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L'ospedale è sempre stato un posto abbastanza noioso, soprattutto per quelli che devono curare malattie o devono stare per qualche giorno sul lettino d'ospedale.

Mangi, dormi, ti fanno i controlli e altre cose, sempre questa routine.

Che noia!

«Poveretti quelli che devono stare per forza a letto senza mai muoversi, deve essere stancante.» Pensava una ragazza molto giovane dai capelli ondulati color castano scuro con alcune ciocche di un rosso scuro; un corpicino piccolo e minuto, con un colletto alto della felpa e una sciarpa sul collo a coprirle la delicata gola.

A lei piaceva muoversi in quella struttura, diventata ormai come la sua seconda se non prima casa, le piaceva dare colore a quella monotonia degli ospedali.

Ma colorare nel vero senso della parola!

Infatti proprio alla stanza numero 222 era proprio un esplosione di colore.

Mille quadri dappertutto, tele da dipingere, fogli di carta e cartoncini più professionali. Matite, tempere.

La parete era tappezzata da dipinti, che raffiguravano molte cose. Da partire da semplici quadri di natura morta, fino ad arrivare a parlare della propria vita tramite i disegni.
Perché è questa la sua comunicazione.

Oltre ai dipinti, la stanza era abbastanza grande da permettersi pure un letto a piazza e mezza.
Una scrivania e altro.
Era come una camera vera e propria.

Però aveva pure concesso un'altra camera di cui numero era 1000 , dove lì si trovava la maggior parte degli attrezzi da disegno e mille altre cose che nella sanza numero 222 non ci stavano.

Lì altri disegni, una cabina armadio per prevedere in caso di contrattempi, accessori vari.

Forse è meglio specificare che stava più in ospedale che in casa sua. In tutti questi anni di permanenza è andata solo massimo venti volte a casa sua, tenendo conto che è da otto anni che sta lì.

La ragazza era indaffarata in un'altro suo disegno, stava disegnando un bellissimo albero.

Con la musica collegata tramite cuffie, le dava più carica.

Teneva la musica un po' bassa, così da sentire qualcuno entrare, bussare oppure le conversazioni da dietro la porta 1000.

Effettivamente, dopo che ebbe mescolato la tempera azzurra con quella gialla per formare il verde, qualcuno bussò molto forte alla porta.

Come era sua solito sbattè un piede per terra per far segno di entrare.

Posò la tavolozza, i pennelli, spense la musica e si alzò in piedi; aspettando la persona che entrasse.

A varcare la soglia fu la dottoressa Lee, che salutò la ragazza con un caloroso "Buongiorno artista! Come stai? Vedo che ti sei svegliata presto oggi"

La ragazza annuì positivamente ricambiando l'affetto.

«Per tuo dispiacere e ora di mettere via il tuo quadro e di andare a fare i controlli. Oggi sarà una giornata piacevole, soprattutto per te!» Le fece l'occhiolino la dottoressa.

Lei fece come eseguito e seguì la dottoressa dentro la solita stanza dei controlli.

Lì i suoi genitori le erano venuti a fare visita.

Contenta di vederli andò incontro loro e li abbracciò.

«Ma buongiorno! Come sta la mia piccolina?» Le arruffò i capelli il padre.

Lei fece due pollici in sù.

«Grandiso! Stavi dipingendo?» Chiese la madre.

La ragazza annuì.

𝙏𝘼𝙇𝙆𝙄𝙉𝙂 𝙒𝙄𝙏𝙃 𝘼𝙍𝙏 - Hwang Hyunjin Where stories live. Discover now