Capitolo 2

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Chloe

Mi trovo sulla spiaggia.
Il sole brilla forte, immergendo i raggi nell'acqua limpida e cristallina.
Intorno a me regna il silenzio.
L'unica cosa che sento è il fruscio delle onde gelide, che mi bagnano i piedi.
Il calore del sole e il freddo
del mare si mischiano procurandomi
dei brividi in tutto il corpo.
Mi senti libera, felice, lontana da ogni male e da ogni pericolo delle vita.
Di tanto in tanto, quando l'onda si ritira, posso sentire il contatto tra
la mia pelle e la sabbia tiepida
e morbida.
Dopo alcuni secondi decido di
fare una passeggiata per la spiaggia
desolata. Amo camminare.
Questa passione l'ho ereditata da mia nonna.
Lei, quando era giovane, percorreva le strade di Londra ogni mattina. Era in ottima forma per la sua età.
Potrebbe raggiungere i 100 anni.
Mentre percorro quell' ampia distesa mi accorgo di indossare un bellissimo vestito bianco con dei sandali che ora tengo fra le mani.
A un tratto un rumore assordante mi fece sobbalzare e lascai cadere i miei sandali dalle mani e mi inginocchiai sulla sabbia coprendomi le orecchie.

Drin!! Drin!! Drin!!

Mi svegliai di soprassalto a causa della mia rumorosa sveglia.
Guardai il cellulare. Erano le cinque.
Mi guardai intorno mentre il cuore rallentava i battuti.
Ero immersa nella quiete totale e la sveglia mi fece prendere uno spavento.
Ovviamente questo succede quando dimentichi di abbassare il volume.
Io sono una persona che
generalmente lo tiene alzato al massimo,
almeno quello della sveglia.

Scesi dal letto mettendo le mie pantofole rosa a forma di coniglio che si abbinavano col mio pigiama.
Era, anch'esso, rosa con dei piccoli coniglietti bianchi.

Ancora assonnata andai in bagno,
dove mi sistemai i capelli spazzolandoli
per mezz'ora.
Dopo lavai il viso e scesi di sotto per la colazione.
Mia madre era già lì intenta a
preparare i pancake.
«Buongiorno mamma.» dissi con voce flebile e stanca.
La salutai con un bacio sulla guancia e apparecchiai la tavola.
Mi accorsi però che mancava qualcosa, anzi qualcuno.
«Jason dov'è?» gli chiesi.
«Non so, sarà ancora a letto penso.»

Approfittando della situazione,
corsi di sopra e andai davanti alla camera di mio fratello.
Si trovava dalla parte opposta alla mia.
Bussai ripetutamente ma non ricevetti nessuna risposta, così entrai.
Lo vidi dormire beatamente e,
visto che non potevo non disturbarlo, decisi di mettere fine ai suoi sogni.
Saltai sul suo letto e finì addosso a lui che sussultò per lo spavento svegliandosi.
«Chloe? Ma che cazzo ti passa per la testa?» mi disse arrabbiato.
Potevo capirlo infondo.
Nessuno avrebbe voluto un risveglio così.
«Buongiorno fratellone!! Fatto sogni belli?» gli domandai sorridente.
Io a differenza sua ero molto felice oggi.
«Si e indovina un po'. Tu non c'eri.». Dopo averlo detto si alzò e andò in bagno a prepararsi.

Io scesi di nuovo in cucina trovando mia madre seduta ad aspettarci con i pancake ormai pronti.
Quelli che preparava lei erano spettacolari, ma soprattutto buoni.
Lei aggiungeva sempre dello sciroppo d'acero con more e fragole.
Metteva anche un tocco di cioccolato, sia sciolto e sia in scaglie.
Erano davvero squisiti.

«Lo hai svegliato?» mi chiese con tono divertito.
Io annuì e lei si mise a ridere.
« Ehi, che ne dici se, quando arriviamo a New York, tu ed io andiamo a fare un po'di shopping?» domandò gentilmente.
Mia madre era sempre delicata e dolce con me e Jason.
Amavo stare con lei e quella proposta mi eccitò molto.
«Si!!! Così compreremo tanti vestiti nuovi. Non vedo l'ora mamma!» gli risposi emozionata.
Era da tanto ormai che non passavamo delle giornate insieme e mi è sembrata un'ottima idea.
«Buongiorno!»
Mio fratello entrò sedendosi accanto a me.
«Buongiorno amore» gli rispose gioiosa mia madre.
«Buongiorno anche a te rompiscatole» mi disse dandomi un bacio sulla fronte.

