1 | I saw him again

191 26 231
                                    


Isobel

Questa sera era come una delle tante passate in pochi mesi. Il sole stava già per tramontare, ormai l'estate era finita, oggi infatti era il 23 Settembre il primo giorno d'autunno ed io ero contentissima. L'autunno era la mia stagione preferita e fin da piccola l'aspettavo più del natale.

Ormai erano le nove e c'era il pienone, io e Nirvana andavamo avanti e indietro tra i tavoli con vassoi in mano, prima pieni e poi vuoti.

Sam, invece, sembrava fosse impazzito continuava a versare alcolici alle persone sedute al bancone, mentre, nel primo momento libero che aveva faceva gli ordini che prendevamo noi.

«Isobel, porta questi al tavolo 9» disse Sam allungandomi il vassoio con sopra tre bicchieri.

Lo presi tra le mani e con equilibrio mi diressi verso il tavolo. Li appoggiai, per poi vederli sparire tra le bocche di alcuni signori. Vidi Nirvana al mio fianco che stava segnando su un piccolo taccuino i drink che avrebbero preso le persone del tavolo accanto al mio.

Nirvana era la mia migliore amica e da ormai un anno avevamo deciso di lavorare insieme dentro a questo squallido locale. Lavoravamo sei giorni su sette facendo sempre la stessa merda. Il nostro compito era semplice: servire tavoli in un bar che puzzava di vecchio. I nostri clienti erano prevalentemente uomini, solitamente di mezza età. Tra un servizio e altro, ogni tanto, partiva una bella mancia generosa oppure anche qualche pacca sul sedere che, ci faceva imbestialire sempre, ma che ci facevamo andare bene perché se provavamo anche solo a lamentarci col nostro capo ci sbatteva fuori a calci nel culo. Una punizione che non potevamo permetterci perché a me servivano soldi per l'università e per aiutare mio padre, mentre alla stronza ricca che conosco da una vita la situazione era un tantino più complicata. Non che a me le cose andassero meglio. Insomma, lei era ricca ma i soldi non le servivano per l'università, le servivano perché lei voleva trovare la sua indipendenza, senza avere bisogno dei suoi genitori che le imponevano sempre di fare cose che lei non voleva. Oggi però sentivo che la serata sarebbe stata diversa.

Tornai al bancone seguita da Nirvana.

«Tran po' arriva la ragazza che festeggia il compleanno giusto?» chiese Niv guardando prima me e poi Sam.

«Si!» affermai io. Poi girai il volto verso Sam.

«Allora, tu che forse sai qualcosa di più di noi,
chi è la ragazza che viene oggi? La conosci?» chiesi in modo pettegolo a Sam.

Lui alzò lo sguardo precedentemente posato sul suo cellulare. «Vanessa Jonson» mi rispose diretto, pronunciò il suo nome come se fosse una persona importante.

Io e Nirvana ci guardammo perplesse. Mi girai nuovamente verso di lui e con una faccia incerta dissi: «chi!?» Sam alzò le sopracciglia e guardò prima me poi Niv.

«Davvero non conoscete Vanessa Jonson?» ci disse incredulo.

«Mhh...no!?» contestai io.

«Dio ragazze, dove avete vissuto finora?» alzò le braccia in segno di rassegnazione per poi lasciarle cadere sulle cosce.

«Dai ragazze, Vanessa Jonson: la ragazza bassa, capelli scuri, occhi verdi, che va sempre in giro con la sorella, il suo fidanzato e il suo cane».

𝑩𝒐𝒓𝒏 𝒕𝒐 𝒅𝒊𝒆Where stories live. Discover now