capitolo 1

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Stavo tornando da lavoro in macchina ascoltando Lithium dei Nirvana, pensavo a quanti omicidi erano stati commessi in questi tempi e sinceramente non ne volevo incontrare l'artefice. Strinsi il volante e aumentai il volume della radio rilassandomi con quelle bellissime note che avvolgevano l'abitacolo. spostai lo sguardo alla mia destra vedendo un ragazzo disteso per terra con una spalla insanguinata, deglutii velocemente e accostai vicino al marciapiede, perché nessuno l'aveva aiutato?Scesi dalla macchina correndo verso il ragazzo che respirava a fatica mugugnando parole incomprensibili, lo presi sotto da sotto la testa e lo misi a pancia in su. Non ci potevo credere, il suo viso era sfregiato da due tagli che gli partivano dalla bocca fino ad arrivare agli zigomi e le palpebre erano bruciate. Deglutii e in quel momento un ricordo mi attraversò la mente facendomi irrigidire i muscoli delle braccia. Lui era il killer.

Presi il coltello che era vicino al suo corpo e me lo misi in tasca, in fondo era ferito e non potevo lasciarlo così. Ero un infermeria e poggiando la mia mano sulla fronte potei notare che aveva anche la febbre, beh aveva un taglio molto profondo. Lo alzai lentamente e lo feci sdraiare sul sedile del passeggero allacciandogli la cintura. Se lo portavo in ospedale di certo lo avrebbero arrestato, cosa che volevo, ma avrebbero interrogato anche me e di certo non volevo rimetterci la carriera di infermiera per colpa sua. Lo avrei portato a casa, li avevo tutto il materiale per guarire la sua ferita. Lo guardavo mentre stava respirando faticosamente, mi parve che in quel momento si fosse svegliato, ed infatti fu così. Non lo volevo vedere, chiusi la portiera ed incominciai a guidare verso casa, in quel momento ero tesa, dopotutto ero in macchina con un assassino che aveva sterminato più di metà città in un mese . Si guardava intorno spaesato e poi si mise ad osservarmi, lo sentivo anche se non lo guardavo.

killer:- come sono finito qui? e tu chi cazzo sei...?- si portò una mano sulla spalla ansimando dal dolore, lo squadrai da capo a piedi minacciosa, sospirai e ritornai a guardare la strada in quel momento non gli volevo dire nulla. Avevo una regola fondamentale: aiutare chi aveva bisogno anche se era un killer. Mi portai una mano tra i capelli, fissando quello che era il cancello di casa mia. Parcheggiai davanti a casa e scesi aprendo poi la portiera del killer che mi stava sbraitando contro di lasciarlo, ma la sua forza in quel momento era pari a quella di una bambina. Risi a quei pugnetti che non mi facevano praticamente niente ed aprii la porta di casa sentendo i miagolii del mio gattone nero Sebastian. Portai il ragazzo sul divano in salotto e andai a prendere l'occorrente per medicargli la ferita sulla spalla, stranamente era tranquillo e questo di certo non mi dispiaceva. Ritornai in salotto ma non lo vidi e sbuffai, non avevo voglia si giocare a nascondino quindi si doveva muovere a saltare fuori o l'assassino li diventavo io. Sentii una presenza dietro di me che mi prese le mani facendomi cadere le garze e il resto tappandomi la bocca con la bocca, era lui ovvio. 

killer:- perché mi aiuti?- non gli volevo parlare e di certo non era gradevole stare in quella posizione, gli morsi la mano facendolo gemere dal dolore. Ero molto arrabbiata come si permetteva? Lo presi per l'orecchio e lo feci sdraiare a forza sul divano facendolo sussultare. Raccolsi le garze e i vari disinfettanti e mi diressi da lui che a quella visione sgranò gli occhi ancora di più mimando un no con la testa. 

