Capitolo 77: La tana del lupo

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«Ho perso il collegamento con la squadra sul fiume. È molto probabile che sia stata eliminata.»

«Chi c'era?»

«Reed e Adams. Bravo Due e Bravo Sette.»

Non si smosse, rimanendo seduto sulla sedia in vera pelle nera con gambe accavallate e mani giunte sul ginocchio, crogiolandosi saccentemente su di essa e ondeggiando a destra e sinistra di poco per far passare il tempo. Le mura dell'ufficio erano insonorizzate – un vero peccato – perciò non poteva assaporarsi la disperazione esterna, le esplosioni dei piani che avevano ideato prima che il gran finale venisse messo in scena nel palcoscenico che avevano allestito da anni, programmato su piantine, progetti, tutto ciò che una buona troupe avrebbe compiuto per creare lo spettacolo perfetto, con cambi di luci al momento giusto, la scenografia impeccabile, gli attori con capacità interpretative eccellenti ed un copione che era stato studiato nei minimi dettagli da non poter essere sbagliato al momento decisivo dell'esibizione. 

Era tutto così perfetto, e lui un ottimo drammaturgo che non doveva suggerire a nessuno quello che dovevano fare, che quell'attesa non era una sofferenza, bensì un appagamento migliore di qualunque notte di fuoco con una donna. Le sue pulsioni battevano per qualcos'altro, per un odio ed una rabbia che niente e nessuno era stato in grado di colmare. Entrare nell'esercito non era servito a svuotare quel contenitore di sofferenza per rimpiazzare il negativo con il positivo, bensì si era riempito così tanto che era arrivato a strabordare e a fargli perdere il lume della ragione. 

Ma era tutto così fottutamente bello e liberatorio che trattenersi era stata una tortura inutile che avrebbe preferito non eseguire negli anni precedenti; tuttavia a causa della sua ingenuità nei confronti di ciò che gli altri avevano ritenuto giusto, a cui lui aveva ciecamente creduto, l'esplosione sensoriale era stata inevitabile finché aveva raggiunto il suo apice quel giorno. Il momento dove tutto sarebbe giunto al termine e il mondo avrebbe conosciuto finalmente il rancore. Tutti avrebbero provato odio per l'affronto ricevuto; tutti avrebbero iniziato ad odiare gente che non centrava niente con tutto questo; tutti avrebbero odiato chiunque avesse negato i loro ideali. 

E tutto il mondo sarebbe caduto vittima di un sentimento che solo la morte avrebbe potuto estirparlo del tutto per porre fine all'agonia.

Gli esseri umani avevano una volontà così fragile, soprattutto chi era ghiotto di potere, che tutto ciò che sarebbe venuto a galla dopo questa giornata non avrebbe abbandonato le menti delle persone per un bel po'.

Dimitri Malokov stava solo aspettando il gran finale.

Si girò per mezzo della sedia, fronteggiando la grande vetrata che gli permetteva di vedere il panorama di fumo e panico sulle strade, persino le ambulanze in lontananza che non potevano farsi strada nei due ponti chiusi a causa delle sue squadre che stavano isolando l'edificio da chiunque avesse osato rovinargli la scena che tutti stavano aspettando dall'inizio di quel film.

«Prevedibile. Dopotutto Reed è il secondo in comando; non potrà essere agli stessi livelli di Morrison, ma il grado di pericolosità di quell'uomo non è da sottovalutare.» commentò.

«I due ponti?»

«Hanno individuato Bravo Tre e Bravo Quattro ad est: per il momento non si sono mossi. L'autobus li ha messi in difficoltà, non avranno scampo. – spiegò chi era con lui, il tono autoritario, di chi non aveva mai smesso di essere un soldato. – Ad ovest invece abbiamo Bravo Cinque e Bravo Sei. Hanno ucciso per ora uno dei nostri, ma sono circondati dalle bombe: l'innesco è quasi pronto.»

«Quindi Morrison se l'è vista da solo sul retro. – Dimitri si leccò le labbra con malizia e trepidazione. – È molto probabile che ne usciranno sconfitti. Senza il loro superiore sono in netto svantaggio.»

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