noi."

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STAND BY ME.Where stories live. Discover now