Capitolo 1- Simone

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Simone:
Mimmo si era appena allontanato con la scorta che lo avrebbe portato chissà  dove ma una cosa era certa, sarebbe stato lontano da me. Il cuore mi faceva male e le lacrime scendevano sempre più  intensamente.
I baci che ci eravamo scambiati in biblioteca non erano serviti a placare la voglia di stare con lui.
Il mio cuore era a pezzi, e non riuscivo a respirare;l'affanno mi faceva girare la testa e dovetti appoggiarmi al muro della scuola per non svenire. Pensai di stare per morire, cercai di respirare ma non ci riuscì.
Una mano si posò  sulla mia spalla ma gli occhi erano offuscati dalle lacrime e non riuscì  a capire chi fosse. Poi la voce preoccupata di Manuel mi raggiunse, senti "attacco di panico" e poco altro.

Poi si fece tutto scuro.
Mi svegliai in un luogo che non riconobbi, accanto a me  Manuel e mio padre visibilmente preoccupati.
Papà  mi abbracciò e  mi disse che andava tutto bene, che ero in ospedale e che avevo avuto un'attacco di panico.
Poche ore dopo mi riportarono a casa. Manuel mi guardava preoccupato, erano successe talmente tante cose in pochi mesi che non sapeva nulla riguardo a me e a Mimmo.
Le lacrime minacciarono di scendere nuovamente anche solo al pensiero di quel nome.
Mi portarono in camera e mi dissero di riposare.
Mi misi a letto e continua a piangere non riuscivo a fare altro.
Pensai a lui in quella macchina, a lui in un posto nuovo da solo con la paura di essere trovato e mi domandai se anche io gli mancassi, che persona egoista che ero.

Nei giorni seguenti Manuel venne a trovarmi, non me la sentivo di andare a scuola, avevo una nausea persistente e delle crisi di pianto che nascevano da piccole cose, ricordi, sogni.
E Mimmo  io lo sognavo ogni notte, mi svegliavo con le lacrime agli occhi e con un forte dolore al petto. Si può  morire di tristezza?

Dopo un mese così  dovetti tornare in classe altrimenti avrei rischiato la bocciatura.
Non che me ne fregasse molto, ma mio padre stava facendo i controlli dopo l'operazione e aveva avuto qualche piccola conseguenza, nulla di preoccupante. I miei però  erano in pensiero per me e non potevo stressarli.
Riuscì a diplomarmi al quarto anno e poi al quinto.
Gli ultimi due anni facevo solo casa scuola, lasciai il rugby perché  l'unica cosa che volevo era tornare a casa e dormire, o pensare a lui.

Con il tempo avevo raccontato di Mimmo a Manuel, che inizialmente non capiva a cosa fosse dovuto il mio struggimento.
Aveva tentato in tutti i modi di tirarmi su e spesso veniva da me e leggeva un libro mentre io dormivo,o facevo finta di dormire, per non lasciarmi solo.

Poi arrivarono gli attacchi di panico che mi lasciavano senza fiato con la gola in fiamme e il petto sul punto di esplodere.
Cercavo di non farmi vedere dai mie ma qualche volta mio padre mi aveva beccato chiuso in bagno con il fiato corto o i conati di vomito, chino sul water a rimettere solo saliva.
Piano piano cercai di sfogare tutto questo dolore su di me, inizia in giorno in cui la mancanza di Mimmo era talmente forte che mi sembrava di impazzire, presi una lametta e la strinsi talmente forte da sbiancare le nocche ma quel dolore per un brevissimo lasso di tempo fece diminuire, anche se di poco, quello che portavo nel cuore.
Inizia a fumare marijuana tutti i giorni insieme a Manuel che probabilmente  sperava di farmi stare meglio.
Provai anche qualche tipo di pasticca ma mi rendeva paranoico e mi faceva stare ancora peggio.

Stavo perdendo la testa ma l'unica cosa che mi teneva ancora ancorato a questo mondo erano le parole che mio padre mi disse in ospedale quando feci l'incidente con la vespa e la speranza che un giorno, anche tra diversi anni io avrei potuto rivedere Mimmo.

Passarono tre anni ma non la mia depressione, andai da uno specialista  che mi diagnosticò un depressione e attacchi di panico,come se già non lo sapessi di mio. Ma la verità  è  che la mia vita senza Mimmo non ha più  senso.

Un giorno mio padre mi prese da parte e mi disse che avrei dovuto scegliere l'università.
Mi disse di scegliere qualsiasi facoltà io volessi ma che avrei dovuto assolutamente farla a Venezia.
All'inizio non capivo, per me non aveva senso, non sapevo neanche se avrei voluto fare l'università, non mi interessava, la mia vita era finita con Mimmo. Avrei voluto restare solo in casa a dormire e a rivivere i pochi stupendi momenti con lui.

Alla fine però non so come mi convinsi ad iscrivermi e io e mio padre partimmo in cerca di una casa. Magari allontanarsi da Roma da tutti quei ricordi mi avrebbe fatto bene.
Trovai casa vicino al Ponte di rialto e optai per economia anche se si trovava a circa 30 minuti a piedi da casa.

Mio padre andò  via la mattina successiva,  L'indomani avrei iniziato le lezioni.
E avrei passato un altro giorno senza l'amore della mia vita. Ripensare a lui faceva sempre male, e io mi corgiolai in quel dolore. Chissà  dove si trovava? stava bene? Aveva trovato una persona con cui essere felice? Mi aveva dimenticato?

Le lacrime correvano lungo le mie guance anche a distanza di anni.
Presi un sonnifero e andai a dormire, ormai dormire era la mia soluzione a tutti i problemi, nei sogni io e Mimmo stavamo insieme, eravamo felici e ci amavamo ogni giorno.

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Note:
E niente mi sono cimentata anche io in una FF mimmone perché loro meritano un lieto fine.
Se vi piace mettete stelline ⭐ e commentate 🙏 così sproloquiamo insieme su questi due.
A presto.
Nooks

E siamo ancora quaWhere stories live. Discover now