La maledizione degli Alti

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Presto sarebbe stata pronta, ne era certa.
Appoggiò la scatola da scarpe contenente i suoi tesori sul pavimento polveroso, starnutì e si mise in ascolto: nessun rumore.
Salire in soffitta e nascondere gli oggetti magici dallo sguardo degli Alti non era stata un'impresa facile: oltre all'arrampicata in sé, resa difficile dalle mani sudate e dalla scala scivolosa, aveva anche dovuto scegliere il momento in cui la vigilanza degli Alti si faceva meno pressante. Il momento migliore si era rivelato essere a metà pomeriggio, quando quello puzzolente cominciava a canticchiare e usciva dalla porta di casa e quella con gli occhiali si attaccava ai fornelli. Quest'ultima non la calcolava mai in quei momenti: diceva che una vera donna era tale solo quando stava ai fornelli e, forse per questo, ogni giorno ci si attaccava per ore e ore.
Una volta aveva avuto il coraggio di chiedere all'alta il perché, ma quella non gliel'aveva spiegata. Invece le aveva dato una pedata e le aveva detto che se non si fosse data da fare in cucina non avrebbe mai trovato nessuno, che sarebbe diventata zitella e sarebbe stata circondata da gatti puzzolenti.
Lei non pensava che i gatti fossero puzzolenti, anzi, li trovava molto belli da vedere. Ogni volta facevano cose strane e, in effetti, di tanto in tanto, si ritrovava a voler essere un gatto pure lei.
Forse, completato il rituale, sarebbe riuscita a diventarlo per davvero.
Quando aveva detto all'alta che a lei i gatti piacevano, quest'ultima aveva fatto una smorfia e aveva starnazzato: "solo una strega potrebbe pensare di voler diventare quella roba lì. I gatti puzzano".
"Le streghe?", aveva chiesto la bambina.
"Di quelle è meglio non saperne nulla. Adorano Satana e bruceranno all'inferno".
Lei però all'inferno non sapeva se crederci. Già una volta l'alta le aveva detto che sua mamma era in cielo, ma tutte le volte che aveva guardato in alto di sua mamma non c'era traccia. L'alto puzzolente invece quando la prendeva a schiaffi le diceva che sua madre si sarebbe rovesciata nella tomba a vederla così stupida e sporca. Lei piangeva ogni volta ma una sera si era fermata a pensare: sua madre o era in cielo o era in una tomba, aveva una mamma lei, mica due. Gli Alti mentivano sempre. Dicevano "fai questo" o "fai quello", dicevano "se lo fai sei brava e ti diamo dei premi", non le davano mai nulla.
Così si era informata. A scuola Erika le aveva detto che le streghe hanno un cappello e sanno fare le magie. Samantha invece aveva detto che per fare le magie servono le carte.
Fortuna volle che al parco, di nascosto dagli altri bambini, aveva trovato una carta vicino al cestino della spazzatura. C'era un cuore rosso sopra, lei l'aveva preso. La carta era l'unica cosa che si portava sempre dietro, di tanto in tanto la tirava fuori sotto il sole e il rosso del cuore sembrava accendersi: non poteva essere un caso, doveva essere magia. E lei sarebbe stata pronta. Provò i vestiti davanti allo specchio pieno di crepe nella vecchia soffitta: sembrava davvero una strega.
Ora le serviva solo una scopa, ma sapeva già come prenderla, l'avrebbe sottratta di nascosto dallo sgabuzzino al primo piano uno di questi giorni, magari quando quella con gli occhiali andava dalla parrucchiera e quello puzzolente guardava i film che sparavano. Dopodiché non avrebbe dovuto far altro che capire quello che stava scritto sul libro e sarebbe potuta volare via.
Avrebbe cercato la sua mamma.

La Maledizione degli AltiWhere stories live. Discover now