io:- non mi dire che un killer come te ha paura di un po' di disinfettante e qualche punto di sutura vero?- lo dissi in tono malizioso facendolo sospirare. Gli tolsi la felpa, e no io non mi distraevo dal suo fisico, presi la sua felpa facendogliela stringere con i denti ed incominciai a ricucirgli il taglio, che era davvero profondo. Dopo un'ora di 'stai fermo' e 'se ti muovi divento io l'assassino' riuscii a medicargli la ferita. Mi tolsi il sudore che avevo in fronte con una mano e guardai il ragazzo che adesso stava dormendo bello beato sul mio divano. Mi alzai e andai in cucina a preparare la cena per me e lui, faceva strano preparare qualcosa per un'altra persona, soprattutto un killer. Pensai e ripensai a quello che era successo, in fondo mi poteva uccidere in qualsiasi momento, ma no lo avrei ucciso prima io a suon di calci nei gioielli. Andai al pc con una tazza di camomilla fumante tra le mani, andai su internet ma fui interrotta dal ragazzo che si stava lamentando nel sonno dicendo parole senza senso tipo 'liu'. Non ci feci caso e digitai " killer famosi" andai su google immagini e li vidi delle fan art del ragazzo, si chiamava Jeff, Jeff the killer. - nome originale- penso e cerco qualcosa che mi possa aiutare a capire chi era veramente Jeff, arrivai su un sito che raccontava la sua storia. Incominciai a leggerla sorseggiando la camomilla che intanto si era leggermente raffreddata. 

Mi misi una mano nei capelli dopo aver letto quella storia e vidi Jeff che si era messo a sedere sul divano guardandomi. Si alzò e deglutii leggermente fissandolo negli occhi. 

Jeff:- così hai letto la mia storia eh? Ma ora dimmi perché cazzo mi hai aiutato- la finezza non era proprio il suo forte a quanto vedevo. 

Io:- perché si. Comunque ringraziami- dissi alzando il sopracciglio destro portandomi alla bocca l'ultimo sorso di camomilla nella tazza. Si voltò e si rimise sul divano rannicchiato dall'altra parte così da non potermi vedere, certo che era peggio di un bambino eh! Sbuffai e mi diressi in cucina poggiandomi con la schiena al frigo spostando alcune calamite. Fece per parlare ma lo bloccai subito dopo guardandolo entrare in cucina - si può sapere che ci facevi in strada mezzo morto!?-. Non disse niente anzi fece spallucce alzando le mani in segno di resa. 

io:- vuoi mangiare qualcosa?- fece cenno di si con la testa e iniziai ad apparecchiare la tavola circolare con piatti e bicchieri. Si sedette sulla sedia che dava al salone stravaccandocisi su come se fosse a casa sua. Sbuffai e feci scaldare la pasta con il ragù che avevo preparato poco prima, mi sedetti anche io davanti a Jeff che mi guardava in cagnesco. Feci un leggero sorriso e gli presi il piatto da sotto gli occhi e lo riempii di pasta che divorò in un secondo. Effettivamente avevo fame anche io ma mi trattenni così da non sembrare un maiale e risistemai la tavola. Mi portai le mani vicino alla bocca e guardai fisso negli occhi Jeff che mi stava fissando a sua volta interessato.

Jeff:- lo so che sono bellissimo ma così mi sciupi-.

io:- ti sciupo un corno, ora. Che intendi fare?- 

Jeff:- ovvio ti uccido- a quelle parole i brividi mi fecero irrigidire i muscoli. Lo stavo ancora fissando quando decisi di fargli vedere il suo coltello da lontano tanto per vedere la sua reazione. Lo tirai fuori attirando la sua attenzione.

io:- lo rivuoi?- appoggiai il viso sulla mano e lo guardai maliziosa. Fece un si secco  con la testa e cercò di afferrarlo ma gli e lo impedii fermandolo con il braccio. Restammo in silenzio per molto dopo il contatto con il mio braccio e le sue mani, Jeff si rimise a posto battendo il piede velocemente era nervoso lo si vedeva benissimo. Sospirai e me ne andai in camera, però prima di arrivarci mi fermai sulle scale in legno guardando ancora Jeff che mi guardava con un filo di pazzia negli occhi. lo guardai alzando il sopracciglio destro e sempre sospirando gli indicai il divano.

io:- tu dormi li, per il momento starai qui da me che ti devo controllare la ferita, ma non approfittartene troppo. Buona notte- dissi secca e salii le scale che scricchiolavano leggermente sotto ogni mio passo. Andai in camera chiudendomici dentro per paura che quello psicopatico mi potesse venire ad uccidere. Mi cambiai e andai a letto sprofondando nelle braccia di Morfeo. 

my sweet killerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora