𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟏𝟗: 𝑳𝒂 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒊𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒗𝒐𝒈𝒍𝒊𝒐 𝒓𝒂𝒄𝒄𝒐𝒏𝒕𝒂𝒓𝒆

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"Avremmo bisogno di tre vite: una per sbagliare, una per correggere gli errori, una per riassaporare il tutto."

-Alberto Jess

Soundtrack: The Walls – Chase Atlantic

Quando riapro gli occhi la mattina, mi sento uno straccio

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Quando riapro gli occhi la mattina, mi sento uno straccio.

Da quando Maisie ha avuto quell'incubo, sono rimasto a controllare che dormisse bene e non avesse altri episodi simili. Vederla tremare e ansimare mi ha fatto più male di un colpo di pistola, come se qualcuno mi avesse aperto uno squarcio nel mezzo del petto, cazzo.

Nonostante avessi passato interi minuti nel tentativo di svegliarla, lei continuava ad agitarsi e singhiozzare nel sonno, senza nulla che potesse migliorare la situazione. Sentirmi impotente di fronte alla sua sofferenza è stata una tortura, la sensazione peggiore da provare, ed è stato quello che mi ha spinto a vegliarla per il resto della notte.

Ho contato i respiri, mi sono assicurato che il battito del suo cuore fosse regolare, e ho lasciato in riproduzione le mie canzoni nelle AirPods, nella speranza che potessero offrirle un rifugio contro qualsiasi cosa la tormentasse.

L'unica cosa che mi dà pace, è vedere la sua massa di capelli biondi sparsa sul mio petto, sentire le sue mani calde attorno al busto e le sue gambe intrecciate alle mie, come se fossi io il suo porto sicuro. Ha il viso appoggiato all'altezza del cuore, e l'espressione così tranquilla che potrebbe restare così anche tutta la mattina, e mi starebbe bene. Ha l'aria rilassata mentre mugola qualcosa di incomprensibile, per poi stringersi di più a me, strusciando involontariamente il bacino contro la mia coscia.

Merda.

Vederla indossare la mia felpa non aiuta a mantenere il controllo, soprattutto perché le è salita quasi all'altezza dei fianchi. Nonostante ci siano le coperte a coprirle le cosce, sentire la sua pelle nuda che sfrega contro di me mi manda fuori di testa, accende ogni parte di me come se stesse divampando un incendio.

«Mhh, mi piace» sussurra con quella voce impastata e roca, che decreta la mia condanna a morte.

Il sangue mi fluisce tutto in un'unica direzione, nel momento decisamente meno opportuno.

Porca puttana.

Accarezzo i capelli di Maisie, facendo del mio meglio per non perdere quel poco di lucidità che mi è rimasta, e le sposto parte dei capelli dalla faccia, avvicinandomi al suo orecchio.

«L'avevo già intuito che ti piace strusciarti contro di me, ma sentirtelo ammettere è una soddisfazione».

Sono consapevole dei rischi che corro, ma la tentazione è troppo forte per resistere. Più lei si accende per le mie provocazioni, più io non voglio far altro che alimentare quella tensione tra di noi e vedere dove ci porterà. C'è qualcosa di innaturale e illogico nel modo in cui entrambi ci ostiniamo a tenere alta la sfida, quasi fosse benzina per il nostro fuoco.

Harder to ForgetWhere stories live. Discover now