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Non tutte le tempeste arrivano per distruggerti la vita, alcune arrivano per pulire il tuo cammino."

-Seneca.

-Seneca

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Questa volta mi svegliai con il sorriso, nonostante fosse dicembre. Non mi curai dei piedi freddi, né di mettermi la coperta sulle spalle. Mi precipitai giù dalle scale saltellando. Sarà stata anche una cosa strana, ma mi sembrava di essere tornata quindicenne, e con una bella cotta per Jason Sullivan, ma quelli erano dettagli sorvolabili. Se non fosse che, la mia felicità dipendeva proprio da quello. Ancora non riuscivo a credere che, Jason Sullivan ieri mi avesse inviato un messaggio invitandomi a bere un caffè oggi. Trattenni un urlo emozionato al solo ricordo, sedendomi sullo sgabello.

<<Wow, ti è passato il muso? Vedo che sei di buon umore>> ghignò mia mamma passandomi il piatto. Il mio piano geniale si strutturava in questo modo: abbuffarmi a casa, così da non fare la figura del maiale ingordo davanti a quello che al momento mi pareva l'uomo più affascinante del mondo.

Mangiai spedita, fino a farmi venire il mal di stomaco. Forse lo avevo già, a causa dell'ansia e dell'eccitazione. Non me ne curai, tornando a mangiare.


<<Vivi a Brooklyn quindi?>> Passeggiavamo uno accanto all'altro verso il barettino, non quello del parco. Ma quello dell'anziana signora che faceva le migliori cioccolate calde del paese.

<<Già, è una bella città.>> Mi sistemai i guanti sulle dita. <<Non ne dubito, ci vado parecchie volte, siamo praticamente vicini di casa>> dovevo appuntarmelo, così da guardarmi intorno ogni volta che varcavo la soglia di casa, al posto di stare appiccicata al telefono come una sociopatica, forse era per quello che nessun ragazzo si era mai fatto avanti prima d'ora.

 <<Mi sorprende non averti mai visto in giro>> aggrottai la fronte, ero sicura che ci saremmo incontrati più spesso d'ora in poi. Cercai di trattenere i commenti da stalker, quelli li avrei conservati per il secondo appuntamento.

<<Ci vado più per lavoro, non giro molto>> 

 <<allora dovrò farti fare un tour un giorno>> le parole mi uscirono di bocca spontaneamente, sperai di non sembrare troppo diretta con quella proposta, ma Jason ne sembrò felice ed annuii. <<Vivi in quelle strane case...come si chiamano?>> Si scervellò, per fortuna venni in suo aiuto. <<Loft? Sì, vivo sola quindi è comodo>> feci spallucce. Per una volta non mi stavo lamentando del freddo, mi sembrava un miracolo, lo sentivo a malapena.

<<E tu dove vivi? Hai una villetta famigliare?>> Jason scosse la testa con un sorriso divertito. <<Ho un attico, vicino a central park>> per poco non mi strozzai con la saliva, mi stava succedendo parecchie volte in una presenza. Ma certo, dopotutto era un imprenditore...<<Cavolo, te la passi bene.>>

The sun after the snowWhere stories live. Discover now