3•Permettimi di viverti

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Quella notte la passammo assieme. Strette, abbracciate. Non volevo che quel momento finisse mai. Non credo che, se al suo posto ci fosse stato qualcun altro, chiunque altro, sarei stata così felice in sua compagnia.
"Sei la cosa più bella che mi sia capitata negli ultimi anni." Mi sussurrò all' orecchio mentre mi abbracciava, la sua pelle ancora nuda che toccava i miei vestiti.
Stavo trasgredendo le regole. Non credo mia madre sarebbe stata molto contenta a conoscere quella situazione.
Eppure mi sentivo così bene.
Non sapevo che rapporto ci fosse tra di noi, sicuramente un legame molto forte ci legava. Nell' esatto momento in cui i miei occhi hanno incrociato i suoi per la prima volta, ho sentito un moto dentro che mai avevo sentito. Mi avrebbe cambiata, lo sapevo.
La mattina mi alzai al suono della sveglia del mio cellulare. Non era molto all' avanguardia,un vecchio modello che utilizzavo solo per le chiamate, i messaggi e poco altro.
Chiara si strinse a me e mi sfiorò il collo con la punta del naso. Mi ritraessi immediatamente, facendo svegliare subito sia me che lei.
"Che succede?"
Chiese.
Non risposi, fissai solo i suoi occhi. Anche lei non disse niente, probabilmente capì.
Poco dopo sentì nuovamente la sua voce.
"Ascolta, so che tra noi non potrà mai succedere niente, né sono più che consapevole, ma ti prego, ti supplico con tutto il cuore, permettimi di starti vicino, permettimi di abbracciarti, di tenerti la mano quando siamo da sole, permettimi di provare ad amarti, permettimi di viverti."
"Ma io non posso."
" Non so tratta di ciò che puoi, ma di ciò che vuoi. Lo vuoi?"
Non risposi, come ormai era consuetudine. Ormai chiara si era abituata.
Non sapevo cosa volevo. Non sapevo più niente.
"So che non puoi svelare al mondo questo," alzò davanti ai nostri occhi le nostre mani intrecciate.
"ti chiedo solo di poter continuare a vederti."
Non risposi. Ancora.
Chiara si alzò dal letto sciogliendo le nostre mani. I suoi lunghi capelli seguirono tutti i suoi movimenti, li ammirai mentre si alzava lentamente.
"Sei arrabbiata con me?" Sussurrai alzando appena la testa dal cuscino.
"No." Utilizzò una voce un po' più alta mentre prendeva dei pantaloni dall' armadio.
"Ti capisco. Anche io sarei restia se fossi nei tuoi panni. Ma ti assicuro che ti voglio veramente bene. Non mi importa se un giorno diventerai suora, se è quello che vuoi ti accompagnerò in questo percorso, ma nel caso contrario, e sono sicura che è così, cercherò all' infinito di disuaderti dal farlo. È una tua scelta, non dei tuoi genitori. Sei l' unica figlia femmina, ma questo non da loro il diritto di scegliere il tuo futuro. Potresti diventare qualsiasi cosa. Una cantante per esempio. E potresti farlo con me al tuo fianco. E se non vorrai farlo con me potresti farlo anche con chiunque altra. O altro. Mi basta vederti felice."
Gocce salate solcavano lente le sue guance, per poi scendere sempre più veloci. Era brutto vederla piangere.
Mi alzai e andai ad abbracciarla.
"Non so di preciso quello che voglio, non ancora, ma una cosa la so. So che mi ripudierebbero se non lo facessi, non voglio non poter più vedere le loro facce. O quelle dei miei fratelli. Io a loro voglio bene. Ma ne voglio anche a te. Sicuramente non voglio smettere di passare del tempo con te, ma devi capire che per loro, e anche per me, tutto questo è sbagliato."
Dissi riferendomi alla mia testa poggiata sul suo petto.
" Anche per te?" Mi chiese un po' irritata.
"Anche per me. Ma vorrei che non lo fosse. Sarei la persona più felice del mondo se..."
Prese la mia testa e puntò i suoi occhi nei miei.
" Se dovessi restarti vicino. Anche da lontano."
Poggiò la fronte sulla mia, chiuse gli occhi e la sentì sospirare. Le sue mani ancora sulle mie guance. Il suo respiro pesante, tanto quanto il macigno che sentivo nel petto. Che sentivo da tutta la vita.

La vita di una farfalla (Bozza) Where stories live. Discover now