Nina

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Fin da piccola mi è sempre piaciuto  dormire fino a tardi, assaporare il profumo della lenzuola, rimanere sospesa come una nuvola, ancora immersa in sogni irrealizzabili. Quella mattina però fui la prima a svegliarmi, con tutta la furia che una bambina di quattro anni conserva tutto l'anno per  Natale. Invisibile giù per le scale, attraversai correndo il corridoio con i capelli sciolti che mi ondeggiavano sulle spalle, quasi mossi da un vento. Non mi fermai fino a quando non vidi un pacco gigantesco vicino all'albero illuminato.

 Guardai mio padre, sorrise e con un cenno della testa mi invitò ad aprirlo. Ci misi poco a distruggere tutta la carta. Poi mi bloccai, come se avessi visto un fantasma, mi portai le mani sulle guance, quasi svenni. "è mia?"riuscii a mormorare. Il mio corpo magro e ancora assonnato, sembrava quasi  non poter nascondere e neppure trattenere la felicità entro vivente, come una fiamma in una lampada preziosa, d'una vita intensa e senza freni.

 Dicono che la prima moto è come il primo amore. E da quel giorno ne fui perdutamente innamorata. Rimasi in sella tutto il giorno immaginando circuiti, piste da cross, salti, curve e sorpassi. Già sentivo l'adrenalina che scorreva tra le vene. Nessun altro pensiero.

Ed ora davanti al semaforo rosso, con il boato familiare della moto, nella mia prima gara del campionato più alto del motomondiale le sensazioni erano le stesse. Nessun pensiero. Dentro al casco nessuno che mi diceva che una donna non può guidare meglio di un uomo, che avrei fatto meglio a guidare una vespa o a ballare danza classica, nessuno che mi criticava accusandomi di essere lì solo perché mio padre era il  miglior motociclista di tutti i tempi, Valentino Rossi. 

Solo l'adrenalina. 

E poi Full Gas.


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⏰ Last updated: Jan 09 ⏰

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