Parleranno d'amore e il tuo nome sará sempre il primo a venirmi in mente.
I've been doing all kinds of drugs
to get you out of my mind.
-Alek Olsen1 anno dopo...
La sua morte era avvenuta un anno prima.
Aveva distrutto il cuore di tutti quelli che conoscevano il suo vero animo. Ogni volta si sentiva una mancanza. Nemmeno nella pioggia riuscivo a vedere la sua ombra.
E se io ero devastata, Josh lo era il triplo. Non ne parlavamo mai. Le nostre conversazioni si erano ridotte a dei "ciao", "buonanotte" e "cosa vuoi per cena?".
Eravamo diventati due perfetti sconosciuti che si conoscevano a memoria.
Ed io, che non ero mai guarita del tutto, ero tornata a spaccarmi in mille pezzi.
Ero di nuovo fatta di vetro.
Gli incubi erano tornati ad invadere perlomeno metà delle mie notti. Fin quando lui non tornava la sera tardi e mi abbracciava.
Solo quando tenevamo gli occhi chiusi e i nostri pensieri disattivati, riuscivamo a ritrovarci. Riuscivamo ad abbracciarci inconsapevolmente.
Quando dormivamo tornavamo di nuovo sulla spiaggietta di "SpringField" in cui tutto era iniziato. Tornavamo lì per baciarci un'altra volta. Per tentare di osservare l'altro nonostante la sua corazza.
Avevo paura di perderlo dopo averlo cercato in ogni angolo del mondo.
E anche quando uscivo di casa, non sorridevo più. Perchè certe cose le puoi dire solo a chi sai che ti capirà veramente. E mi veniva da pensare che forse quello era il motivo per cui avevo sempre parlato poco di quello che mi importava davvero.
Vedere che oramai si mangiava dentro mi faceva sprofondare in un senso di impotenza enorme.
Avrei voluto vederlo sorridere ancora.
Non per me ma per se stesso.
Per quando finalmente sarebbe riuscito a volere bene anche al lato più oscuro di se.Avrei voluto pensare al niente, ma la mia testa tornava in continuo a lui e a come lasciava le sue emozioni uscire.
Era buio. Fuori nelle strade ancora i rumori di New York non erano cessati. Anche se New York effettivamente non cessa mai di esistere. Le luci di discoteche e pub continuavano a lampeggiare anche a notte fonda mentre cercavo di addormentarmi in attesa di una nuova alba. Le pattuglie di polizia ancora giravano tutto intorno. Un brivido mi corse lungo la schiena pensando che Josh potesse ancora star lavorando. Proprio dentro ad una di quelle macchine.
Aveva scelto il lavoro di poliziotto perchè voleva che tutti avessero una seconda chance. Cosa che i suoi genitori non avevano avuto.
Non si seppe mai infatti chi quella notte si andò a scontrare contro la loro macchina. La targa era coperta e i ragazzini che vi erano dentro stavano giocando a chi guidava meglio in retromarcia.
Nessuno di loro si ferí gravemente. Nessuno di loro finí mai in carcere.
L'unica condanna, se non la più brutta, sarebbe stato l'infinito senso di colpa di aver tolto i genitori a due bambini.Io invece avevo scelto di studiare psicologia all'università, dopo aver recuperato l'ultimo anno di studi che mi mancava.
Avevo sempre voluto aiutare le persone. E dopo la sua morte ne ero ancora più decisa. Anche il mio lavoro si sarebbe trattato di dare una seconda chance a chi pensa di non farcela.
A chi ha sempre creduto che non sarebbe mai andato avanti.Troppe ferite ci squarciavano in due però per gioire di queste cose, ormai diventate futili, insieme.
Le lacrime erano come un fiume di droga che mi permetteva di respirare come quando lui era li con me.
Come quando mi baciava senza regole.
Nello stesso modo in cui mi diceva che io ero la sua fenice.Ma anche quella notte, mi addormentai prima di vedere il sole risorgere.
*💔*
La mattina dopo mi sveglia molto presto, cosa che non accadeva da mesi. Saranno state circa le sei.
Il sole entrava dalla finestra della nostra camera da letto e mi riscaldava le spalle nude.
Due braccia mi stringevano a sè più forte che potevano, quasi per paura di perdermi se mi avessero lasciato.
Mi girai a guardarlo. Quando era addormentato sembrava un bambino. I suoi tratti solitamente duri e sull'attenti si trasformavano in dolci e premuroso. Il suo ciuffo corvino era spettinato e dei ciuffetti gli ricadevano morbidi sulla fronte.
Strofinò il suo naso sul mio incavo del collo, facendomi sentire a casa per davvero.
Tentai di scostarmi, sapevo che stare cosí mi avrebbe illuso troppo, ma non si arrese come aveva iniziato a fare da un bel po'.
<Resta qua>Biascicò in un sussurro, senza aprire gli occhi per paura di annullare quella favola.
Cosí con il palmo della mano gli accarezzai la guancia coperta da un accenno di barba.
Inizialmente si ritirò ma proprio quando pensai di aver perso tutte le speranze, tornò sotto il tocco della mia mano come un cucciolo indifeso.
<Josh...>Sussurrai quasi per timore di spezzare il momento.
Ma la mia non era paura, era soltanto amore che cercava di tenerlo lì con me ed evitare che scappasse.
<Francesina...>Disse rievocando il soprannone con cui non mi chiamava da troppo.
<Mi ignorerai ancora?>Trovai non so dove il coraggio di fare quella domanda che però mi opprimeva il petto da troppo.
Ed allora aprí gli occhi. Ed anche se non dormivamo mi ritrovavo lì sulla spiaggia.
Quel colore grigio, era appena tornato a brillare sotto il mio sguardo.
<Io...>Anche lui non sapeva più che dire.
<Va bene>Risposi tutto d'un tratto.
Mi guardò inizialmente stranito, poi curioso come se già sapesse che volevo dirgli qualcosa di più. Poi annuí per dirmi di continuare.
<Va bene Josh. Va bene sentirsi rotti. È normale. Non si può sempre stare bene, altrimenti finiremmo per annoiarci. È normale avere un lato di noi che non vorremmo emergesse mai, eppure va accettata anche quella parte lì, perchè fa pur sempre parte di noi. Non possiamo seppellire tutte le emozioni negative che ci pervadono. Anche le cose brutte possono essere belle. Pensa per esempio a Romeo e Giulietta, si sono uccisi per amore no? Allora, a cosa pensi quando te lo dico, al loro amore o il fatto che sono morti?>Presi un momento per respirare.
Lui mi guardava con le lacrime agli occhi, che non gli avevo mai visto davvero.
<Siamo fatti cosí noi. Siamo nati per romperci e guarire di nuovo e poi spezzarci ancora, ma l'importante è che lo faremo insieme no?>Gli raccontai cosí tutto quello che mi passava per la mente da un anno a quella parte.
Lui mi strinse più forte, poi mi prese il viso tra le mani ed io chiusi gli occhi.
Mi baciò come non faceva da un anno. Senza regole, senza limiti, senza rimorso, senza paura.
Come solo due vite troppo simili ma cosí distanti potevano fare.
Spazio autrice:
Se questo capitolo vi ha fatto scendere perlomeno una lacrimuccia, benissimo!
Sappiate che nei prossimi arriverá qualcosa di ancora più sconvolgente!
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Phoenix
Short Story> Ash è nata e cresciuta fieramente nella frenetica ma ben organizzata Parigi. Un camino caldo ad asciugarle i capelli, ricci come il sole, una mamma premurosa e tutti i tipi di passioni da sviluppare. Chi si pensava che una malattia potesse distrug...