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Melbourne, 1° aprile

Io e Pierre siamo atterrati a Melbourne mercoledì. Dopo la cena al Cipriani abbiamo trascorso ogni singolo momento insieme, tanto che mi sono sentita leggera come una piuma. Mi rende felice, ecco, ed era da tempo che non provavo sensazioni del genere.

È sabato, giorno di qualifiche. Sono seduta su un divano nell'hospitality. Pierre si sta preparando. Smanetto col telefono. Qualche ora fa io e Hélène abbiamo trascorso un po' di tempo insieme. La sua vita è diventata frenetica, questo perché occuparsi dei social della Ferrari non è facile. Ha dei punti da rispettare e un numero stabilito di post da pubblicare.

È un po' irrequieta a causa dei rumors sulla sua relazione con Carlos, ma l'ho rassicurata. Siamo entrambe paranoiche. Formiamo davvero un bel duo. Spero che possa trovare un momento di pace. La rottura con Jacques non ha per niente giovato al suo essere spensierato, al suo voler scovare del bene anche nelle persone marce. E Jacques lo era. Lo ha dimostrato quando l'ha tradita. E lei, per ripicca, ha fatto lo stesso. È per colpa sua se ora non riesce a godersi l'amore.

Spero che riesca a trovare la pace e l'amore che merita.

Pierre esce dal bagno e si siede al mio fianco, la tuta legata in vita e i capelli arruffati.

«Ti va di venire a Milano?» domanda di punto in bianco. «Mmh, vuoi che venga a casa tua?»

Mi avvicino quel poco che basta per ritrovarmi a pochi centimetri dal suo viso. «Sì, ma belle. Milano è una bella città, sai?»

«Certo che lo so. Da sempre desidero viverci».

Cerco di rimanere impassibile, la verità è che era uno dei miei obiettivi. Era nella lista quando io e Amélie stavamo progettando il nostro futuro.

«Allora non puoi dire di no alla mia proposta. Magari un giorno accadrà davvero», allude ad un ipotetico futuro tra noi.

È incredibile come, dopo due mesi, lui sia sicuro di quello che vuole. No, non devo farmi sopraffare dalla paranoia.

«Un futuro in cui sono inclusa?»

«Tu sei nei miei piani a lungo termine».

Il cuore mi si stringe. Lui è sicuro, sa quello che vuole.

«Jas, ehi, non dar retta ai pensieri intrusivi. Sono sei anni che ti sto dietro. Non mi arrendo. Ti voglio nella mia vita. Ora e per sempre. Mettitelo in testa: non ho intenzione di abbandonarti».

I suoi occhi mi trasmettono sicurezza. Lo bacio. Lui mi stringe a sé. «Mi prenderò cura di te, Jas. Non ti lascio. Non ora che ho un motivo per essere felice»

«Sai cosa ho pensato la prima volta che ti ho visto?»

«Cosa?»

«Che eri arrogante con i tuoi modi di fare. Avevi sempre da ridire sulle magliette che indossavo al Gran Premio», confesso. Pierre ridacchia. «Sì, ricordo. Il Rosso non ti donava. Quanto al blu e all'azzurro...»

Mi stringe una coscia e dei brividi percorrono il mio corpo. «Il Rosso Ferrari non è il tuo colore, né tantomeno quello della Mercedes. Sai, vederti con la maglietta dell'Alpine, con il mio numero dietro, mi rende molto felice e soddisfatto».

La sua mano sale più su. «Ah, sì?» ribatto. «Sì, ma belle. Ti sta davvero bene».

Fremo al suo tocco. Potrebbe entrare qualcuno da un momento all'altro. Il solo pensiero mi eccita da morire.

«Che c'è, ma belle? Vuoi che ti tocchi?»

Il suo tono seducente smuove qualcosa dentro di me. Pierre all'apparenza può sembrare innocente, ma in camera da letto getta la maschera da bravo ragazzo. Il sesso con lui è da togliere il fiato. Il modo in cui mi tocca, mi bacia, mi prende in ogni posizione è da capogiro. Lui mi manda su di giri. Ogni volta un tripudio di emozioni diverse mi invade.

Right Here // Pierre GaslyWhere stories live. Discover now