La banalità

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È notte e non so nemmeno dove sono esattamente.

Ieri quando sono venuto per la prima volta era giorno. Vedevobene dove mettevo i piedi e dagli alberi e dai cespugli di rovi ci stavo bene alla larga. Adesso però mi vienedifficile, tanto più che ho pure il cuore che mi batte fortissimo.

Non so perché. Non dovrei aver paura, ho il coltello da caccia di papà benserrato nella mano nel caso spunti qualcosa o qualcuno all'improvviso e decida di aggredirmi.Ieri comunque non c'era nessuno, altrimenti non sarei certo qui di notte.

Sento un rumore dietro di me.Un ramo si spezza.Sudo freddo, ma mi faccio coraggio.

«Cazzo» mi dico «poteva pure venirci mio padre invece di mandare me. Domani ho pure scuola.»

Altrirumori.Appena scorgo il primo paio d'occhi nel buio capisco di essere arrivato. Deglutisco una, due volte. E intantoquei due fari nell'oscurità si sono duplicati, triplicati. Mi sento circondato.Qualcosa mi tocca lo stivale e mi tira la stoffa stropicciata dei jeans. Mi giro.

«Ehi» Dico piano. Tanto, anche se mi sentono, non possono capirmi.

Mi abbasso ed esco ilcellulare dalla tasca per fare luce. Il flash improvviso gli fa chiudere gli occhi, ma il cucciolo continua aleccarmi e mordicchiarmi la mano. È proprio piccolo e ha una macchia scura attorno ad un occhio.Poi arrivano gli altri.Mi faccio annusare e salutare dai cani scodinzolanti, ma alla prima leccata in faccia mi alzo di botto,pulendomi.

È lì che arriva lui. E' sempre rimasto in disparte, ma forse quel movimento brusco l'ha allarmato. Si avvicina,coda e pelo irto. E' grosso più degli altri, un vecchio cane da pastore guercio che mi squadra senza fiatare.Non ringhia neppure. Un altro va a leccargli il muso. Chissà se gli ha detto di stare calmo, che sono solo unospite.

Lascio il coltello a terra accanto a me e quasi mi metto a ridere della mia stupidità. Come ho potuto averepaura di animali tanto innocui?Anche il capo del gruppo si avvicina, sempre con quell'aria di saperla lunga.Esco dalla tasca il sacchetto con dentro quelle profumate leccornie. Il capo mangia sempre per primo, no?

In realtà mezzo minuto dopo è già sparito tutto. Un po' ai cuccioli, un po' agli adulti. Non sono nemmenosicuro che abbiano mangiato tutti ma, cazzo, la prossima volta non mandino me...

Mi alzo e me ne vado intascandomi il sacchettino di carta appallottolato. Cammino per qualche minuto ma mi sale il dubbio di aver lasciato qualcosa indietro.Il coltello.Torno indietro senza accendere il cellulare, ho troppa fretta. Mi sale di nuovo la strizza. Però tornando nelpunto di prima non trovo nessuno. Penso subito di aver combinato un guaio... e poi papà e il nonno chi lisente?

Sento un rumore strano a pochi passi, dietro un canneto. Mi sporgo giusto un po' per curiosità.Un cane sta lì a terra, con le fauci spalancate, i denti bianchi e la saliva viscosa visibili al buio. Faccio luce colcellulare e scopro che è proprio lui, il capo, ma senza quell'aria maestosa di prima.Trema ancora un po' e mi chiedo dove siano andati a morire gli altri.Il grosso cane gira improvvisamente gli occhi nella mia direzione. Quasi mi cago sotto per lo spavento, macontinuo a guardare come pietrificato. Pare che voglia ammazzarmi con lo sguardo.

A quel punto me ne vado velocemente. Mentre sono quasi arrivato alla strada accendo internet sul cellulare e mi arrivano tipo un centinaio di notifiche.Ma solo una mi interessa veramente."ciao" le rispondo.Passa qualche secondo e vedo che mi ha scritto ma io non visualizzo. Meglio farle aspettare.

Metto il cellulare in tasca e salgo sul motore. Quasi parto, però mi giro un'ultima volta verso il boschetto. Scuoto la testa, trattenendo a stento unsorriso compiaciuto per l'ennesima notifica che mi fa vibrare il telefono in tasca.

Tanto sono solo animali.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 22 ⏰

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