Dopo la colazione andai in camera a lavare i denti e a vestirmi.
Indossai dei semplici jeans con degli strappi alle ginocchia e una corta t-shirt nera con al centro delle farfalle.
Abbinai il tutto, ovviamente, con le mie amate converse.
Quando tutti fummo pronti prendemmo le nostre valigie, le caricammo in macchina e arrivammo all'aereoporto in anticipo.
Il nostro volo era alle sei e mezza.
Mancavano 20 minuti.
Decidemmo quindi di sederci e aspettare.

Il tempo passò lentamente.
Non resistevo più seduta lì.
Poi...
«Il volo per New York partirà tra dieci minuti. Comunico a tutti i passeggeri di recarsi all'entrata dell'aereo. Grazie.»

Trascinammo le nostre valigie fino allo sportello dove ci aspettava una signora sui trent'anni.
Aveva i capelli biondi raccolti in una coda alta e gli occhi color nocciola.
Indossava una camicia bianca e una gonna nera abbinati a un paio di tacchi.
«Biglietto, prego» ci disse.
Mia madre le porse i nostri biglietti e ci fece entrare.
Cercammo i nostri posti tra le molte persone e dopo qualche minuto li trovammo.

Eravamo seduti divisi, purtroppo, visto che eravamo in tre.
Mio fratello accettò controvoglia di sedersi nei posti davanti al mio e di nostra madre.
Dopo alcuni minuti il suo malumore svanì, quando, una ragazza dai capelli castani e gli occhi scuri si sedette accanto a lui.
Loro fecero subito amicizia e decisero di scambiarsi i numeri così che potessero sentirsi e organizzare qualche uscita.
La ragazza si voltò e si presentò anche a noi che ci sembrò da subito molto gentile e simpatica.
Si chiamava Sydney e andava a New York dai genitori.
Prima viveva a Los Angeles con la nonna, poi però dopo la sua morte fu costretta a trasferirsi.

Dopo cinque ore passate a chiaccherare con la nuova amica di Jason e aver guardato un film con mia madre mi addormentai stanchissima.

«Ehi tesoro, svegliati, siamo arrivati».
La voce di mia madre mi svegliò comunicandomi il nostro arrivo nella nostra nuova vita, la città di New York.

Scendemmo dall'aereo e vagammo per l'aeroporto in cerca di qualcosa da mangiare visto che il cibo durante il viaggio non era molto appetitoso.
Trovammo un piccolo ristorante ed entrammo sedendoci a uno dei pochi tavoli liberi insieme a Sydney.
Mio fratello volle invitarla e, in realtà non fu affatto un problema, anzi ci tenne compagni e il tempo passò in fretta.

«Sembra buono». Jason era più affamato di me e prese, infatti, due porzioni di spaghetti al sugo. Io mangiai della carne mentre nostra madre prese dei ravioli. Sydney prese, invece, delle patate al forno con delle salsicce.
La mia nuova amica ci raccontò molte cose di lei.
Aveva 17 anni.
I suoi genitori lavoravano in un ufficio e si chiamavano Marcus e Nora.

Appena finimmo di mangiare Sydney ci comunicò di dover andare e dopo averla salutata uscimmo dal locale e ci addentrammo tra la folla di persone
che occupavano tutto l'aeroporto.

Ci fermammo un paio di volte per comprare delle cose come vestiti, statuine, trovai persino una collana con un cuore dove all'interno era incisa la frase:
"Ti voglio bene, idiota".
Ovviamente pensai subito a Jason così la presi e gliela regalai.
«Ok. Ci sono due opzioni possibili che ti porterebbero a farmi un regalo.
Opzione 1: tu non sei mia sorella ma sei una Alieno proveniente da Marte.
Opzione 2: è qualcosa di brutto e stupido. Come un portachiavi con un gabinetto.» constatò lui.
«Tranquillo fidati di me.
Non è brutto e neanche stupido.
È un gesto davvero molto dolce. Anche troppo dolce da parte mia comunque.» gli risposi.
Mia madre, rimasta in silenzio per tutto il tempo emise una forte risata.
Jason aprì il regalo.
Lo vide e fece un sorriso gioioso che sparì quando lesse la frase all'interno.
«Sul serio!?» sbottò un po'infastidito ma al contempo felice per il mio gesto.
Io mi misi a ridere e lui mi abbracciò forte stringendomi a sé.

Dopo un'ora uscimmo da lì e ammirammo lo splendore della meravigliosa città in cui ci trovavamo.
«Pronti per un nuovo inizio?» ci chiese nostra madre ansiosa.
Io e mio fratello annuimmo emozionati e ci dirigemmo in cerca della nostra nuova casa per la nostra nuova vita.

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Ciao a tutti.
Questo è il secondo capitolo.
Quindi cosa ne pensate????

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