Chapter Twenty.

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POV Stash

"Sul serio? Tutto qua?"

Gettai a Valentina un'occhiata scettica, di fronte a quel locale ad angolo sulla strada che sembrava quasi sbucato fuori da un episodio di qualche film vecchio.

"Non è così male dai" replicò.

"E va bene," concessi, alzando le mani in segno di resa, "Ma dimmi che non hanno solo succhi di frutta."

Rispose al mio sorrisetto canzonatorio con un'alzata d'occhi verso il cielo, prima di aprire la porta e farsi strada all'interno del locale che, dovetti ammettere, non era poi così male. Aveva una di quelle atmosfere semplici e informali da pub di provincia non prive di fascino.

Seguii Valentina fino al bancone, dove ci sedemmo su degli alti sgabelli, aspettando che una ragazzina con la faccia tonda e la voce acuta venisse a servirci.

"Direi del ..." Valentina si voltò verso di me con aria di sfida, tamburellando le dita sul bancone, e per un attimo avrei giurato che sarebbe davvero stata capace di ordinare del succo, "... Vodka. Non è questo che bevi?"

"Grazie" confermai tirando le labbra in un sorriso sarcastico, prima di specificare rivolgendomi alla cameriera, "Buono, possibilmente."

"Allora a cosa brindiamo?" le chiesi, dopo che la ragazza ci ebbe portato due bicchierini ed una bottiglia di vodka alla menta che Valentina la invitò a lasciare lì.

"Genitori di merda?" propose, sollevando il bicchiere nella mia direzione.

"Sfondi una porta aperta."

Bevve tutto d'un sorso e riportò il bicchiere a sbattere contro il bancone, con il corpo scosso da un leggero brivido ed una buffa, quanto adorabile, smorfia mezza disgustata, che mi riportò alla mente la prima notte che avevamo trascorso insieme in un locale, quando forse mai avrei immaginato che far ubriacare una ragazza e non finirci a letto subito dopo avrebbe potuto portarmi fin lì.

"Qual è il problema del tuo?"

Sottratto a quei pensieri dalla sua domanda su mio padre, tornai ad incrociare il suo sguardo e non riuscii a trattenere un sorriso amaro. Ironicamente, al di là del suo ovvio essere un cazzone intransigente, quello era un interrogativo a cui avrei voluto sapere come rispondere da anni ormai.

Presi in mano la bottiglia e versai altro liquido.

"Io non piaccio a lui, e lui non piace a me," mi limitai a dire, nel frattempo passandole il nuovo bicchiere.

"Allora deve essere un idiota."

Mi rivolse un leggero mezzo sorriso, si portò il bicchiere alle labbra e lo buttò giù in un solo fiato, mentre io ancora una volta rimanevo a guardarla, perso in ben altri generi di pensieri.

E poi, mi invitò a continuare a versare da bere.

***

"Ok, non pensavo che mi sarei mai ritrovato a dirlo, ma ...." iniziai, mentre lo sguardo confuso di Valentina seguiva il gesto con cui le toglievo di mano l'ennesimo bicchiere, un secondo prima che potesse mandare giù anche quello, "Penso che sia abbastanza."
"Cosa? No!"

Ignorai la sua protesta e bevvi al posto suo.

"Dovrei essere un bravo ragazzo stasera, ricordi?"

La sua espressione si addolcì in una più divertita, quindi scese dallo sgabello per avvicinarsi e posarmi le mani sulle ginocchia.

"Non mi hai neanche fatto ballare."

"Vuoi ballare?" domandai perplesso gettando una veloce occhiata al resto del locale, nel quale, oltre noi, la sola presenza umana era costituita dalla stessa ragazzina dietro al bancone e da alcuni avventori intenti a chiacchierare rumorosamente davanti allo schermo che trasmetteva qualche partita di calcio. L'ultimo posto, insomma, in grado di far venire a qualcuno voglia di ballare.

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