Fine di una storia 12

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Mentre le cose fra Giulio e Odile andavano bene, in famiglia continuavano le tensioni. Odile aveva preso definitiva posizione a difesa dei genitori contro il fratello, che fino ad allora credeva di tenerla in pugno . Fin da quando erano bambini, lei si era sempre mossa in sua difesa mentre lui ne combinava sempre una anche se era solito nascondersi dietro la sorellina minore che non sopportava che venisse rimproverato. La mamma spesso lo sapeva e lasciava correre evitando di punirla al suo posto, inutilmente . Egli  alcune volte aveva sottratto soldi dal portafoglio, altre aveva rotto degli oggetti che non avrebbe dovuto toccare, altre volte ancora mentiva semplicemente per fare tutto ciò che voleva ad ogni costo. Odile non aveva tempo per quei sotterfugi, preferiva essere onesta e sentirsi così più leggera. Era proprio un altro mondo. Anche durante tutta l'adolescenza  si era prodigata a difesa del fratello, perché lo vedeva sempre in eterna difficoltà. Questo tipo di rapporto continuò per molto tempo,   lo amava perché era stato il suo primo compagno di giochi, il suo imprinting. Con gli anni però Giacomo aveva mostrato sempre più il suo lato oscuro, ed era quello, che aveva nutrito, divenendo sempre più arrogante e prepotente. Questo contribuì al disinnamoramento verso la sua persona e poi alla fine lo vide per quello che era, un anima in pena che non voleva saperne di crescere. Fu difficile per lei accettarlo, i suoi genitori non lo accettarono mai.

Comunque stava passando questo periodo di riflessione e si percepiva sempre più il distacco che stava avendo verso la figura fraterna quando un giorno successe l'irreparabile, quello che Odile non li perdonò mai. Già erano tante le cose che non sopportava di lui, il fatto che avesse percosso i genitori per lei era un onta tremenda a cui non si dava una ragione plausibile del fatto che loro non avessero preso dei seri provvedimenti. Inoltre continuava a vedere se stesso come protagonista assoluto della vita altrui. Un ego smisurato, che nutriva voracemente e che non permetteva alla sua anima di sopravvivere. Più il suo ego aumentava più i suoi occhi perdevano la scintilla divina della vita. ormai perso nei suoi vizi non esistevano altro che uno straccio di se  e i soldi che dovevano essere sempre  suoi.

La sera, i siamesi,  arrivavano sempre più tardi al lavoro e il turno che Odile doveva coprire da sola era molto lungo.  Era  veloce nel servire i clienti e riusciva spesso a smaltirne un gran numero in breve tempo. Un pomeriggio però, un suo vicino di casa impiccione, con poco cervello si divertì portandole il cane della ragazza al bar, vantandosi che lo aveva seguito mentre lui era  in bicicletta. Il cane di Odile aveva imparato la strada che l'uomo, in verità,  si era divertito ad insegnarli facendo si che uscisse fuori dal cancello,  in comune, ma questo procurava non pochi problemi alla ragazza. Entrava ogni volta che si apriva la porta e creava il caos, lei lo rimetteva fuori ma di nuovo entrava appena si riapriva la porta. Così decise di chiuderlo un attimo al ristorante con l'intento di smaltire la fila che si era creata al bar dove tutti si erano riparati a causa del maltempo e poi avrebbe provveduto a riportarlo a casa non appena arrivava qualcuno a darle una mano. Il vicino impiccione intanto se ne fregava altamente e anche se aveva creato il problema non si era per niente proposto di aiutarla a risolverlo. Ma la fila era tanta e il tempo passò, nel frattempo arrivarono Giacomo e la moglie al ristorante  e si infuriarono perché la signora doveva pulire le pedate del cane. Odile, appena possibile li raggiunse  per cercare di rimediare ma trovò suo fratello infuriato che non voleva sentire nemmeno una spiegazione , sapeva che  aveva sbagliato ma era completamente sola come tutti i pomeriggi e quando aveva provato a chiedere aiuto al telefono, la madre aveva semplicemente risposto che ormai era a casa e che si arrangiasse sottovalutando il fatto che l'ambiente era grande e lei era l'unica presente al lavoro. I siamesi arrivavano sempre all'ultimo momento e non ci si poteva mai contare. Ora il fratello visibilmente arrabbiato provocò la sorella alzando la voce e Odile rispose in modo ironico ma fermo senza tragedie e senza urlare, il fatto che osasse risponderle fu per lui motivo sufficiente per metterla al suo posto, così mentre era arrivata alla porta, che dal locale portava direttamente al piazzale e poi al parcheggio , prese la rincorsa e con un pugno sulla spalla la spinse giù dai quei pochi gradini su cui lei era in quel momento. La ragazza perse l'equilibrio e si ritrovò per terra, in mezzo al piazzale con un braccio piegato sotto la testa, che altrimenti avrebbe battuto a terra. La signora del boss accorse per tirarla su ma Odile non volle essere toccata e anche questa fu presa come un offesa.

KARMA DI FAMIGLIAWhere stories live. Discover now