Il cavallo bianco 2

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Gli anni settanta passarono in un volo. Quando un bambino è amato è anche  sereno e cresce senza accorgersi del tempo che passa. Ci si ritrova grandi in un baleno, come Odile. I  suoi genitori lavoravano tanto e specialmente nei primi anni della sua vita erano sempre di corsa, cercando di tenere i figli sempre occupati con la scuola, lo sport, oppure dai nonni, qualche volta anche quelli materni. Il padre  aveva trovato modo anche di prendersi la licenza media alle serali, perché pur essendo un ottimo studente dovette andare a lavorare già bambino. Fu così  che anche la mamma di Odile decise di prendersi la licenza media. La sera se la portava dietro per non lasciarla sola, visto che il papà faceva  un terzo lavoro dalle otto di sera in poi  e quindi  non era a casa, mentre il fratello rimaneva al piano di sotto dalla nonna . Allora Odile  capì quanto importante era per i genitori la scuola che  non avevano potuto frequentare.

Tuttavia fu bellissimo stare insieme a loro, si perché il padre di Odile  era anche  il custode in quella scuola, dove aveva usufruito  delle famose  centocinquanta ore. Mentre la mamma seguiva le lezioni, Odile stava con lui e girava per le classi giocando con i gessetti e la cimosa. Un giorno l'uomo  trovò un piccolo anello d'oro e lo portò in segreteria dove cercarono il proprietario per molto tempo, ma nessuno lo reclamò. Alla fine  decise di  riportare l'oggetto  a casa regalandolo alla figlia, perché era molto piccolo e alla mamma non stava. Per Odile invece era grande, ma era felice, le sembrava un oggetto così prezioso che lo mise in un cassetto, aspettando di poterlo indossare.

Quelle serate insieme ai genitori diventarono ricordi felici che avrebbe portato con se  per sempre, regnava armonia e voglia di crescere insieme. Si respirava aria positiva, costruttiva e  speranzosa.

Ma gli anni passavano in fretta e il mondo cambiava ad alta velocità.

La mamma in quegli anni lavorava come donna delle pulizie per una ditta che serviva il comune, così  doveva recarsi tutti i pomeriggi in centro città, dove appunto  si trovavano gli uffici comunali. Portava spesso con se la figlia che odiava quelle stanze tutte pitturate  con volti e corpi opulenti che le facevano venire i giramenti di testa, quei soffitti altissimi e le stanze enormi, dove si capiva bene che forse quel giorno non c'era stato nessuno. Ne un cestino pieno  , ne una sigaretta, nessuna traccia di presenza al lavoro, la mamma diceva "non c'è niente da fare qui" mentre la sua collega rispondeva "che ci possiamo fare, chiacchieriamo e facciamo l'ora di lavoro, mica è colpa nostra se non era presente nessuno oggi, magari spolveriamo un pò". Succedeva quasi sempre così.

Un giorno, dopo che la mamma di  Odile era andata a prendere la figlia alla scuola di danza , aveva già  finito il lavoro pomeridiano, cominciò a percorrere le strade del centro con passo svelto tenendo la figlia per la mano, aveva fretta perché non voleva perdere la corsa dell'autobus, per tornare a casa. Comunque sia, stavano percorrendo la piazza del centro, quando una zingara le fermò chiedendo alla mamma se le poteva leggere la mano, la donna si rifiutò, ma la zingara insistette più di una volta e non si sa se per sfinimento, curiosità o altro, alla fine la donna  accettò. La zingara  le aprì la mano e poi cominciò a leggere il futuro che diceva di vederci. Non fu un annuncio di cose liete, anzi sembrava più un verdetto di sventure. Fra le tante cose che predisse la zingara vide anche la morte precoce del marito e una serie di altre vicissitudini, come il rapporto interrotto con uno dei figli. Odile sentì quelle parole anche se la madre la teneva fuori portata visiva ,era turbata e pensò che non era possibile, lei di certo non sarebbe stata la figlia che le avrebbe voltato le spalle. Alla fine sua madre scappò di corsa con la scusa dell'autobus in partenza, salirono sul mezzo, Odile era confusa, cercava di incrociare lo sguardo della madre, scorse i suoi    grandi occhi tondi  e neri spalancati e preoccupati con su un velo di tristezza ; ma ci credeva? La mamma ci credeva nelle parole della zingara?

KARMA DI FAMIGLIAWhere stories live. Discover now