13.2 Blue thorns

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Questo capitolo potrebbe urtare la sensibilità di chi legge.

"Touch me, there."

-The Neighbourhood-

🖤🖤🖤

Dale

«Avanti non stare lì impalato, diceva qualcuno alle mie spalle.»
Le persone in fila erano evidentemente eccitate all'idea di fiondarsi in pista una volta persa la ragione.

Dopo Nicolai, mi misi davanti ai bodyguard e mi sentii piccolo davanti a quelle che sembravano delle bestie ammaestrate. Mi dissero di stare fermo e dopo avermi controllato mi lasciarono entrare.

Dopo quattro passi, appena fatti, una delle luci soffuse blu mi accecarono la vista.

Erano luci neon e varie di queste tappezzavano le pareti di quella grande sala.

Non solo, in vari punti c'erano forme strane quasi a DNA, anch'esse di un blu fastidioso. Nell'angolo alla mia sinistra, c'erano dei barman che preparavano cocktail e cameriere agghindate con completi blu a pantaloncino e dei vassoi con cui distribuivano i bicchieri ai vari clienti in piedi.

Poco distante c'era un'area con dei tavolini bianchi, su cui erano già sedute varie ombre a bere

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Poco distante c'era un'area con dei tavolini bianchi, su cui erano già sedute varie ombre a bere. Guardando davanti a me, una corda rossa bloccava la strada a una scalinata bianca. Essa portava a un secondo piano, di cui intravedevo solo dei divanetti blu elettrico.

«Molto strano questo posto, perché proprio qui c'è la festa?» Chiese Nicolai, dubbioso.

«Io direi di andare a salutare tutti e a lasciare il regalo alla festeggiata, almeno possiamo toglierci dalle palle.» Esclamò Fern, con un tono rassicurante.

Iniziarono a incamminarsi su quel pavimento bianco, con delle pietre blu incastonate che brillavano rispecchiando le varie figure, lì presenti.

Quel posto era davvero poco normale, in più tutto quel blu mi ricordava un sottomarino nel mare.

«Forza, muovete le chiappe!» E li vidi parlare con una delle cameriere.

«Venite, dovete salire al secondo piano!» Ci disse e ci fece passare, dopo aver tolto la corda che limitava l'accesso.

Salimmo le scale e arrivammo davanti a una saletta più piccola, che sembrava d'accoglienza.
Ed ecco, i divanetti che avevo intravisto poco prima.

«Voi siete qui, per la festa di compleanno immagino!» Ci chiese un ragazzo vestito con un completo nero elegante.

«Potete togliere le giacche e darmele, così che possa metterle nel deposito degli effetti personali!» Ci spiegò, sorridendo.

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