59 Anche il sole è una stella ⚫️

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"I loved, and I loved and I lost you.
And it hurts like hell."
-Fleurie e Tommee Profitt

24 ottobre 2018

Serena

«Elio, guarda che bello!» esclamai entusiasta, mentre afferravo la mano del mio compagno e lo trascinavo verso la bancarella dei peluche.

«Serena, aspetta. Perché corri?» mi rimproverò lui, cercando di temperare la mia frenesia.

«Voglio tutti quei pupazzi, andiamo a giocare!» ordinai euforica.

«Ciao, quanto costa una partita? Elio, puoi pagare tu?» chiesi, facendo gli occhi da cucciola al ragazzo.

«Da te, Serena, non accetto monete. Le tue abilità attirano clienti, quindi gioca senza pensarci», affermò il commerciante con un sorriso gentile.

«Grazie, signore. Ci proverò. Quanti colpi ha la pistola?» domandai, mentre mi preparavo per la sfida.

«Dieci», rispose consegnandomi l'arma.

Feci un profondo respiro; mirai con attenzione, calibrando la linea sopra l'arma al palloncino e sparai. Uno, due, tre di essi esplosero contemporaneamente, ed Elio esultò. Con dieci colpi, feci fuori venti palloncini, e quando mi girai, c'era una folla enorme ad applaudire.

«Ottimo lavoro, come sempre! Tra i peluche più grandi, quale vuoi? Sei la nipote di Astrid, hai il privilegio della scelta», disse il signore, mostrando i premi.

Non mi piacevano quelle raccomandazioni e le differenze sociali, inoltre volevo...

«Posso prendere questo piccolo peluche?» indicai un pupazzetto minuscolo rispetto agli altri.

«Sei sicura?» l'uomo mi scrutò con un'espressione di sorpresa.

«Sicurissima, grazie mille e buona serata», salutai, prendendo il piccolo peluche tra le mani.

Elio mi guardava indignato.

«So cosa stai pensando, non è così. Era l'unico a forma di lupo, quindi...» tentai di spiegare.

«Ok», rispose secco, accettando con riluttanza la mia scelta.

Strinsi con forza il lupachiotto dalla pelliccia nera.

«Endlenis, è per te», sussurrai con un sorriso, sapendo di aver reso felice la mia compagna.

Camminai estasiata tra le bancarelle festose, la musica gotica e il canto delle streghe erano melodiosi.

Poi, lo vidi.

Non è possibile, cosa ci fa qui?

È venuto fino in Svizzera per me?

Aumentai il passo disperata e afferrai la giacca del ragazzo che si voltò verso di me.

«Ares!» esclamai, ma la delusione si scatenò nel momento in cui mi resi conto dell'errore.

«No... no...» mormorai, riluttante a credere alla realtà che si stava dispiegando davanti ai miei occhi.

«Non sono Ares», disse il ragazzo con voce tranquilla.

Ma sono uguali... gli occhi, però, questi sono celesti come il cielo limpido, invece Ares li ha scuri come la notte...

like camellia's in springWhere stories live. Discover now