Primo (forse Ultimo)

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"...

Non sono mai stata fatta di un semplice e singolo colore.

Sotto di me c'era dell'altro, dentro di me c'erano mille agglomerati, strati su strati e lo odio...

Odio essere stata coperta in questo modo.

Cosa sto dicendo direte?

Be', fandonie uscenti dalla bocca di lei.

Ultimamente le sentivo dire spesso una frase: "...non dovevi essere di questo colore... è colpa di mia madre..."

Forse mi giudicava.

Forse ero io a farlo con lei.

Forse giudicava solo sé stessa.

Eppure, la guardai, bella e stesa sul suo materasso, alla fine dei giorni almeno, questo mi rassicurava, non era stata una mia idea essere messa lì.

Forse nemmeno lei, e...

La guardai, la spiai ancora.

Non usciva da settimane, non si alzava da ore.

Ecco...

Se solo avessi saputo come fare probabilmente avrei sorriso.

Ecco perché forse, lei non lo ammetteva, non l'avrebbe ammesso mai, tutto sommato andavamo d'accordo.

La vidi chiudersi in una palla di luce, le ginocchia ben strette al petto, il sole a illuminare troppo la stanza e la sua pelle curata.

Forse, chiusa in quel modo, lontana dal mondo, quella posizione era una maniera per lei di nascondere, chiudere dentro di sé, gli strati della sua mente.

Una incrostazione forse simile alla mia, una miscela di sfaccettature, strati ad accumularsi, intricarsi come pensieri che no, assolutamente no, non accettavamo entrambe, permeavano e proteggevano i nostri corpi e...

Improvvisamente, fui veloce a spiarla, la mia forse era noia, lei era bianca. Pensai che fosse malata, tremava appena e...

Poi però la guardai meglio, lì rannicchiata a pochi metri da me, sembrava imperturbabile, impenetrabile da agenti esterni.

Non parve, per qualche istante almeno, saper accogliere intorno e dentro di sè niente di più che il proprio silenzio.

Le urla al di fuori, come le lunghezze d'onda assorbite e poi riflesse esternamente, soltanto fuori mai dentro, dal bianco che indossavo ogni giorno e su più strati e che lei sembrava invece in quell'istante emanare, iniziarono a rimbalzare su di lei ...

Continuai rapita a fissarla.

Scricchiolai.

Lei sembrava una piccola stella, un pezzo di roccia scura emanante luce.

Forse stavo invecchiando.

Forse lei stavo morendo e...

La guardai.

Di nuovo.

Forse aveva ragione la voce femminile nell'altra stanza intenta a urlare ehi...

Ehi...

Ci sei?

Ehi...

Sei ancora lì.

Forse aveva ragione sempre quest'ultima, lei ancora a palla sul materasso, a fare poi silenzio mentre la vera luce, questa volta non proveniente da lei ma dall'esterno della finestra, smetteva di vivere facendo iniziare la notte e...

STANZAWhere stories live. Discover now