Radio Frequencies

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Il pugno aveva mandato in frantumi lo specchio: mille schegge di vetro erano esplose sul pavimento. La pelle del guanto si era lacerata ed il sangue nerastro colava lungo la mano. Le tenebre della stanza permeavano ogni angolo, accalcate simili ad una folla soffocante. Sciolse la stretta della mano, con la punta rossa delle dita guantate ticchettó  i profili in frantumi dello specchio ancora appeso alla parete.

Il dolore era piacere, solitamente amava vederlo pervadere le sue vittime, poteva sentirlo, ma questa volta scivolava in lui lungo le nocche fino al braccio e la cosa lo contrariava: si chiese come poteva aver perso il controllo .

Si appoggiò alla parete con l'avambraccio, mentre con l'altra mano continuava ad accarezzare morbosamente quello che restava dello specchio: tamburellava lento, poi frenetico, in modo incontrollato. Tra le schegge osservò il flash rosso sangue del suo sguardo,  vacillava come un neon in quella tenebra nera come pece.

Sentì nuovamente quella fitta alla testa, come una sintonizzazione radio sovrapposta, un'interferenza direttamente sparata nel cervello. Strinse i denti in un sorriso folle: non amava perdere il controllo del suo show.

La fitta alla testa divenne insopportabile, si piegò all'indietro fino a sfiorare il pavimento, strinse gli artigli alla testa, si sarebbe cavato il cervello dal cranio AH AH AH

Davanti agli occhi le interferenze sfarfallavano come onde radio multicolore, un carosello di immagini senza senso: stava perdendo la sua mente, dannazione,  era come se qualcosa si stesse frammentando dentro la sua testa. 

Spostò nuovamente lo sguardo verso il suo riflesso in una delle schegge dello specchio, la luce dei suoi occhi rossi dalla pupilla a manopola della radio erano spariti.

Un'altro sfarfallio, un'altra interferenza e per un attimo un uomo dai capelli castani e gli occhiali gli rimandò lo sguardo dalla superficie riflettente.

"Tutto sotto controllo" si disse. Aveva il controllo su tutte le sue piccole pedine, sulle sue vittime, le sue adorate prede, era all'Inferno, era il suo territorio di caccia, ma in quel momento si sentí disorientato e non era......piacevole.

Riportò alla memoria tutti i volti di chi aveva ucciso: il mortale nel riflesso non era nessuna delle sue vittime, nessuno dei demoni della sua lunga lista di "signori supremi".

Un'altra fitta, più intensa di quelle precedenti. stavolta non avrebbe retto,  le comunicazioni si interruppero definitivamente su brusio piatto

NO SIGNAL brrzt brzzt...

Quando il segnale radio si fu risintonizzato era in ginocchio sull'erba umida, sulle lenti degli occhiali crepate in più punti gocciolava del sangue rosso ( rosso?), il dolore era insopportabile, ma si cavò a forza in gola le urla e strinse i denti fino a sentirli stridere.

"Allora stronzetto con il pedigree, la mettiamo una bella firmetta?"

Due scagnozzi lo tenevano per le braccia, mentre quello più grosso che lo aveva pestato fino a quel momento, gli sventolava davanti un foglio scritto a macchina ed una penna ad inchiostro.

Lo guardò da sotto gli occhiali con un misto di sufficienza e divertimento, il sangue gli annebbiava la vista con una velata nebbia solferina.

"Pretenzioso chiedere una firma da chi non sa neppure graffiare il foglio con una X" la ginocchiata arrivò allo stomaco senza preavviso, il fiato gli si spezzò in gola, ma non aspettò neppure di riprendersi del tutto dal colpo

" Il mio brodcast  non è in vendita, non vi cederò i diritti! E' stato un vero piacere verbalizzare con voi Signori" la voce spezzata dalle percosse era roca, ma sicura non chiara e sensoriale come quando era alla radio.

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