Capitolo 16

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Mancava pochissimo al parto di Jane. Simon, Rose e la piccola Bonnie erano a casa di Will ed Eric. Emily, Frank, Paul e Kevin li raggiunsero subito dopo aver preso l'ultimo aereo da New York disponibile. 
Will si sciolse dall'abbraccio di suo padre, sorridendo. «Ho una bottiglia di scotch che costa più di alcune auto.»
«Andrà bene.»
Will mise da parte il libro che stava leggendo e andò in cucina, ma tornò qualche secondo più tardi e senza scotch. Aveva invece il cellulare in mano e il volto pieno di eccitazione. «Jane è in travaglio!»
Will ed Eric corsero verso la porta. Con sorpresa di Eric, gli altri non andarono con loro. «Chiamateci quando le cose si fanno serie,» disse Kevin.
«È all'ospedale. Non è abbastanza serio?» replicò Will.
Suo padre gli rivolse un sorriso indulgente e gli diede una pacca sulla spalla. «Ti aspetta una lunga notte, figliolo.»
Aveva ragione, come succedeva spesso. Will non riusciva neppure a esserne infastidito.

Quando arrivarono all'ospedale, Jane aveva ancora poche contrazioni. Eric l'aveva tenuta sotto osservazione e quel giorno aveva il turno diurno. 
Si sedettero in sala d'attesa per un po', chiedendo aggiornamenti alla collega di Eric ogni volta che la vedevano. Infine, l'infermiera sorrise con lo stesso lieve divertimento che aveva mostrato il padre di Will. «Perché non andate a vedere voi stessi? Ha detto di dirvi che sta bene.»
«Ma è in travaglio!» sbottò Will.
L'infermiera rise. «Non è come nei film.»
Come volevasi dimostrare, trovarono Jane a letto che guardava la televisione tra una contrazione e l'altra. Indossava una vestaglia da ospedale e le coperte nascondevano tutto ciò che dovevano coprire. Era collegata a numerosi monitor.
«Come stai?» le chiese subito Will. «Hai bisogno di qualcosa?»
«Ho solo bisogno che lo spettacolo cominci.» disse divertita. «No. Ma Clarisse è tornata dritta dal lavoro e potrebbe voler mangiare qualcosa.» Quello spiegava perché la giovane avesse un cartellino con il nome attaccato alla camicia e un grembiule rosso sui fianchi.
«Vado subito a prenderle qualcosa,» le disse Will. «Dimmi cosa vuoi. Un panino? Un hamburger? Posso andare a prenderti il sushi, se vuoi.»
Clarisse guardò Jane e poi spostò lo sguardo su Eric e Will. «Se potete stare con lei per un po', andrò al bar.»
«Ma non avrà bisogno di te?»
Jane prese Will per mano. «I dottori dicono che ci vorranno almeno altre due ore.» Le venne un'altra contrazione mentre Clarisse lasciava la stanza e aspettarono che le passasse. «Non sono ancora così terribili,» disse quando fu finita. «Ma sto cominciando a pensare che il parto naturale non faccia per me. L'epidurale comincia a sembrarmi la cosa più bella che abbiano mai inventato. Puoi passarmi il telecomando della TV?»
«Certo. Cos'altro ti serve? C'è del ghiaccio. Chissà a che serve. Magari un po' di gelatine?»
«Sto bene. Davvero.»
Will non la ascoltò. Le stette intorno per i venti minuti seguenti, fino al ritorno di Clarisse. Eric pensò che a quel punto se ne sarebbe andato, ma Jane gli tenne la mano. «Puoi stare anche tu,» disse. «Le infermiere sanno che questa bambina è tua, non mia. Ho parlato con loro e sanno cosa fare.»
Will sorrise e le strizzò la mano. «Lo apprezzo, ma non significa che ci vuoi per...» Fece un cenno verso la sua pancia al di sotto delle coperte.
Jane rise. «Ogni senso del pudore che avrei potuto avere è scomparso da tempo.»
«Va bene, ma se vuoi che ce ne andiamo, basta che lo dici in un qualsiasi momento. Non ferirai i sentimenti di nessuno.»
Si sistemarono nella stanza, Will e Clarisse da una parte e dall'altra del letto, Eric sulla sedia accanto alla porta. Jane stava guardando Non aprite quella porta. Pensò che fosse una scelta bizzarra per un parto a marzo, ma era il suo parto. Dubitava che Jane stesse seguendo davvero il film, in ogni caso. Sembrava più che altro un modo per distrarla dalle contrazioni. La dottoressa apparve solo qualche volta, e solo per un minuto o due, facendo infuriare Will.
«Dove pensa di andare?» le chiese la terza volta che comparve.
«Dovrebbe essere il suo primo pensiero!»
«Ci sono quattro donne in travaglio, al momento.»
«Va tutto bene. Le infermiere sanno cosa stanno facendo e si prenderanno cura di me.» lo rassicurò Jane.
Will non era convinto, ma acconsentì a fare le cose come voleva lei.
Eric per quanto gli riguardava, era sorpreso dalla lentezza dei progressi. Non c'era alcun senso di allarme o di fretta. Solo Jane che guardava brutti film horror violenti mentre le contrazioni si facevano lentamente più frequenti e dolorose. Diventò più agitata ed Eric vide che il dolore stava diventando intenso. I periodi di calma tra una contrazione e l'altra sembravano sempre meno d'aiuto. Due ore dopo il loro arrivo, era esausta.
«Quanto tempo serve di solito?» chiese Will a Eric.
Erano nella stanza, ma in disparte, fuori dalla portata d'orecchio di Clarisse e Jane.
«Per un primo parto? Non si può dire. Potrebbero volerci ore.» gli rispose Eric grattandosi il collo.
«Quando dovrei chiamare Paul e gli altri?»
«Quando comincia a spingere.»
«Quando succederà?»
«Quando sarà totalmente dilatata.» Eric gli rivolse lo stesso sorriso, divertito e indulgente. Gli diede una pacca sul braccio. «Non ti preoccupare. Andrà tutto bene.»

Finché morte non ci separiWhere stories live. Discover now