7. BECKY

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Becky non sapeva cosa pensare: il suo migliore amico non poteva diventare un lupo mannaro. Non poteva. Sperava che 'Shadowhunters' avesse ragione almeno sul fatto che la licantropia ha il 50% di possibilità di essere contratta se si viene morsi, ma... anche in quel caso Ryan non sarebbe stato del tutto fuori pericolo.

Rimase in silenzio mentre osservava Leo che versava un goccio di nettare sulla ferita e poi la fasciava. Anche gli altri due non aprivano bocca. Aiutò il suo migliore amico a rimettersi in piedi quando la gamba fu a posto e lo sorresse fino a raggiungere l'auto, poi aprì la portiera, lo aiutò a sedersi, e si accomodò accanto a lui. La strada adesso si era ripopolata, e il figlio di Efesto trovò subito un buon samaritano che si fermò e gli prestò una pompa per gonfiare la ruota a terra. Poi ripartirono.

Rimasero in silenzio ancora per qualche chilometro, poi Ryan scoppiò.

-Adesso basta, ragazzi, sembra che mi abbiate appena fatto il funerale... dite qualcosa. A proposito, Leo, non ci hai ancora detto nulla sulla seduta in senato.

-Ci stiamo deprimendo già abbastanza così- rispose l'autista. -Figuriamoci se vi dicessi che i romani ci credono dei bugiardi... non che questo sia mai successo- si affrettò ad aggiungere quando si accorse di aver appena detto tutto.

-Non ci credono?- esclamò Becky, stupita, che era finalmente tornata alla realtà. -Cosa pensano che siamo venuti a fare qua?

-Secondo me se la fanno sotto per il ritorno di cui parla la profezia- disse il figlio di Efesto. -Se non c'è un eroe, non c'è neanche il nemico. Quindi si ostinano a credere che non ci sia l'uno per evitare l'altro.

-Questa cosa puzza un po' di Umbridge, a mio parere- notò la semidea.

-Finalmente qualcosa che capisco- sospirò Leo.

-Io no...- ammise Ryan.

-Ti farò leggere 'L'ordine della Fenice' quando torneremo a casa, allora- disse la figlia di Apollo.

Nessuno aggiunse nulla, e presto Becky si addormentò. In fondo erano le 3 del mattino. Quando riaprì gli occhi, il suo migliore amico la stava strattonando.

-Siamo arrivati.

La semidea si stropicciò gli occhi e guardò fuori dal finestrino. La vista familiare del Campo Mezzosangue la rincuorò, come se niente fosse mai successo, come se Ryan fosse ancora...

Scrollò la testa, scese e recuperò lo zaino. Era ancora insonnolita, nonostante fosse mezzogiorno passato, e decise di chiudersi nella sua cabina per distrarsi un po'. Non perse fiato a salutare gli altri due e si diresse verso le case disposte a ferro di cavallo, verso quella con impresso il numero sette.

Casa.

Spalancò la porta dello stanzone e raggiunse il suo letto, con quel suo odore di disinfettante a cui aveva fatto l'abitudine e appoggiò tutte le sue cose sul letto. Stava per buttarcisi sopra, quando una voce la fermò.

-Frena, frena, frena!

Un ragazzo biondo che non aveva mai visto le comparve davanti. Ragazzo. In verità era più grande di qualunque altro semidio del campo, eccezion fatta ovviamente per Leo. Portava un borsone a tracolla.

-Via dal mio letto- disse.

-Scusami?- Becky era ancora un po' stordita, ma la sua occhiata 'guarda che se non ti levi di torno sei morto' funzionò alla grande. -Questo è il mio letto. Sono arrivata prima io.

-In verità, io ci dormivo molto prima di te, sorella- rispose allegramente l'altro. -Sgomma.

-Scordatelo. Dammi una buona ragione per cui dovrei andarmene.

Eroi dell'Olimpo: 15 anni dopoWhere stories live. Discover now