Satisfy My Soul

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I like it (I like it like this), I like it like this
(I like it like this, I like it like this)
I like it like this, ooh yeah (I like it like this)
Satisfy my soul
You satisfy my soul (Satisfy my soul) Oh yeah
Satisfy my soul
You satisfy my soul (Satisfy my soul)
Every little action (Satisfy my soul)
There's a reaction (Satisfy my soul)
Oh, can't you see what you've done for me, oh, yeah
I'm happy inside, all, all of the time (Woah)

Mimmo era steso accanto a Simone, con la testa appoggiata sulla sua spalla, da ormai un paio di minuti. La prima cosa che aveva trovato il coraggio di dire, quasi sussurrando, era se potesse mettere un po’ di musica: voleva avere una canzone da associare a quel momento quando ci avrebbe ripensato. Simone aveva annuito, continuando ad accarezzargli la spalla e Mimmo si era sporto per un attimo dal letto, aveva afferrato con fatica il suo telefono, era entrato su Spotify e aveva premuto sul tasto della riproduzione automatica, non ce la faceva proprio a non pensare al fato, doveva essere il fato a decidere la canzone. Dalle prime note aveva riconosciuto Satisfy My Soul di Bob Marley e un po’ gli era venuto da ridere perché, anche se l’avesse cercata, non avrebbe trovato nessun’altra canzone capace di descrivere meglio la sensazione che stava provando in quel momento. Subito aveva ripreso il suo posto come per paura che Simone potesse cambiare posizione ed escluderlo dal suo abbraccio, anche se le ore appena trascorse gli suggerivano tutto il contrario.
La verità era che non si aspettava che sarebbe successo, tantomeno che sarebbe stato così dolce. Solo adesso si rendeva conto di come Simone si fosse preso cura di lui con quella stessa dolcezza dal primo momento in cui si erano incontrati, da quando gli aveva proposto di aiutarlo a spostare i libri. Lo aveva fatto offrendogli il pranzo, portandogli la merenda, prestandogli il motorino, persino con i messaggi preoccupati e i “buonanotte” che lui leggeva la mattina dopo.

-Stai bene?– la voce di Simone era molto calda, sentirla gli aveva fatto aprire gli occhi e mentalmente si era dato dello stupido perché sarebbe stato patetico addormentarsi in quel modo. Forse Simone non si era sbagliato quando gli aveva chiesto se gli servisse una balia. Aveva sollevato appena la testa per girarsi e guardarlo negli occhi e aveva risposto -Simò, sì, sto bene. E tu?-

Mimmo non ci aveva messo troppo a capire di piacere a Simone, molto meno di quanto lui pensasse…nonostante ciò, Simone per lui continuava a essere un mistero. L’espressione che gli leggeva più spesso sul volto era quella di chi ha paura di andare a dormire per colpa degli incubi che potrebbe fare una volta addormentato, lo aveva pensato dal primo momento in cui l’aveva visto, gli ricordava tanto quella di un ragazzo del carcere di Nisida che dormiva 2-3 ore a notte per colpa dei sogni tremendi che faceva. Si era ripromesso di fargli una battuta per capire se anche lui ne soffrisse, ma dopo che gli aveva parlato del rapporto con Dante, della perdita di Jacopo e avergli lasciato immaginare che avesse sofferto per amore, era chiaro che Simone si sarebbe aperto senza bisogno di stimoli da parte sua.
Lo stava ancora guardando, il viso di Simone adesso era molto più rilassato del solito, i suoi tratti si erano addolciti e stava trattenendo quel suo sorriso di traverso che Mimmo a un certo punto, senza volerlo, aveva iniziato a immaginare prima di addormentarsi. - “Molto bene” -, era arrossito un sacco mentre lo diceva. Adorava ogni cosa del suo viso, persino la fossetta sul mento.


When I meet you around the corner
Oh, I said, baby, never let me be a loner
And then you hold me tight, you make me feel all right
Yes, when you hold me tight, you made me feel all right

Mimmo si era rimpicciolito sul corpo di Simone e lui lo aveva stretto di più tra le sue braccia. Aveva agito d’istinto e se ne era vergognato immediatamente, ma la reazione di Simone era stata così pronta che si era trovato a chiedersi se non lo conoscesse da sempre per sapere così bene di cosa avesse bisogno.
Non poteva neanche contare tutte le volte in cui aveva abbracciato il cuscino perché si era sentito solo al mondo, gli succedeva già prima del carcere e del trasferimento da Napoli, prima di conoscere il professore, ma nell’ultimo anno la macchia informe che sembrava volerlo attirare a sé e farlo scomparire era diventata sempre più grande e più presente: aveva iniziato ad averne paura, un’assurdità per uno che non si era fatto intimorire neanche da un vuoto di 20m in fuga dalla polizia.

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⏰ Last updated: Mar 14 ⏰

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