9. Matematica

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Non riesco a credere di star davvero aspettando Gabriele per aiutarmi a studiare Matematica. Dopo scuola abbiamo avuto una discussione che è finita con una sua vittoria schiacciante. Io, se proprio dovevamo farlo, avrei voluto andare alla cascata a studiare: il sole, l'aria fresca e il verde di certo mi avrebbero fatto ingoiare il boccone amaro più facilmente. Lui, invece, ha insistito per venire a casa mia e ha anche deciso un orario.

Cioè, è il mio angelo custode e può presentarsi quando vuole da me e proprio per questo avremmo potuto andare in qualsiasi luogo a studiare, invece dobbiamo inscenare tutta una farsa purché la cosa non dia troppo nell'occhio.

Quindi ora lo sto aspettando seduta sul divano del salotto. Credo vorrà entrare dalla porta d'ingresso, per questo mi sono sistemata qui.

Il suono del campanello, infatti, arriva puntuale: alle cinque. Non un minuto più e non un minuto in meno.

«Hai preso l'ascensore?» gli chiedo, un po' ridendo e un po' no, mentre apro la porta.

«No, ma non ho nessun problema a prendere l'ascensore, io...» Sorride malizioso, alludendo alla mia claustrofobia. Un colpo che definirei basso, anzi, bassissimo. Serro la mascella e mi trattengo dal rispondergli male. «Tranquilla, penserò anche a quello, ora occupiamoci della tua insufficienza.»

Poi mi fa l'occhiolino e si dirige in cucina, il passo sicuro e baldanzoso di chi conosce l'ambiente come le sue tasche. Sul tavolo ci sono già i libri che ho sistemato poco prima del suo arrivo, e Gabriele non perde tempo: afferra quello di teoria e lo apre alla pagina di spiegazione delle funzioni.

«Leggi» ordina.

Vado a sedermi accanto a lui, tiro il libro verso di me e comincio a leggere la definizione.

«Ti conviene impararla a memoria» continua Gabriele, «ti aiuterà a capire meglio.»

«Del tipo che non devo farmi domande perché "la matematica non è un'opinione"?»

«Una cosa del genere, ma non solo: prima ti entra in testa e prima capirai.»

Gabriele mi concede qualche minuto per imparare davvero la definizione a memoria, poi disegna sul mio quaderno due grandi cerchi. Su uno ci scrive "A" mentre sull'altro "B". Nel primo cerchio ci inserisce tre puntini in verticale, nel secondo cinque; collega i tre puntini di "A" a tre puntini di "B" disegnando grosse frecce.

«Non è importante chiamarli "A" e "B", l'importante è che, come puoi notare, gli elementi di "A" sono collegati ad alcuni elementi di "B". Ci sono diversi tipi di collegamento e, a seconda di come vengono collegati i due insiemi, abbiamo il concetto di funzione» spiega e continua a farlo scrivendo i concetti in caratteri matematici. «Mi segui?»

Frastornata, annuisco, ma non perché tutte le nozioni che sta sciorinando mi stanno confondendo, come hanno sempre fatto le lezioni della professoressa Brandelli, ma perché, al contrario, sto capendo ogni singolo concetto. Certo, dovrò vedere se davvero sono in grado di applicare ciò che Gabriele sta spiegando, ma devo ammettere che è davvero bravo.

Chissà perché è così bravo in matematica...

«Sono bravo in matematica perché nella mia vita terrena ho frequentato anche io il liceo scientifico. Non ti distrarre, per favore!»

«Scusa, è solo che...»

«I tuoi pensieri mi rimbombano nella testa e non riesco a spiegarti le cose, se tu parli.»

«Come faccio a fermarli? Non ci riesco! Io i tuoi non li sento.»

«Perché so controllarli.»

«E come fai?»

Scegli Me: Tra le Ali del Destino - Trilogia degli Angeli #1Where stories live. Discover now