Hermes:
Quando avevo 5 anni i miei genitori fecero una specie di rituale con presenti tutti gli altri Dei per farmi andare nel mondo reale. "Sei forte" dicevano "Combatterai e sarai il migliore guerriero che l'umanità abbia mai visto" dicevano, e a me cosa importava? Assolutamente nulla ma non avevo potere di scelta.
Il giorno in cui arrivai sulla terra ferma ero da solo su una strada isolata e silenziosa in cui gli unici rumori erano i miei piccoli passi alla ricerca di un qualche posto per passare la notte. Camminai tutto il giorno e vidi per la prima volta il sole tramontare, era uno spettacolo, così ne approfittai per fare una pausa seduto su un grande sasso. Incantato dal panorama persi il conto delle ore infatti arrivò il buio a farmi visita.
Non ricordo con quale miracolo arrivai ai 25 anni con una casa ben tenuta; tuttavia in tutti quegli anni ho imparato l'autodifesa, difatti mi presero per diventare soldato. Durante gli allenamenti incontrai un ragazzo che pressoché aveva la mia età e mi attirò come una calamita: aveva gli occhi profondi e nocciola da cui non riuscivo a staccarmi, i capelli erano corti e ben tenuti anche se un po' ribelli e leggermente più scuri degli occhi, era meno muscoloso di me tuttavia aveva un'aria potente. Lui fu il ragazzo che prese possesso della mia armatura e della mia spada: Zefiro.

Quando mio padre mi chiese chi fosse il ragazzo dietro di me non sapevo cosa dire, non avevo paura di lui ma avevo paura se avesse capito che tra di noi c'era più di un'amicizia, tuttavia mi feci coraggio: "Zefiro, è un amico che ho conosciuto agli allenamenti durante l'esercitazione per soldati." Mi girai per un attimo verso Zefiro e alla parola 'amico' vidi il suo volto ratristirsi, avrei voluto dirgli che non avevo scelta. Guardai di nuovo mio padre e non saprei che espressione avesse, era come confusa e schifata allo stesso tempo. Non potevo nemmeno farmi un amico in quel mondo? Se anche fosse stato così non mi importava. "Amico." Risposi con un cenno della testa cercando di essere il più convincente possibile.
"Amico..." disse con un velo di voce Zefiro, sapevo che ci era rimasto male ma non era colpa mia, doveva capirlo.
"Spero per te sia solo un amico e niente di più" affermò sospetto per la scena vista poco fa. In tutto ciò mia madre cercava di metabolizzare di star vedendo suo figlio dopo tutti quegli anni, almeno a lei importava davvero qualcosa di me.

Zefiro:
Credevo che fossimo più di semplici amici ma a quanto pare mi sbagliavo.
"Davvero papà siamo solo amici, vero Zefiro?" Hermes con l'espressione quasi mi supplicava, avrei voluto dire di no ma mi limitai a sussurrare un si per niente convinto. "Visto! Siamo solo amici!" Affermò guardando Rhone.
Amici...mi risuonava questa parola nella mente come un disco rotto con la sua voce che la pronunciava ogni volta e non riuscivo a pensare ad altro.

Sua madre corse verso di lui per accoglierlo in un grande abbraccio caloroso come se davanti a sé avesse ancora quel bambino di soli 5 anni, non ci furono più parole da nessuno, si sentirono solo i respiri e il fresco di quel posto che mi fece venire i brividi.

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