Where is home?

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«Scarlett? Scarlett!»
Sobbalzo ed alzo la testa dalla scrivania, stordita.
Mi guardo intorno tenendo ancora gli occhi socchiusi. Qualcuno mi afferra saldamente per le spalle.
«Calma, sono io, Michael.»
Mi scosto dal contatto come se mi fossi appena scottata.
Finalmente mi sveglio e mi lascio andare contro lo schienale della poltrona, sospirando sonoramente.
«Stai bene?»
Fisso l'espressione preoccupata del corvino di fronte a me.
«uh.. sì. Sto alla grande. Una meraviglia.» replico infastidita. Mi avvicino alla mia scrivania e dò un'occhiata ai documenti che stavo compilando prima di addormentarmi.
«Il mascara colato sulle tue guance mi suggerisce che non stai alla grande.. Allora, pausa pranzo da Bob?» mi lancia un sorriso smagliante.
Finisco per dubitare anche di Michael.
Anche lui avrà il pass per accedere al laboratorio?
«Oggi passo. Devo finire di compilare questa merda e devo passare alla stazione di poliz-» mi blocco mordendomi la lingua. Ho rivelato troppo.
«Che devi fare alla stazione?» mi chiede d'un tratto incuriosito.
Incrocia le braccia al petto e ciò mette in risalto i suoi bicipiti. Mi accorgo di star fissando i suoi lineamenti con troppa insistenza e mi obbligo a distogliere lo sguardo.
«Sai una cosa? Oggi ho una matta voglia di andare a mangiare in mensa.» balzo in piedi, prendo la mia borsa ed esco dall'ufficio.
Entro nell'ascensore con Michael alle calcagna e raggiungo la mensa a passo svelto.
Mi siedo intorno uno dei tavoli liberi, lontana da altre persone.
Michael mi si piazza davanti, sedendosi di fronte a me.
Non gli presto alcuna attenzione. Faccio scorrere il mio sguardo lungo le facce degli impiegati che pranzano tra di loro mentre chiacchierano allegramente, sorridono, scherzano.
Nessuno conosce la verità, siamo tutti complici di questo progetto senza neanche saperlo.
Lavoriamo giorno e notte su una azienda dalle mani macchiate di sangue di milioni di persone.
Ogni passo qui dentro è come calpestare il corpo di un innocente, dato in pasto a delle creature dall'aspetto mostruoso che non avevo mai visto prima.
Vengono dalla "terra", hanno contratto un'infezione di un centinaio di anni fa.
Mi salgono i brividi solo a pensarci.
Dopo aver preso in prestito la card di Trixie, l'ho rimessa al proprio posto prima di andare a lavorare. A quanto pare, la scheda può farmi accedere anche al suo ufficio. Con mio sollievo non c'era nessuna traccia di lei, e ho riposto con cura la scheda nel vaso, sotto la pianta.
«Perché hai detto a Trixie che avevo dei dubbi esistenziali?» esordisce il corvino fissandomi. Lo ignoro.
Michael sospira.
«Scarlett..» il ragazzo prende le mie mani tra le sue. Mi incita a guardarlo nei suoi occhi color nocciola, che ora mi fissano con tutto l'affetto del mondo.
«Puoi parlare con me..lo sai.»
Per poco non casco nella sua trappola. Chi mi dice che lui è affidabile? Dopotutto, credevo che anche sua sorella lo fosse.
Stacco le mie mani dalle sue e le porto in grembo.
« È solo una giornata no, Michael. Per favore non..» stento a trattenere le lacrime. Mi mordo con violenza il labbro inferiore. «Non ti ci mettere anche tu.»
«Ok. C'è qualcosa che posso fare per..»
Scuoto la testa, incapace di parlare.
Vorrei solo tornare a casa.
Casa.
Non so neanche più quale sia casa mia.
«Puoi..lasciarmi da sola? Davvero non è per te ma..»
Il corvino si alza in piedi senza farselo ripetere due volte.
«Lo capisco. Non preoccuparti, tesoro. Appena torni a casa mandami un messaggio, fammi sapere come stai.» mi accenna un sorriso prima di girare i tacchi ed andarsene con il suo solito fascino.
Seguo la sua figura con lo sguardo fin quando non esce dalla mensa.
Ho fatto bene a cacciarlo per rimanere da sola con i miei pensieri?

[...]

«Glielo ripeto, agente. Non ho visto nulla. È un semplice bunker, con dei letti..delle docce, una mensa..»
«...E si trova nello sgabuzzino del casinò dietro il quadro di due ballerine.»
«..E per raggiungere il bunker ci si deve calare con una fune lungo un buco nel terreno.»
«Esatto.»
I due agenti mi guardano perplessi. Si lanciano un'occhiata tra di loro per poi riportare il loro sguardo su di me.
«Beh, farà meglio a non mentire, signorina.»
Alzo le mani in segno di innocenza.
«Andrebbe solo a mio discapito, signore.»
«Bene..allora è tutto. Grazie per la sua collaborazione.»
Uno dei due agenti mi porge un enorme mazzo di banconote da cento.
Spalanco gli occhi.
«Questa è la sua ricompensa.»
Prendo le banconote. Sono disgustata.
Non posso non vedere sangue su queste carte.
I due uomini mi porgono la mano.
Sangue, sangue, sangue.
Gli stringo la mano a turno con riluttanza. Cerco di sfoggiare il mio sorriso migliore.
Non appena esco dalla stazione di polizia finalmente posso respirare.
Il suono di una notifica sferza l'aria.
Prendo il cellulare dalla mia borsa.

Beyond the eyesDonde viven las historias. Descúbrelo ahora