"And it seems to me you lived your life like a candle in the wind never knowing who to cling to"
(Candle in the wind - Elton John)🩸🦋Valery's POV🦋🩸
Entro nella stanza dove è ricoverata mia sorella, sta dormendo ed è circondata da almeno una decina di macchinari e da talmente tanti fili, da non riuscire nemmeno a contarli.
Mi siedo accanto a lei, non mi importa se sia sveglia o no, l'importante è che io sia qui presente quando aprirà gli occhi.
Le afferro le sue piccole manine gelide e, a contatto con le mie calde, apre le palpebre.
Quando si accorge che sono io, sul suo volto si apre un sorriso a trentadue denti, che mi fa male, tanto male.
Perché vederla in questo stato è davvero tremendo e, la cosa più triste, è che lei ancora non riesce a rendersene conto.
«Come va?» le domando per cercare di farla parlare, in modo che possa conservare il ricordo della sua voce per sempre.
«Sono tanto stanca» mi risponde stiracchiandosi tutta.
«Tu come stai, per davvero?» mi guarda con quei suoi occhioni azzurri, proprio come i miei, irresistibili e non riesco proprio a mentirle.
«Non sto tanto bene, ho appena litigato con quello che credevo fosse il mio ragazzo. Sai, mi ha ricordato tanto il papà» una lacrima scappa al mio controllo e Grace, con il suo ditino, me la asciuga.
«Se è cattivo come il papà vuol dire che non è il ragazzo giusto, ne troverai un altro. Non importa se ti faceva stare bene e ti trattava come una regina»
Rimaniamo per un po' a fissarci, lei molto assonnata e io stupita dalla maturità di questa bambina di soli cinque anni.
Poi riprende lei a parlare «I tagli?» me lo chiede in modo così diretto, ma senza un velo di giudizio o di non condivisione, non potrebbe mai, lei sa quanto ho sofferto, era molto piccola, ma i ricordi sono difficili da eliminare, anzi, impossibili.
Alzo la manica e glieli mostro senza timore, ha visto di peggio sulle mie braccia. Ora ci sono poche cicatrici molto sottili, ma credo che tra poco la situazione peggiorerà, proprio come sta peggiorando il senso di vuoto che sento nel mio stomaco.
Le guarda, le sfiora, si rigira il mio braccio tra le sue manine «Ti faceva proprio bene quel ragazzo» sussurra, forse doveva rimaner solo un pensiero, ma la sua linguetta logorroica l'ha tradita.
Ci guardiamo negli occhi «Lo so, era letteralmente perfetto. Proprio come te, non mi ha mai giudicato per quello che faccio, anzi, ha sempre cercato in tutti i modi di distrarmi e di rendermi impossibile il fatto di provarci. Pensa che la prima volta che sono stata a casa sua ho notato dei cacciaviti in un cassetto e un temperino sulla scrivania, ma la volta dopo erano spariti, come se sapesse che gli avessi visti»
«Allora mi rimangio quello che ho detto prima, sei fortunata ad aver trovato qualcuno di così speciale, non lasciartelo scappare. Se è stato un episodio isolato, magari avrà avuto i suoi buoni motivi»
Ci rifletto su, effettivamente Grace non ha tutti i torti, è la prima volta che ha avuto una reazione del genere, potrebbe esserci una spiegazione logica.
«Grazie Grace, non so proprio come farei senza di te» la stringo in un forte abbraccio e la riempio di baci sulle guance.
«Da domani i medici hanno detto che posso tornare a casa, ma io non voglio stare con la mamma, voglio stare con te, così sarò sempre al tuo fianco. Domani e per sempre» mi sussurra all'orecchio mentre ci stiamo ancora stringendo e alcune lacrime mi rigano le guance, fortunatamente Grace non se ne accorge.
Non sa che domani non tornerà a casa né con me, né con la mamma, ma troverà un'altra casa in paradiso, con persone che le vorranno bene come gliene voglio io o anche di più, e lì finalmente starà bene senza dover costantemente essere imbottita di farmaci e antidolorifici.
Mi alzo dallo sgabellino di fianco al suo letto e mi dirigo verso l'uscita, devo chiarire con Matt.
«Ci vediamo dopo, piccola Grace» ci salutiamo con un cenno della mano «Più tardi torno e ti racconto tutto» le dico.
Mentre mi chiudo la porta alle spalle mi dice un'ultima cosa, con un filo di voce «C'è sempre una cura, ricordatelo» so che allude ai miei tagli e al mio dolore e in fin dei conti credo la cura migliore sia una persona, che sto rischiando di perdere.
Mi appoggio contro ad un muro del corridoio e un peso, sempre più violento, mi opprime il petto. È La consapevolezza che quando tornerò qui potrei trovarla ancora ad aspettarmi oppure potrei trovarla in un'altra vita.
Il vederla così debole mi ha spaventata, l'angoscia di perderla sotto ai miei occhi era tanta, così ho preferito andare da Matt per riappacificarci e, nel caso, sfogarmi con lui su tutta l'ansia che sto provando in questo momento. Lei ormai si spegnerà e la perderò definitivamente, invece, con Matt c'è ancora un briciolo di speranza.
Persa tra questi pensieri, mentre percorro il corridoio del reparto di pediatria, mi scontro con qualcuno.
«Mi scusi» riesco a dire alla persona che ho urtato, prima di girarmi e scoprire che è lei.
«Juliet, che ci fai qui?» cerco di chiederle nel modo più gentile che conosca, non ho voglia di litigare e di far uscire il rancore che provo nei suoi confronti.
«Ma non puoi stare attenta quando cammini? È così difficile per te guardare dove metti i piedi?» mi urla contro con odio. Non ho mai capito perché questa ragazza ne provi così tanto nei miei confronti.
Capisco anche che, però, non sono sicuramente la persona che vorrebbe incontrare in un ospedale, così me ne vado, proprio come fa lei.
All'uscita dell'ospedale, sono ancora immersa nei miei pensieri e ora una nuova domanda ha preso forma nella mia testa.
Cosa ci faceva Juliet in ospedale?
Non ha mai avuto problemi di salute, anzi, con il corpo magro e perfetto che si ritrova, stento a credere che ne possa mai avere. Probabilmente era lì per visitare qualcuno.
Tra l'affollamento di macchine riconosco quella di Dav, che dopo che mi ha lasciata in ospedale, è rimasto lì parcheggiato fuori ad aspettarmi.
«Com'è andata con tua sorella?»
«Bene, è molto debole, ho seriamente paura che già tra qualche ora possa peggiorare molto, ma ora portami da Matt, voglio chiarire e non ho tempo da perdere»
«E il 'non volevo più vederlo' dove è finito?»
«Diciamo che un angioletto mi ha fatto capire che c'è sempre una cura»
David non se lo fa ripetere due volte, avvia la macchina e ci dirigiamo verso casa di Matt.
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Coltelli
RomanceVECCHIA VERSIONE DI COLTELLI (quella nuova sarà pubblicata a partire dal 2025) Tagli profondi, vecchi e cicatrizzati o nuovi e grondanti di sangue. Questo è quello che si vede quando si guardano le braccia di Valery. Sta male e nessuno la vuole aiu...