Capitolo 8

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<<Cazzo ho dimenticato la maglietta del pigiama!>> strepitai frugando nella borsa che preparai in fretta e furia per dormire da Crystal

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<<Cazzo ho dimenticato la maglietta del pigiama!>> strepitai frugando nella borsa che preparai in fretta e furia per dormire da Crystal.

Ovviamente la concentrazione era paragonabile ai liceali nell'ora di storia: alcuni ancora nella fase di dormiveglia, quelli che mangiano, che si truccano, che gossipano, che guardano dalla finestra e si chiedono <<ma in che cazzo di carcere sono finito?>> e quelli in cui mi posso raffigurare: si domandano cosa mangeranno per pranzo.

<<Se vuoi ti presto qualcosa>> propose con voce docile.

<<Qualcosa che non sia stretto e della tonalità smeraldo, così posso sognare tranquillamente>>

<<Se non fossi la tua migliore amica, ti direi che questi sono pensieri più che infantili>>

<<Grazie del conforto e della vicinanza, manco fossimo a un funerale>> esclamai <<Ma hai vestiti tutti neri?>>

Scoppiamo entrambe in una risata sincera.
Sto così bene con lei.

La verità era che da qualche giorno, precisamente dalla notte della festa, notavo dei cambiamenti nel suo modo di comportarsi.
Aveva gli occhi spenti, come se non si trovasse realmente qui con me, ma in pensieri che sembravano tormentarla, dolorosi, da cui non potesse fuggire e possedeva delle occhiaie ben visibili.

Non aveva dormito, constatai.

Presentava dei piccoli segni rossastri sulle guance torbide.

Aveva pianto. Molto.

Lo capivo perché io mi ci ritrovavo.

Sono così costantemente, ma mi nascondo come un'ombra nel buio. Infondo la verità non si può mascherare, infatti le mie iridi cerulei sono la mia fregatura, rivelano tutto, senza alcuna menzogna, supplicano aiuto, parlano, ma tocca alla gente capire cosa si cela dietro.

Le persone se ne fottono altamente della risposta alla domanda "come stai?" lo chiedono sempre, ma in modo disinvolto, come se non gliene interessasse minimamente.

Sono ormai abituati a chiederlo, solo per avere la coscienza pulita, per iniziare un dialogo, quindi si risponde sempre: "sto bene", "alla grande", "tutto okay"; solo per farli contenti, in modo da non caricare un peso ad altri che non ne fanno parte e che possiedono già i loro problemi e preoccupazioni.

Ma non è tutto okay, non è per niente okay, infatti rispondiamo senza pensarci, come se fosse un copione, perché noi vogliamo sentirci bene, vogliamo che vada tutto per il verso giusto, quindi ignoriamo i problemi, le preoccupazioni e i tormenti e li nascondiamo in una scatola maledetta. Oppure il problema è troppo grande che lo neghiamo anche a noi stessi, non ne parliamo, lo evitiamo: un meccanismo di difesa.

Non vogliamo mostrare la nostra vulnerabilità, quindi regaliamo sorrisi quando non ne abbiamo voglia, solo per fingere. Un gioco che ci affoga, che lo perdiamo in partenza, perché siamo consapevoli che fa male.

AN INFINITE LOOP OF LIESWhere stories live. Discover now