17- incidente

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NOAH

Il motore ruggisce nella notte, ma dentro di me c'è solo un silenzio pesante. La pioggia batte sul mio casco mentre le strade sfrecciano sotto le ruote della moto.
Athena è solo un ricordo, un'eco delle parole dette troppo forte.

Le dita scivolano sul telefono, scrivo un messaggio nell'oscurità dell'incertezza:

"Athena, mi dispiace tanto. Vorrei poterti dire queste parole di persona. Mi manchi già, e vorrei che le nostre ultime parole non fossero state quelle di un litigio."

Il semaforo diventa un'ombra verde, il mondo sfuma. L'attenzione vacilla, e l'acciaio si piega come le emozioni intrecciate dentro di me. Il tempo rallenta mentre l'asfalto diventa un abbraccio freddo.

La mia mente si dissolve nel dolore, la realtà sfugge. Non vedo il futuro, vedo solo un'oscurità che si avvicina. Tra il suono dei pneumatici che stridono e il rumore sordo dell'impatto, una voce interiore sussurra che questo potrebbe essere l'ultimo capitolo.

Il dolore si diffonde, ma c'è qualcosa di più profondo che si spegne. La tristezza si fonde con la consapevolezza che il mio viaggio sta giungendo alla fine, e l'oscurità mi avvolge mentre mi lascio trasportare via.



ATHENA

Le parole di Noah danzano sullo schermo del mio telefono, una dichiarazione struggente di rimorso. La pioggia batte contro il vetro, e il mio cuore si contorce nel dolore mentre leggo e rileggo il messaggio. "Mi manchi già," sussurro, sentendo un nodo serrarsi nella gola.

Poi, improvvisamente, un'altra notizia si fa strada nella mia mente. Un'immagine dell'incidente, l'ambulanza urlante e l'oscurità che avvolge Noah. Non credo ai miei occhi, e il terrore mi attraversa come un fulmine. "Noah... no," le parole affiorano tremule sulle labbra.

La paura mi spinge ad agire, a cercare risposte che forse non sono pronta ad affrontare. Il cuore martella nel petto mentre corro verso l'ospedale. Il silenzio del corridoio sembra una preghiera che non posso esprimere.

Entro nella sala d'attesa, e l'aria è pesante di ansia. "Dove è Noah?" chiedo con voce rotta, gli occhi imploranti. Un infermiere mi guarda con compassione, e il mondo sembra rallentare. "È grave. Dobbiamo aspettare."

Il tempo si stira in un dolore senza fine. Il suono dei passi degli infermieri risuona come un conto alla rovescia. Poi, finalmente, vengo chiamata. Mi avvicino alla stanza, e il cuore batte all'impazzata. La porta si apre, e lì giace Noah, un fragile filo tra la vita e il buio.

Le lacrime scivolano senza controllo mentre stringo la sua mano fredda. "Noah, per favore, svegliati," sussurro, le parole appese nell'aria. La sua figura immobile è come un pugno al cuore, e la disperazione cresce dentro di me come un'onda inarrestabile.

Ricordo le sue parole, le scuse che ora suonano come un addio non pronunciato. "Mi manchi già," ripete la sua voce nella mia mente, e il dolore diventa un fiume che travolge ogni difesa. "Ti prego, Noah, non andartene," imploro, ma la risposta è solo il silenzio impenetrabile di un letto d'ospedale.

"Noah," sussurro, la voce soffocata dall'agonia. Le sue mani sono fredde quando le stringo nelle mie, cercando disperatamente un segno di vita. Il suo volto è pallido, il suo sguardo vuoto come una finestra chiusa su un mondo che non posso raggiungere.

Le infermiere si muovono in silenzio, ma ogni passo è come un martello nel mio petto. "Mi dispiace," dicono le parole di uno degli dottori, ma il loro significato è solo un ecosistema di dolore nel mio cuore.

Guardo Noah, il suo respiro diventa sempre più flebile, e la realtà si frantuma davanti a me. "Ti prego, resta con me," supplico nell'abisso del silenzio che si diffonde nella stanza. Le parole rimangono sospese, impotenti.

Noah chiude gli occhi, e il suo respiro si ferma. Un silenzio insopportabile riempie la stanza, e io rimango immobile, incapace di accettare ciò che è appena accaduto. Le lacrime scorrono senza controllo, la tristezza si infiltra in ogni angolo del mio essere.

La vita di Noah è diventata un ricordo, una melodia spezzata che non può più essere ascoltata. "Mi manchi già," risuonano le sue ultime parole nella mia mente, una melodia amara che ora mi avvolge come un abbraccio gelido.

Noah è andato, e io rimango sola a trascinare il peso di un addio che nessuna parola può attenuare.

I don't believe in loveWhere stories live. Discover now