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EDWARD





parabatai:
sei arrivato? ci vediamo a scuola

sto entrando, a dopo


Rispondo frettolosamente ad Ethan, per poi digitare il codice del portone. Entro sbattendo l'anta dietro di me.

'Buongiorno' Mi dice ogni persona a cui passo di fianco. "Come sta, cap?" Mi chiede uno dei ragazzi.

'Mi tengo in forma, in attesa del prossimo incontro' Il ragazzo mi annuisce sorridendo, per poi dirigersi verso la sala pesi.

Cammino a passo svelto, svolto a sinistra e scendo le scale.

'Ehy jack' Saluto la mia guardia di fiducia. Jackson è l'unico controllore che mi sta davvero simpatico qui dentro, infatti rivolgo parola soltanto a lui.

'Buongiorno Signor Salley' Mi risponde lui facendomi entrare.

Mi ritrovo così nella sala che noi chiamiamo: 'La finta gabbia'. Qui dentro le persone sono rinchiuse in delle piccole stanzine, come se fossero in carcere, o appunto, in gabbia. Ma in verità sono più libere che mai.

Spedito vado verso l'unica stanzetta che mi interessa. Jackson, sempre dietro di me, la apre con una delle tantissime chiavi che conserva.

Gli faccio un piccolo sorriso, per ringraziarlo, e poi vado verso la ragazza che dorme beatamente.

Noto il vassoio che le avevo portato ieri sera, vuoto. Faccio un piccolo sorriso.

La scuoto un po', ma niente, non sembra proprio sentirmi. 'Elizabeth' Inizio a chiamarla per un paio di volte, fino a quando prende finalmente conoscenza.

'Non mi piace risvegliarmi con te davanti, è gia la seconda volta che succede' Queste sono le sue prime parole che mi rivolge. Grandioso.

Si stiracchia e strofina gli occhi. 'Alzati, devi prepararti per andare a scuola' Comando io.

Lei mi rivolge una piccola risata 'Cosa intendi precisamente per prepararmi?' Mi imita 'Non ho niente qui, con cosa cazzo dovrei prepararmi?' Aggiunge con molta finatezza.

'Ti porto a casa...' Inizio a dire ma lei subito mi interrompe. 'Cosa? No assolutamente, piuttosto preferisco restare chiusa qui' Smonta subito l'idea.

Già di prima mattina rompe i coglioni.

'Ora io ti porterò a casa' Continuo imperterrito, ma già la vedo che spalanca la bocca, pronta a ribadire. 'No' Le copro le labbra con una mia mano 'Fammi parlare' Dichiaro con tono minaccioso.

Lei scaccia via la mia mano 'Parla allora' Incrocia poi le braccia al petto.

Quanto mi sta sul cazzo.
'Parla allora' Chi glielo dice che è proprio lei che mi ha interrotto?

Faccio un profondo respiro, cercando di restare il più calmo possibile. 'Adesso andremo a casa tua' Ripeto per la terza volta 'Ti cambierai, laverai e prenderai tutto il materiale che ti serve per il tuo primo giorno di scuola, e dopo ci andremo. Chiaro?' Spiego per filo e segno, in attesa di una sua risposta.

heal the soul Where stories live. Discover now