09. Crooked moons

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"I got demons at my door. Just promise me, you won't let them enter."

-Chase Atlatic-

🧡🧡🧡

Heidi

Mi feci aiutare da Jo, a portare via Dale dalla festa.

Fern era collassato su qualche divanetto, insieme ad altre persone ubriache e mezze morte. A lui ci avrebbe pensato Nicolai, un altro angelo custode.

Provai parecchia paura, alla vista di Dale svenuto a terra.

Era privo di sensi e avevamo sbagliato a lasciarlo bere così.

Non era abituato.

Ce lo caricammo sulle spalle  e lo trascinammo alla mia auto.

Via da tutta quella gente assatanata e  in mezzo alla pista a ballare e strillare le canzoni che cambiavano a rotazione.

«Ma come vi è venuto in mente, di lasciarlo andare in giro da solo.» maledissi Jo.

Una volta in macchina, misi le chiavi e il motore partì. Chiusi appena gli occhi e buttai fuori dei respiri trattenuti, per la rabbia.

Avevo da poco preso la patente e speravo vivamente che la polizia non facesse pattugliamenti per la strada. In più, avevo bevuto anche io e mettersi alla guida con tutto quel liquido alcolico in corpo, che circolava nel sangue, non era la miglior soluzione.

Jo era dietro insieme al moccioso e ogni tanto guardava dallo specchietto per capire da me che cosa fosse successo.

Ma nemmeno io ne ero a conoscenza e mentre tenevo il volante, mi morsi le labbra nervosamente.

«Ma si può sapere che cosa ha combinato?» bisbigliò Jo, mentre si teneva steso sulle gambe il corpo incosciente.

«Non lo so nemmeno io, ma se Fern lo avesse tenuto d'occhio ora non...» e strinsi le mani al volante, quasi facendomi male.

«Tranquilla, respira ancora il mocciosetto.» cercò di sdrammatizzare l'altro, ma lo fulminai con lo sguardo.

Intanto, controllava che realmente non fosse collassato.

Si zittì e non appena svoltai nella strada di casa mia, dovetti fare attenzione a non strisciare lo specchietto dell'auto contro qualcuna di quelle parcheggiate. Altrimenti, avrei anche dovuto pagare i danni a qualcuno e non sia mai che stata quella cara e dolce signora Bettany.

Avrebbe usato il suo modo sempre garbato di urlarmi contro che mi avrebbe fatto pagare una bella multa, oltre che risarcirla.

Parcheggiai in malo modo la macchina e quasi non presi una moto dietro la mia, facendomi spaventare.

Jo scese dall'auto, caricandoselo su una spalla e io dopo poco arrivai a dargli una mano.

Arrivammo davanti alla porta di casa e con tutte le forze che avevo, riuscii ad aprire per poi entrare.

«Portiamolo su, nella mia camera.» dissi a Jo, che mi scrutò per un momento.

«Ma non è più comodo, piazzarlo qui sul divano?» chiese, cercando una conferma da parte mia.

Non lo ascoltai nemmeno, che già eravamo sulle scale. Lui lo prese per le spalle e io per i piedi.
Se avessero potuto, ci avrebbero preso a lavorare in qualche circo.

Blue ThornsWhere stories live. Discover now