Capitolo 1 Sarah

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Quando l'aereo atterra all'aeroporto internazionale di Incheon, inizio a sentirmi ansiosa e curiosa di ciò che mi aspetterà.

Afferro la borsa e mi appresto a scendere per recarmi al ritiro bagagli. È tutto decisamente enorme, ordinato e non ci impiego molto a prendere le mie cose per poi raggiungere il gate di uscita.

Mi aspetto di trovarmi di fronte i signori Kim, le persone con le quali ho parlato telefonicamente in queste ultime settimane, ma ad attendermi c'è un uomo in divisa con un cartello in mano e il nome scritto a caratteri cubitali.

Lo raggiungo, sorridendogli.

«Signorina Thompson?»

«Sì, sono io», sto per chiedergli dove siano i Kim ma lui mi interrompe invitandomi a seguirlo.

Nel parcheggio una limousine nera della quale mi apre la portiera per accomodarmi.

Mi sento terribilmente a disagio.

Non sono abituata a tutto questo. Provengo da una famiglia modesta e la mia ammissione ad Harvard me la sono sudata più di chiunque altro, anche se non appartengo a una famiglia facoltosa come la maggior parte dei miei compagni. Sono qui per dimostrare che sono all'altezza per essere stata scelta tra i cinque che erano in lizza per questo viaggio.

Durante il tragitto tra Incheon a Seoul abbasso il finestrino.

La brezza marina accarezza il mio viso mentre osservo il paesaggio cambiare gradualmente. Incheon, con le sue spiagge sabbiose bagnate dalle calme acque del Mare Giallo, mi trasmette un senso di tranquillità e man mano che mi avvicino a Seoul, i grattacieli cominciano a delinearsi all'orizzonte lasciandomi quasi senza respiro.

Attraverso le verdi colline punteggiate di templi antichi e rigogliose foreste, i colori della natura si mescolano armoniosamente con l'architettura moderna, mentre il fiume Han, maestoso e sereno, scorre silenziosamente attraverso la città, riflettendo i raggi del sole che cominciano a calare.

La limousine imbocca una strada residenziale dove a stento si riesce a intravedere le dimore oltre le alte mura.

Poco dopo un grande cancello si spalanca e l'auto prosegue lentamente fino all'ingresso della casa.

Un'abitazione in stile moderno interamente realizzata di vetro e metallo che si fondono insieme.

L'autista mi apre la portiera e una donna con un tailleur impeccabile di un color crema mi aspetta alla fine delle scale.

Non ho neanche il tempo di proferire parole che la donna mi volta le spalle e inizia a parlare.

«I signori Kim sono partiti per lavoro, per tanto sarò io a occuparmi di lei, signorina Thompson», i tacchi rimbombano contro il pavimento in marmo mentre fatico a tenere il suo passo. «Domani alle sei dovrà recarsi nella sala colazione», la indica alla sua sinistra e la vedo appena, come un flash. «Alle sette verrà accompagnata al Campus e dopo le lezioni, tornerà a casa per studiare è tutto chiaro?», domanda volgendo appena il capo nella mia direzione.

Asserisco.

Non appena entriamo in un salotto vedo tre ragazzi in fila. «Loro sono i figli dei Kim, Joon che frequenta il tuo stesso anno, Taehyun che è all'ultimo e Minho che lavora già nell'attività di famiglia», spiega mentre io osservo con attenzione ciascuno di loro in un silenzio al quanto imbarazzante.

Joon indossa ancora la divisa del Campus, la cravatta allentata, la camicia sbottonata dalla quale si intravede un tatuaggio. I capelli sono di un nero corvino con le punte colorate di viola, come i suoi occhi e suppongo che si trattino di lenti a contatto.

Taehyun è vestito con la tenuta da Taekwondo, si stava senz'altro allenando, i capelli di un castano chiaro sono legati in una crocchia disordinata e gli occhi di un nocciola intenso spiccano sulla pelle olivastra.

Minho sembra quasi una statua, come il resto degli altri, mi scrutano impassibili, ma il suo sguardo è quasi di sufficienza, stretto nel suo completo firmato con un perfetto nodo alla cravatta, i capelli neri ben curati e gli occhi che sembrano quasi un buco nero.

Sto per porgere la mano e presentarmi, quando tutti e tre si dileguano senza dire una parola.

«Ho fatto qualcosa che non dovevo?».

A parte restare immobile a fissarli.

«No, ma lei qui è un ospite, ma anche una perfetta estranea e regole in questa casa sono molto rigide, per tanto, oltre a incontrarvi a colazione, pranzo e cena, non avrete alcun tipo di rapporto. In fin dei conti è qui per studiare, sbaglio?».

Le parole mi si incastrano in gola sentendomi quasi prigioniera di un mondo surreale, però è vero, sono qui per studiare del resto non mi importa.

Dopo che la signora Choi mi mostra la mia stanza alla fine del corridoio al terzo piano della casa, la prima cosa che faccio è concedermi una doccia per poi chiamare i miei e andarmene a letto.

Preparo il mio pigiama sul letto e decido di sistemare il resto delle valige domani.

Sotto allo scrosciare dell'acqua che scivola sulla mia pelle, la playlist di Taylor Swift si diffonde per il bagno rilassandomi completamente mentre canticchio una delle mie canzoni preferite, All Too Well.

Quando apro l'anta della doccia alla ricerca dell'accappatoio, mi rendo conto che non è dove l'avevo appoggiato.

In realtà è letteralmente sparito.

Afferro quello del viso che a malapena mi copre e, grondando per tutto il pavimento, apro la porta che accede direttamente alla mia camera da letto.

«Scommetto che cercavi questo», commenta Joon, completamente stravaccato sul mio letto con il mio accappatoio che penzola dalle sue mani. 


SPAZIO XOXO

Cosa ne pensate di questo primo capitolo?

Gli aggiornamenti saranno  lunedì, mercoledì e venerdì.

All The Love  

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