CAPITOLO 2

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Flego, Aprile 2020

Sono seduto nella veranda di un bar che si affaccia sul retro dell'Università che frequentiamo io e Doc. Ho deciso di saltare questa lezione perché ieri sera ho finito di lavorare ad un orario indecente e avevo bisogno di riposarmi, perlopiù sono perseguitato dall'ansia che mi scatena la domanda che voglio porre ad Andrea da diverso tempo.
"Buongiorno, cosa ordina?" - mi chiede Flavio, il titolare del locale che ormai ha più rughe che capelli.
"Un bicchiere di Jim Beam, con ghiaccio per favore" - rispondo guardando altrove.
Nonostante io abbia lo sguardo perso, sento i suoi occhi su di me, come se mi stesse scrutando e come se volesse giudicare la mia scelta di bere un Whisky alle 10 di mattina. Dopo qualche secondo sembra aver acconsentito la mia richiesta e torna al bancone.
Inizio a pizzicarmi i polpastrelli con l'ausilio delle unghie della mano opposta, è il mio metodo per calmare i pensieri. Funziona sempre. Oggi no.
Decido di estrarre dalla tasca il pacchetto di tabacco Camel con i rispettivi filtri. Sono costretto a dividere in due una cartina lunga perché mi sono scordato un'altra volta di comprare quelle normali, maledetto me.
Inizio ad assemblare il drum e nel mentre arriva il cameriere con il mio bicchiere di Jim Beam: senza ghiaccio. Ero convinto di averlo chiesto diversamente ma ben presto il dubbio viene sepolto dai mille pensieri e dalle centinaia di paranoie che mi porto dentro, ho paura della reazione di Doc, ho paura di un suo rifiuto. È un desiderio che mi porto dentro da tempo conoscendo le sue qualità e la dedizione che ci mette. Andrea lo conosco fin troppo bene e se c'è una cosa che ho imparato stando con lui, è che un suo "NO" è e rimarrà sempre un "NO". Lo conosco da 12 anni ormai eppure non sono mai riuscito a fargli cambiare la sua risposta di partenza: perlomeno è sempre stato coerente.
Butto giù il Whisky senza pensarci e un bruciore tremendo si fa strada dalla mia lingua fino allo stomaco. Percepisco la discesa del distillato che tocca le mie pareti, è come se avessi un pilota di Formula 1 che si diverte a guidare e a derapare tra i miei organi.
Per svagarmi accendo il drum che avevo precedentemente posato sul tavolo; i miei polmoni lo assaporano diversamente stavolta, il gusto sembra sgradevole, più amaro. Ha un sapore orrendo questo tabacco ma decido di fumare finché non sento il calore sui polpastrelli dell'indice e del medio. Non sono un fumatore incallito infatti lo uso solamente per ammazzare il tempo o l'ansia. Oggi è la mia salvezza.
Lascio i soldi sul tavolo consapevole di abbonare 3 euro al bar e inizio ad incamminarmi verso l'entrata dell'Università.
Arrivo davanti al portone e alzo la testa per cercare Doc tra decine di studenti, il sole mi acceca e la rabbia aumenta, quando sono teso divento irascibile.
Sento un fischio provenire da sinistra e di scatto mi giro riuscendo a vedere Andrea.
Non riesco a scrutarne i lineamenti perché noto solo la sua sagoma nera ma più si avvicina più capisco che è lui.
"Ciao bro" - mi saluta porgendomi la mano.
"Ma non scherziamo zi" - rispondo per poi abbracciarlo.
Questo ragazzo sta così tanto sulle sue che quando accetta di essere toccato temo che scatti l'apocalisse di lì a poco.
"Senti non farmi domande su come è andata la lezione perché non ne voglio parlare" lo guardo con la coda dell'occhio mentre ci incamminiamo "e poi siamo qui per un altro motivo no? Cosa devi dirmi?" - continua.
Mi sento morire dentro, la paura di ricevere una risposta negativa mi attanaglia, sento il cuore battere fino alla giugulare.
"Senti Andre io è da settimane che provo a trovare le parole giuste ma non riesco, ciò che ti sto per chiedere per me è molto importante" - rispondo senza pensarci.
Noto il suo viso farsi sempre più cupo e temo che stia per esplodere da un momento all'altro.
"Nicolò ci conosciamo da un sacco di anni e sai perfettamente che odio i giri di parole, parla" - mi dice con tono autoritario per poi accennarmi un sorriso che riconosco essere forzato ma sono sicuro che lo fa per provare a darmi sicurezza.
"Doc voglio proporti di lavorare insieme. Condividiamo lo stesso sogno no? Allora perché non condividere uno spazio insieme, lacrime, fatica e soddisfazioni?"
Le parole mi escono dalla bocca senza che io debba mettermi d'impegno, faccio ricadere il mio sguardo sul suo viso per provare a decifrare i suoi pensieri ma non ci riesco. Nessuna espressione, nessun cenno.
Poi prende un sospiro ed inizia a confidarsi.
"Flego sei un fratello per me e sarebbe pazzesco lavorare insieme ma ho paura che la cosa con il tempo possa dividerci, lo sai che se qualcosa non funziona ci va di mezzo la nostra amicizia. Non voglio rischiare."
"Doc, senti, dobbiamo entrare nell'ottica che il lavoro e il rapporto che abbiamo sono due cose differenti. Proviamoci, se non funziona amici come prima" - azzardo.
"Rischiamo" risponde con un tono diverso da quello che ha adottato fino ad ora, è una voce più rilassata, più felice.
"Ah e dobbiamo trovare un fottuto nome da darci perché il primo brano che dobbiamo far uscire è quello mixato malissimo nella mia cameretta" - continua ridendo.
"NoSaintz" rispondo diretto
"NoSaintz?" ripete confuso
"NoSaintz."

UN DELITTO DA SOGNO - NOSAINTZWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu