12. What should I do with you?

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"It's like a human need to keep you safe inside a daydream."

-Tash-

❤️❤️❤️

Dale

Dopo quella mattinata, percorsi più di mezz'ora della strada a piedi e mi beai di stradine secondarie e alberate, che mi riempirono di una sensazione di languore.

Esse si opponevano a una leggera sensazione di peso allo stomaco, dovuto a quel gelato che Fernand mi aveva convinto a mangiare.

Non l'avessi mai fatto.

Misi le mani fredde nelle tasche in cerca di un po' di calore e pensai al fatto che non c'era nulla di meglio del sentire gli uccellini cantare e il disperdersi del respiro nel mezzo di quell'aria pulita.

Camminai e scalciai qualche sasso, mentre a qualche passo dietro di me Fernand mi seguiva.

«Vuoi rallentare?!» mi domandò, con affanno.

Ma stavo camminando molto tranquillamente e perso in quelle sfumature autunnali non ascoltai bene cosa disse.

Dagli arbusti, ai miei lati, potevo notare i colori appena accennati del rosso e l'arancio delle foglie.

Alcune già cadute e mezze rinsecchite, che evitavo di calpestare con i piedi.

❤️❤️❤️

Giunsi a casa e dovetti ridarmi una pulita.

Intanto, feci accomodare Fernand e gli dissi: «Fa come se fossi a casa tua.»

Infatti, prese quelle parole alla lettera, perché si tolse le scarpe e si distese sul divano in pelle, come se avesse fatto una maratona.

Io, invece, presi la briga di spogliarmi di quei vestiti ormai imbrattati di rossetto e mi cambiai il più velocemente possibile.Cercai di scacciare via i pensieri di quella mattina e quando tornai in salotto, trovai Fernand a dormire.

«Accidenti e ora?» dissi ad alta voce, mettendo le mani nelle tasche della tuta.

Decisi, quindi, di preparare un caffè, anche se lo avrei preso solo io e sicuramente si sarebbe raffreddato una volta che quel dormiglione si fosse svegliato.

Presi il libro di sonetti e reclamai le parole dei seguenti sonetti. Ora toccava al numero 33, il quale recitava:

Full many a glorious morning have I seen
Flatter the mountain tops with sovereign eye,
Kissing with golden face the meadows green,
Gilding pale streams with heavenly alchemy;
Anon permit the basest clouds to ride
With ugly rack on his celestial face,
And from the forlorn world his visage hide,
Stealing unseen to west with this disgrace:
Even so my sun one early morn did shine [...]

Mi persi in quelle parole in combutta, tra la serenità e l'offuscamento negativo impresso nella natura di un mattino qualunque.

Mi fece pensare a quanto noi umani in fondo amassimo ricevere la luce del sole, così tiepido e tremendamente caloroso nei nostri confronti, ma che in un momento qualunque potesse essere offuscato dalla nube grigia che presagiva il malevolo avvenire di qualcosa che avrebbe, di certo, graffiato l'animo.

Però senza dolore, come ci si poteva credere umani?

Mi sorse spontanea quella domanda, in quel lasso di tempo.

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